SCOPO: Lo scopo della tesi è quello di analizzare nel dettaglio tramite un'immagine spettrometrica dieci campioni di lenti con trattamenti diversi, cercando di capire qual è la lente più protettiva per l’occhio dalla luce nociva. Per luce nociva si intende la luce "blu-viola" che è la banda dello spettro visibile che contiene più energia, e da ciò deriva il suo nome HEV ("Luce visibile ad alta energia"). INTRODUZIONE: Le nuove tecnologie, come ad esempio smartphone e pc, hanno acceso dibattiti che nell’ultimo decennio hanno portato a costanti studi e ricerche per quanto riguarda i danni creati dalla luce blu emanata da questi strumenti retroilluminati. Ho deciso pertanto di analizzare nel modo più preciso possibile la tonaca nervosa dell’occhio, ovvero la sede dove ha inizio la fotorecezione della luce. Ho quindi cercato di segnalare quali sono gli effettivi danni a livello oculare causati dalla luce blu. METODO: Per quanto riguarda la parte introduttiva della tesi mi sono affidato al motore di ricerca scientifico “Pubmed”. Utilizzando parole chiave come “Blue Light”, “eye effect blue light”, “damage of blue light” ho deciso di selezionare un totale di nove articoli pubblicati non prima dell’anno 2020. Per l’analisi spettrometrica invece è stato utilizzato lo spettrofotometro Tokai TL-100. RISULTATI: Gli studi che sono stati fatti finora, per cercare di capire quali danni può creare la luce blu, sono tutti studi fatti su animali. Animali che, come un topo, non hanno la macula. Pertanto, risulta non del tutto dettagliato paragonare un occhio umano ad un occhio di un animale. Il comitato scientifico per la Salute, l’Ambiente e i Rischi Emergenti (SCHEER) non esclude che l’uso prolungato dei dispositivi retroilluminati possa essere un rischio per un occhio fragile (come, per esempio, di un bambino o di un anziano). Pertanto, è giusto proteggere l’occhio nella maniera più completa possibile. Noteremo che due lenti con lo stesso trattamento ma di aziende diverse non garantiscono la stessa prestazione nell’intervallo che ho analizzato. Allo stesso modo esistono in commercio lenti oftalmiche più o meno protettive. CONCLUSIONI: Credo che lo studio, riguardante la luce nociva ed i danni che possa creare, debba essere in continuo aggiornamento. Anche se finora sembrerebbe che non ci siano prove del tutto affidabili sui danni che può creare la luce blu, lo stesso SCHEER ha sollecitato la necessità di monitorare i potenziali rischi per la salute legati all’uso dei dispositivi di nuova generazione. Le nuove tecnologie ci hanno portato ad essere dipendenti, a lavoro e a casa, dall’uso di smartphone e pc. Un passo importante che possiamo fare è sicuramente quello di limitare, o quanto meno ridurre, l’utilizzo di questi dispositivi garantendo meno stress a livello retinico. Dall'altra parte possiamo e dobbiamo proteggere i nostri occhi tramite, per esempio, l’utilizzo di lenti oftalmiche. Tra le lenti bianche che ho esaminato, la più protettiva sembrerebbe essere la lente alla Lutina. Per quanto riguarda le lenti colorate, le due soluzioni migliori potrebbero essere una lente colorata polarizzata ed una lente con la tonalità del colore al 95%.

Valutazione sull'efficacia della protezione dalla luce blu, attraverso indagine spettroscopica, in 10 tipologie di lenti oftalmiche commerciali

ROSIC, NIKOLA
2022/2023

Abstract

SCOPO: Lo scopo della tesi è quello di analizzare nel dettaglio tramite un'immagine spettrometrica dieci campioni di lenti con trattamenti diversi, cercando di capire qual è la lente più protettiva per l’occhio dalla luce nociva. Per luce nociva si intende la luce "blu-viola" che è la banda dello spettro visibile che contiene più energia, e da ciò deriva il suo nome HEV ("Luce visibile ad alta energia"). INTRODUZIONE: Le nuove tecnologie, come ad esempio smartphone e pc, hanno acceso dibattiti che nell’ultimo decennio hanno portato a costanti studi e ricerche per quanto riguarda i danni creati dalla luce blu emanata da questi strumenti retroilluminati. Ho deciso pertanto di analizzare nel modo più preciso possibile la tonaca nervosa dell’occhio, ovvero la sede dove ha inizio la fotorecezione della luce. Ho quindi cercato di segnalare quali sono gli effettivi danni a livello oculare causati dalla luce blu. METODO: Per quanto riguarda la parte introduttiva della tesi mi sono affidato al motore di ricerca scientifico “Pubmed”. Utilizzando parole chiave come “Blue Light”, “eye effect blue light”, “damage of blue light” ho deciso di selezionare un totale di nove articoli pubblicati non prima dell’anno 2020. Per l’analisi spettrometrica invece è stato utilizzato lo spettrofotometro Tokai TL-100. RISULTATI: Gli studi che sono stati fatti finora, per cercare di capire quali danni può creare la luce blu, sono tutti studi fatti su animali. Animali che, come un topo, non hanno la macula. Pertanto, risulta non del tutto dettagliato paragonare un occhio umano ad un occhio di un animale. Il comitato scientifico per la Salute, l’Ambiente e i Rischi Emergenti (SCHEER) non esclude che l’uso prolungato dei dispositivi retroilluminati possa essere un rischio per un occhio fragile (come, per esempio, di un bambino o di un anziano). Pertanto, è giusto proteggere l’occhio nella maniera più completa possibile. Noteremo che due lenti con lo stesso trattamento ma di aziende diverse non garantiscono la stessa prestazione nell’intervallo che ho analizzato. Allo stesso modo esistono in commercio lenti oftalmiche più o meno protettive. CONCLUSIONI: Credo che lo studio, riguardante la luce nociva ed i danni che possa creare, debba essere in continuo aggiornamento. Anche se finora sembrerebbe che non ci siano prove del tutto affidabili sui danni che può creare la luce blu, lo stesso SCHEER ha sollecitato la necessità di monitorare i potenziali rischi per la salute legati all’uso dei dispositivi di nuova generazione. Le nuove tecnologie ci hanno portato ad essere dipendenti, a lavoro e a casa, dall’uso di smartphone e pc. Un passo importante che possiamo fare è sicuramente quello di limitare, o quanto meno ridurre, l’utilizzo di questi dispositivi garantendo meno stress a livello retinico. Dall'altra parte possiamo e dobbiamo proteggere i nostri occhi tramite, per esempio, l’utilizzo di lenti oftalmiche. Tra le lenti bianche che ho esaminato, la più protettiva sembrerebbe essere la lente alla Lutina. Per quanto riguarda le lenti colorate, le due soluzioni migliori potrebbero essere una lente colorata polarizzata ed una lente con la tonalità del colore al 95%.
2022
Assessment of the effectiveness of protection from blue light, through spectroscopic investigation, in 10 types of commercial ophthalmic lenses
Luce Blu
Luteina
Spettroscopia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/58448