È ampiamente diffusa l'opinione che le generazioni più giovani manifestino un crescente disinteresse per la politica, impressione che sembra trovare conferma in un tasso di astensionismo in aumento durante le tornate elettorali. Tuttavia, un'analisi più approfondita del rapporto tra i giovani e la politica rivela un contrasto che merita attenta considerazione. Da un lato, la partecipazione convenzionale, rappresentata da attività quali il voto e l'adesione a partiti politici, è in declino da decenni, parallelo alla diminuzione della fiducia nelle istituzioni. Dall'altro lato, la partecipazione non convenzionale, come l'attivismo, l'associazionismo e la condivisione di contenuti politici sui social media, è particolarmente alta nelle generazioni più giovani rispetto alle generazioni più anziane. La letteratura scientifica, sebbene talvolta ancora afflitta da alcune criticità metodologiche, offre un quadro che dimostra come i giovani siano tutto tranne che disinteressati alla politica o lontani dai valori democratici. I giovani cercano spazi che riflettano dinamiche democratiche, preferendo ambienti in cui percepiscono un senso di utilità nella partecipazione e nell'azione politica. Tuttavia, queste dinamiche spesso mancano nelle pratiche di partecipazione convenzionale, generando una crescente sfiducia verso le istituzioni, i partiti politici e gli attori politici. Questo atteggiamento sembra spingere i giovani a distanziarsi progressivamente dagli strumenti democratici tradizionali. Tale percezione di impotenza nel processo decisionale, che coinvolge anche coorti più anziane, rappresenta un campanello d'allarme che le istituzioni dovrebbero riconoscere, impegnandosi nella creazione di strumenti di partecipazione più coinvolgenti, soprattutto per i cittadini più giovani. Non è un caso che la partecipazione dei giovani sia stata posta all'agenda politica di istituzioni intergovernative come l'Unione europea e il Consiglio d'Europa fin dagli anni '90. Questi sforzi, in linea con la Convenzione sui diritti dell'infanzia del 1989, mirano a garantire l'accesso dei giovani a meccanismi che consentano loro di esercitare il diritto di esprimersi su questioni che li riguardano direttamente e di esercitare tutti gli altri diritti, sia all'interno delle famiglie, delle scuole, che delle comunità, a livello locale e nazionale. Il Consiglio d'Europa, ad esempio, sottolinea che per una partecipazione effettiva dei giovani agli affari locali e regionali è necessaria una struttura rappresentativa permanente e suggerisce tra le pratiche di partecipazione giovanile convenzionale, i cosiddetti consigli giovanili. In aggiunta, un altro strumento che può essere messo a disposizione per coinvolgere i giovani nella sfera politica è il bilancio partecipativo. Un recente studio condotto nella città di Helsinki ha confrontato entrambi questi strumenti, ossia i consigli giovanili e il bilancio partecipativo, sottolineando che il secondo sembra offrire vantaggi significativi in termini di coinvolgimento e partecipazione attiva dei giovani. Questa ricerca evidenzia come il bilancio partecipativo possa rappresentare un'opzione più promettente per promuovere l'interazione tra giovani e politica. L'obiettivo di questa tesi è approfondire l'efficacia di questi strumenti di partecipazione giovanile, confrontando consigli giovanili e bilancio partecipativo, esaminando come possano essere migliorati per promuovere il pluralismo politico, l'inclusione sociale e un coinvolgimento più profondo dei giovani nella sfera politica.
Budget partecipativo e Consigli dei giovani: modelli di partecipazione politica giovanile convenzionale a confronto.
CORDIOLI, ANDREA
2022/2023
Abstract
È ampiamente diffusa l'opinione che le generazioni più giovani manifestino un crescente disinteresse per la politica, impressione che sembra trovare conferma in un tasso di astensionismo in aumento durante le tornate elettorali. Tuttavia, un'analisi più approfondita del rapporto tra i giovani e la politica rivela un contrasto che merita attenta considerazione. Da un lato, la partecipazione convenzionale, rappresentata da attività quali il voto e l'adesione a partiti politici, è in declino da decenni, parallelo alla diminuzione della fiducia nelle istituzioni. Dall'altro lato, la partecipazione non convenzionale, come l'attivismo, l'associazionismo e la condivisione di contenuti politici sui social media, è particolarmente alta nelle generazioni più giovani rispetto alle generazioni più anziane. La letteratura scientifica, sebbene talvolta ancora afflitta da alcune criticità metodologiche, offre un quadro che dimostra come i giovani siano tutto tranne che disinteressati alla politica o lontani dai valori democratici. I giovani cercano spazi che riflettano dinamiche democratiche, preferendo ambienti in cui percepiscono un senso di utilità nella partecipazione e nell'azione politica. Tuttavia, queste dinamiche spesso mancano nelle pratiche di partecipazione convenzionale, generando una crescente sfiducia verso le istituzioni, i partiti politici e gli attori politici. Questo atteggiamento sembra spingere i giovani a distanziarsi progressivamente dagli strumenti democratici tradizionali. Tale percezione di impotenza nel processo decisionale, che coinvolge anche coorti più anziane, rappresenta un campanello d'allarme che le istituzioni dovrebbero riconoscere, impegnandosi nella creazione di strumenti di partecipazione più coinvolgenti, soprattutto per i cittadini più giovani. Non è un caso che la partecipazione dei giovani sia stata posta all'agenda politica di istituzioni intergovernative come l'Unione europea e il Consiglio d'Europa fin dagli anni '90. Questi sforzi, in linea con la Convenzione sui diritti dell'infanzia del 1989, mirano a garantire l'accesso dei giovani a meccanismi che consentano loro di esercitare il diritto di esprimersi su questioni che li riguardano direttamente e di esercitare tutti gli altri diritti, sia all'interno delle famiglie, delle scuole, che delle comunità, a livello locale e nazionale. Il Consiglio d'Europa, ad esempio, sottolinea che per una partecipazione effettiva dei giovani agli affari locali e regionali è necessaria una struttura rappresentativa permanente e suggerisce tra le pratiche di partecipazione giovanile convenzionale, i cosiddetti consigli giovanili. In aggiunta, un altro strumento che può essere messo a disposizione per coinvolgere i giovani nella sfera politica è il bilancio partecipativo. Un recente studio condotto nella città di Helsinki ha confrontato entrambi questi strumenti, ossia i consigli giovanili e il bilancio partecipativo, sottolineando che il secondo sembra offrire vantaggi significativi in termini di coinvolgimento e partecipazione attiva dei giovani. Questa ricerca evidenzia come il bilancio partecipativo possa rappresentare un'opzione più promettente per promuovere l'interazione tra giovani e politica. L'obiettivo di questa tesi è approfondire l'efficacia di questi strumenti di partecipazione giovanile, confrontando consigli giovanili e bilancio partecipativo, esaminando come possano essere migliorati per promuovere il pluralismo politico, l'inclusione sociale e un coinvolgimento più profondo dei giovani nella sfera politica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/59897