Ancor prima dell’adozione (2002) e dell’approvazione ufficiale del progetto (2005) da parte del Consiglio esecutivo dell’Unione africana, l’iniziativa della “Grande Muraglia Verde del Sahel e Sahara” (abbreviata GGWSSI) si configurava già da tempo come un’immensa e ambiziosissima opera di riforestazione, volta alla risoluzione degli annosi problemi legati alla desertificazione e al degrado del suolo nella regione africana del Sahel. L’idea, a dire il vero, esisteva già da decenni, quando negli anni ’50 del Novecento il biologo e ambientalista inglese R. B. Barker ipotizzò di estendere una barriera d’alberi e arbusti per fermare il supposto avanzamento del deserto verso i pascoli e i campi coltivati a sud del Sahara. Stando al contesto storico, politico, economico nonché alle disponibilità finanziarie e tecnologiche, il progetto venne considerato utopico, se non addirittura assurdo. Tuttavia, dopo il grave periodo di siccità che afflisse per circa vent’anni la regione sahelita tra gli anni ’70 e ’90 del Novecento, la comunità internazionale cominciò ad avvertire - prima volta nella storia – un interesse per l’ambiente e per tutti i problemi ad esso correlati, riconducibili sotto il c.d. fenomeno dei cambiamenti climatici antropogenici. Sotto l’egida delle Nazioni Unite, vennero così formulate tre convenzioni, c.d. “di Rio”.
La Grande Muraglia Verde del Sahel: analisi del quadro giuridico e della governance multilivello che sottendono l'iniziativa
CONTE, SAMUELE
2022/2023
Abstract
Ancor prima dell’adozione (2002) e dell’approvazione ufficiale del progetto (2005) da parte del Consiglio esecutivo dell’Unione africana, l’iniziativa della “Grande Muraglia Verde del Sahel e Sahara” (abbreviata GGWSSI) si configurava già da tempo come un’immensa e ambiziosissima opera di riforestazione, volta alla risoluzione degli annosi problemi legati alla desertificazione e al degrado del suolo nella regione africana del Sahel. L’idea, a dire il vero, esisteva già da decenni, quando negli anni ’50 del Novecento il biologo e ambientalista inglese R. B. Barker ipotizzò di estendere una barriera d’alberi e arbusti per fermare il supposto avanzamento del deserto verso i pascoli e i campi coltivati a sud del Sahara. Stando al contesto storico, politico, economico nonché alle disponibilità finanziarie e tecnologiche, il progetto venne considerato utopico, se non addirittura assurdo. Tuttavia, dopo il grave periodo di siccità che afflisse per circa vent’anni la regione sahelita tra gli anni ’70 e ’90 del Novecento, la comunità internazionale cominciò ad avvertire - prima volta nella storia – un interesse per l’ambiente e per tutti i problemi ad esso correlati, riconducibili sotto il c.d. fenomeno dei cambiamenti climatici antropogenici. Sotto l’egida delle Nazioni Unite, vennero così formulate tre convenzioni, c.d. “di Rio”.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Tesi Samuele Conte (pdf A1B).pdf
accesso riservato
Dimensione
1.66 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.66 MB | Adobe PDF |
The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License
https://hdl.handle.net/20.500.12608/58404