Le lavorazioni del terreno agrario rappresentano il principale mezzo di variazione delle caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche del suolo. Nel corso degli anni, l’eccessivo ricorso a tecniche di lavorazione intensiva del terreno ha portato ad ottenere effetti negativi in primo luogo sulla struttura con la comparsa di fenomeni di compattamento, riduzione delle capacità di ritenzione idrica e di infiltrazione nel profilo, per poi arrivare ad una maggiore degradazione della sostanza organica negli strati superficiali con ripercussioni su attività biologica mediata dalla fauna tellurica e più in generale sulla produttività di un terreno agrario. In un’ottica di protezione e tutela non solo del suolo, ma anche di altre componenti di un ecosistema come aria e acqua, può risultare conveniente l’adozione di pratiche conservative che porteranno risultati variabili in base alle condizioni pedoclimatiche e alla durata del periodo di adozione di queste tecniche. In questa tesi si sono voluti valutare gli effetti dell’adozione delle tecniche agronomiche di agricoltura conservativa, al termine di un periodo di transizione della durata di cinque anni, su alcuni parametri fisici di un terreno come densità apparente, porosità totale, sul contenuto di acqua in riferimento alla capacità di campo, al punto di avvizzimento e all’ acqua disponibile per la coltura e sulla conducibilità idrica. Le analisi sono state svolte a partire da campioni di terreno prelevati all’ interno di un sistema sperimentale suddiviso in tre aree gestite con diverse modalità di conduzione: lavorazione convenzionale (CT), ridotte lavorazioni (MT) e nessuna lavorazione (NT). Già dopo cinque anni dall’inizio del processo di conversione dall’aratura convenzionale a una gestione conservativa del suolo, il sistema allo studio inizia ad evidenziare alcuni effetti positivi sulle caratteristiche idrologiche, con un incremento della capacità di campo e dell’acqua disponibile e ciò fa presumere che, sia nella minima che nella non lavorazione, la struttura del terreno sia in fase di miglioramento. La conduttività idrica è invece risultata più elevata con le lavorazioni convenzionali, confermando l’effetto positivo dell’aratura sulla permeabilità profonda. Nel complesso, comunque la gestione conservativa del terreno appare una pratica favorevole anche nei terreni della pianura Veneta.

Effetti delle lavorazioni sulla capacità di ritenzione idrica del terreno

BADESSO, DAVIDE
2023/2024

Abstract

Le lavorazioni del terreno agrario rappresentano il principale mezzo di variazione delle caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche del suolo. Nel corso degli anni, l’eccessivo ricorso a tecniche di lavorazione intensiva del terreno ha portato ad ottenere effetti negativi in primo luogo sulla struttura con la comparsa di fenomeni di compattamento, riduzione delle capacità di ritenzione idrica e di infiltrazione nel profilo, per poi arrivare ad una maggiore degradazione della sostanza organica negli strati superficiali con ripercussioni su attività biologica mediata dalla fauna tellurica e più in generale sulla produttività di un terreno agrario. In un’ottica di protezione e tutela non solo del suolo, ma anche di altre componenti di un ecosistema come aria e acqua, può risultare conveniente l’adozione di pratiche conservative che porteranno risultati variabili in base alle condizioni pedoclimatiche e alla durata del periodo di adozione di queste tecniche. In questa tesi si sono voluti valutare gli effetti dell’adozione delle tecniche agronomiche di agricoltura conservativa, al termine di un periodo di transizione della durata di cinque anni, su alcuni parametri fisici di un terreno come densità apparente, porosità totale, sul contenuto di acqua in riferimento alla capacità di campo, al punto di avvizzimento e all’ acqua disponibile per la coltura e sulla conducibilità idrica. Le analisi sono state svolte a partire da campioni di terreno prelevati all’ interno di un sistema sperimentale suddiviso in tre aree gestite con diverse modalità di conduzione: lavorazione convenzionale (CT), ridotte lavorazioni (MT) e nessuna lavorazione (NT). Già dopo cinque anni dall’inizio del processo di conversione dall’aratura convenzionale a una gestione conservativa del suolo, il sistema allo studio inizia ad evidenziare alcuni effetti positivi sulle caratteristiche idrologiche, con un incremento della capacità di campo e dell’acqua disponibile e ciò fa presumere che, sia nella minima che nella non lavorazione, la struttura del terreno sia in fase di miglioramento. La conduttività idrica è invece risultata più elevata con le lavorazioni convenzionali, confermando l’effetto positivo dell’aratura sulla permeabilità profonda. Nel complesso, comunque la gestione conservativa del terreno appare una pratica favorevole anche nei terreni della pianura Veneta.
2023
Effetcs of tillage on soil's water retention capacity
ridotte lavorazioni
suolo
acqua
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/61734