L'obiettivo di questa tesi è quello di esaminare il settore meridionale del Carso Isontino con lo scopo di riconoscere e mappare le antiche tracce di uso del suolo attraverso l'elaborazione e l'interpretazione di Modelli Digitali del Terreno (DTM) ottenuti da dati LiDAR (Light Detection and Ranging). Sebbene alcuni lavori in letteratura abbiano analizzato i principali siti archeologici presenti nella regione, non sono stati condotti studi areali dettagliati sui sistemi territoriali diffusi e le indagini precedenti si sono concentrate solo sui "castellieri", i siti fortificati preistorici dell'età del Bronzo. Questa tesi è un caso di studio di geoarcheologia, che corrisponde all'applicazione delle discipline geoscientifiche alla ricerca archeologica. In particolare, la ricerca ha applicato le tecniche di telerilevamento per indagare il paesaggio dell'area. Il Carso è una piattaforma carbonatica mesozoica che ha subito deformazioni e compressioni a seguito di due fasi orogenetiche, l'evento dinarico e l'evento alpino. Si tratta di un'area interessata da fenomeni carsici persistenti, in cui le doline sono le macrostrutture superficiali più numerose. Il rilievo LiDAR prodotto dalla Regione Friuli Venezia Giulia nel 2020 è stato lo strumento chiave utilizzato in questo lavoro, che ha permesso la produzione di DTM di altissima precisione, costituito da immagini raster con un pixel di 0,5 m e una precisione verticale di 15 cm. Le singole tessere del DTM sono di 2x2 km e sono state fuse insieme creando un unico file per l'intera area di studio che è stato analizzato generando le seguenti operazioni: Local Relief Model e hillshade. L'area totale è di 26 km2 ed è stata a sua volta suddivisa in quattro sottoaree più piccole che rappresentano le zone dove la concentrazione di tracce è maggiore e dove si prevede di trovare le strutture più interessanti. I siti dei castellieri sono stati descritti separatamente, in quanto alcuni studi sono già presenti in letteratura, si tratta di Castellazzo di Doberdò, Forcate, S. Polo e la Rocca di Monfalcone. La maggior parte delle tracce sono molto probabilmente muri a secco che segnano sistemi di divisione dei campi utilizzati per scopi agro-pastorali lungo un intervallo di tempo più antico del XIX secolo, ma che in molti casi può includere anche l'Età del Bronzo o addirittura la Preistoria. Per interpretare il significato di queste tracce sono stati fatti alcuni confronti con altre aree. In particolare, con la vicina area del Carso Triestino e Sloveno. Le tracce di epoca moderno-contemporanea sono stata identificate grazie alle mappe del Catasto Franceschino e alle mappe del software EagleFVG. La tipologia di tracce più diffusa ed evidente corrisponde ai tracciati delle trincee relative alla Prima Guerra Mondiale, che interessarono l'area tra il maggio 1915 e l'ottobre 1917. L'area di studio è stata fortemente improntata dalle trincee, che hanno alterato anche in modo significativo le tracce precedenti, talvolta cancellandole completamente. In molti casi, non è stato possibile attribuire in modo chiaro e sicuro le tracce rilevate a un periodo specifico, a causa della resilienza del paesaggio di elementi come i muri a secco, che hanno mantenuto una tecnica costruttiva simile nel corso dei secoli e dei millenni. Le mappe prodotte in questo studio mostrano una visione completa e molto dettagliata del settore meridionale del Carso Isontino. Esse rappresentano uno strumento potente e necessario per orientare le future indagini volte a ricostruire l'evoluzione geomorfologica dell'area e soprattutto per suggerire i siti in cui campagne di scavo archeologico dedicate potrebbero migliorare notevolmente le conoscenze sugli antichi insediamenti umani nella regione.

Studio delle tracce geoarcheologiche del Carso Isontino meridionale tramite analisi di dati LiDAR

MARCELLINI, CHIARA
2023/2024

Abstract

L'obiettivo di questa tesi è quello di esaminare il settore meridionale del Carso Isontino con lo scopo di riconoscere e mappare le antiche tracce di uso del suolo attraverso l'elaborazione e l'interpretazione di Modelli Digitali del Terreno (DTM) ottenuti da dati LiDAR (Light Detection and Ranging). Sebbene alcuni lavori in letteratura abbiano analizzato i principali siti archeologici presenti nella regione, non sono stati condotti studi areali dettagliati sui sistemi territoriali diffusi e le indagini precedenti si sono concentrate solo sui "castellieri", i siti fortificati preistorici dell'età del Bronzo. Questa tesi è un caso di studio di geoarcheologia, che corrisponde all'applicazione delle discipline geoscientifiche alla ricerca archeologica. In particolare, la ricerca ha applicato le tecniche di telerilevamento per indagare il paesaggio dell'area. Il Carso è una piattaforma carbonatica mesozoica che ha subito deformazioni e compressioni a seguito di due fasi orogenetiche, l'evento dinarico e l'evento alpino. Si tratta di un'area interessata da fenomeni carsici persistenti, in cui le doline sono le macrostrutture superficiali più numerose. Il rilievo LiDAR prodotto dalla Regione Friuli Venezia Giulia nel 2020 è stato lo strumento chiave utilizzato in questo lavoro, che ha permesso la produzione di DTM di altissima precisione, costituito da immagini raster con un pixel di 0,5 m e una precisione verticale di 15 cm. Le singole tessere del DTM sono di 2x2 km e sono state fuse insieme creando un unico file per l'intera area di studio che è stato analizzato generando le seguenti operazioni: Local Relief Model e hillshade. L'area totale è di 26 km2 ed è stata a sua volta suddivisa in quattro sottoaree più piccole che rappresentano le zone dove la concentrazione di tracce è maggiore e dove si prevede di trovare le strutture più interessanti. I siti dei castellieri sono stati descritti separatamente, in quanto alcuni studi sono già presenti in letteratura, si tratta di Castellazzo di Doberdò, Forcate, S. Polo e la Rocca di Monfalcone. La maggior parte delle tracce sono molto probabilmente muri a secco che segnano sistemi di divisione dei campi utilizzati per scopi agro-pastorali lungo un intervallo di tempo più antico del XIX secolo, ma che in molti casi può includere anche l'Età del Bronzo o addirittura la Preistoria. Per interpretare il significato di queste tracce sono stati fatti alcuni confronti con altre aree. In particolare, con la vicina area del Carso Triestino e Sloveno. Le tracce di epoca moderno-contemporanea sono stata identificate grazie alle mappe del Catasto Franceschino e alle mappe del software EagleFVG. La tipologia di tracce più diffusa ed evidente corrisponde ai tracciati delle trincee relative alla Prima Guerra Mondiale, che interessarono l'area tra il maggio 1915 e l'ottobre 1917. L'area di studio è stata fortemente improntata dalle trincee, che hanno alterato anche in modo significativo le tracce precedenti, talvolta cancellandole completamente. In molti casi, non è stato possibile attribuire in modo chiaro e sicuro le tracce rilevate a un periodo specifico, a causa della resilienza del paesaggio di elementi come i muri a secco, che hanno mantenuto una tecnica costruttiva simile nel corso dei secoli e dei millenni. Le mappe prodotte in questo studio mostrano una visione completa e molto dettagliata del settore meridionale del Carso Isontino. Esse rappresentano uno strumento potente e necessario per orientare le future indagini volte a ricostruire l'evoluzione geomorfologica dell'area e soprattutto per suggerire i siti in cui campagne di scavo archeologico dedicate potrebbero migliorare notevolmente le conoscenze sugli antichi insediamenti umani nella regione.
2023
Study of the geoarchaeological traces of the southern Isonzo Karst through LiDAR data analysis
LiDAR
Carso Goriziano
Archeologia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/62505