Scopo del presente lavoro è quello di analizzare l'evoluzione del c.d. golden power del Governo (decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21), e le problematiche che la sua applicazione solleva. Nel primo capitolo l’analisi si concentrerà sull’epoca delle privatizzazioni delle imprese pubbliche, quale contesto in cui si colloca la genesi della cosiddetta golden share: infatti, molti Stati, tra cui l’Italia, a fronte della riduzione della presenza diretta dello Stato nell’economia, introdussero degli strumenti che consentissero di mantenere, almeno in parte, il controllo e l’influenza pubblici sulle imprese operanti nei settori strategici. Tale analisi verrà condotta in una prospettiva comparatistica, che terrà conto delle differenti modalità con cui i vari ordinamenti sono intervenuti per assicurare la protezione di tali interessi generali di rilevanza vitale. Il secondo capitolo sarà dedicato all’esame del critico atteggiamento delle istituzioni europee nei confronti dell’applicazione dei poteri in esame nei diversi ordinamenti. Si osserverà, in particolare, come un ruolo fondamentale nel tracciare l’evoluzione ed i punti controversi di tale disciplina sia stato svolto dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea, che ha sempre condannato (ad eccezione del caso belga) le modalità di esercizio dei poteri speciali introdotti a salvaguardia degli interessi essenziali nei settori strategici per incompatibilità con i principi della libera circolazione dei capitali e della libertà di stabilimento. La Corte di Giustizia, tuttavia, non ha mai del tutto escluso la possibilità per i Governi di detenere all’interno delle imprese strategiche privatizzate dei poteri speciali, ed è arrivata, altresì, a delineare, sulla base della disciplina belga un modello di golden share cosiddetta “virtuosa”. Si analizzerà, dunque, l’approccio della Corte di Giustizia, impegnata a valutare la compatibilità delle normative nazionali europee rispetto a tale modello, e le critiche emerse durante tale opera da parte di dottrina e avvocati generali; si osserverà, inoltre, come la “pressione” esercitata dalla Commissione europea abbia accelerato il processo evolutivo della normativa italiana in materia di poteri speciali. Nel terzo e nel quarto capitolo, l’attenzione verrà spostata specificamente sulla nuova disciplina golden power. In particolare, nel terzo capitolo si prenderanno in considerazione l’evoluzione normativa dell’istituto, il coordinamento della disciplina italiana con il Regolamento (UE) 2019/452 in materia di controllo degli investimenti esteri diretti e gli aspetti procedurali ad esso connessi. Si effettuerà, inoltre, una breve disamina di alcune delle vicende applicative di tali poteri, focalizzando l’attenzione sul caso di grande risonanza mediatica Tim-Vivendi e sul recentissimo caso Pirelli. Infine, nel quarto capitolo si svolgeranno delle considerazioni in merito alla traslazione dell’istituto verso il diritto amministrativo e, dunque, alla natura del potere esercitato dall’esecutivo, evidenziando la sua dubbia conformità con i più importanti principi dell’agire amministrativo. Una siffatta indagine consentirà di mettere in evidenza i rischi connessi all’utilizzo di tale istituto, il debole sindacato svolto dal giudice amministrativo sui poteri speciali e le lacune che connotano i presidi garantistici previsti dal legislatore a favore degli operatori economici. Ci si chiederà, infine, se l’istituto, nella sua attuale conformazione, sia compatibile, in particolare, con i già richiamati principi dell’ordinamento dell’Unione europea.

I poteri speciali del Governo volti a salvaguardare gli assetti delle imprese operanti in ambiti strategici e di interesse nazionale (c.d. golden power): evoluzione del quadro normativo e profili operativi.

SMANIA, FRANCESCA
2022/2023

Abstract

Scopo del presente lavoro è quello di analizzare l'evoluzione del c.d. golden power del Governo (decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21), e le problematiche che la sua applicazione solleva. Nel primo capitolo l’analisi si concentrerà sull’epoca delle privatizzazioni delle imprese pubbliche, quale contesto in cui si colloca la genesi della cosiddetta golden share: infatti, molti Stati, tra cui l’Italia, a fronte della riduzione della presenza diretta dello Stato nell’economia, introdussero degli strumenti che consentissero di mantenere, almeno in parte, il controllo e l’influenza pubblici sulle imprese operanti nei settori strategici. Tale analisi verrà condotta in una prospettiva comparatistica, che terrà conto delle differenti modalità con cui i vari ordinamenti sono intervenuti per assicurare la protezione di tali interessi generali di rilevanza vitale. Il secondo capitolo sarà dedicato all’esame del critico atteggiamento delle istituzioni europee nei confronti dell’applicazione dei poteri in esame nei diversi ordinamenti. Si osserverà, in particolare, come un ruolo fondamentale nel tracciare l’evoluzione ed i punti controversi di tale disciplina sia stato svolto dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea, che ha sempre condannato (ad eccezione del caso belga) le modalità di esercizio dei poteri speciali introdotti a salvaguardia degli interessi essenziali nei settori strategici per incompatibilità con i principi della libera circolazione dei capitali e della libertà di stabilimento. La Corte di Giustizia, tuttavia, non ha mai del tutto escluso la possibilità per i Governi di detenere all’interno delle imprese strategiche privatizzate dei poteri speciali, ed è arrivata, altresì, a delineare, sulla base della disciplina belga un modello di golden share cosiddetta “virtuosa”. Si analizzerà, dunque, l’approccio della Corte di Giustizia, impegnata a valutare la compatibilità delle normative nazionali europee rispetto a tale modello, e le critiche emerse durante tale opera da parte di dottrina e avvocati generali; si osserverà, inoltre, come la “pressione” esercitata dalla Commissione europea abbia accelerato il processo evolutivo della normativa italiana in materia di poteri speciali. Nel terzo e nel quarto capitolo, l’attenzione verrà spostata specificamente sulla nuova disciplina golden power. In particolare, nel terzo capitolo si prenderanno in considerazione l’evoluzione normativa dell’istituto, il coordinamento della disciplina italiana con il Regolamento (UE) 2019/452 in materia di controllo degli investimenti esteri diretti e gli aspetti procedurali ad esso connessi. Si effettuerà, inoltre, una breve disamina di alcune delle vicende applicative di tali poteri, focalizzando l’attenzione sul caso di grande risonanza mediatica Tim-Vivendi e sul recentissimo caso Pirelli. Infine, nel quarto capitolo si svolgeranno delle considerazioni in merito alla traslazione dell’istituto verso il diritto amministrativo e, dunque, alla natura del potere esercitato dall’esecutivo, evidenziando la sua dubbia conformità con i più importanti principi dell’agire amministrativo. Una siffatta indagine consentirà di mettere in evidenza i rischi connessi all’utilizzo di tale istituto, il debole sindacato svolto dal giudice amministrativo sui poteri speciali e le lacune che connotano i presidi garantistici previsti dal legislatore a favore degli operatori economici. Ci si chiederà, infine, se l’istituto, nella sua attuale conformazione, sia compatibile, in particolare, con i già richiamati principi dell’ordinamento dell’Unione europea.
2022
Government special powers aimed at safeguarding the ownership structures of the companies operating in sectors considered strategic and of national interest (the so-called golden power): evolution of the regulatory framework and procedural aspects.
Golden power
Poteri speciali
Asset strategici
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/59400