La steatosi epatica non alcolica (NAFLD), rinominata “steatosi epatica associata a disfunzione metabolica (MASLD)”, è una patologia epatica data da accumulo di lipidi a livello epatico, in gocce lipidiche intracellulari, inizialmente reversibile ma, se prolungato nel tempo, può progredire in patologie come steatoepatite associata a disfunzione metabolica (MASH), cirrosi epatica e epatocarcinoma (HCC). L’insulino-resistenza, condizione in cui l’insulina non innesca il signaling che porta ad un aumento dell’uptake del glucosio, è una sua possibile causa. Ad oggi non esistono farmaci approvati per la terapia. È stato osservato che l’agonista serotoninergico psilocibina riduce la steatosi epatica, ma causa effetti allucinogeni per attivazione dei recettori serotoninergici del sistema nervoso centrale. È stato brevettato un suo derivato, Psilocina-PEG-8, che non è in grado di attraversare efficacemente la barriera ematoencefalica (BEE) per eliminare effetti avversi centrali. Lo scopo di questa tesi è stata la valutazione comparativa degli effetti e della psilocibina e del suo derivato in un modello murino, in modo da comprendere il meccanismo delle due sostanze, in particolare relativamente al signaling insulinico, e fornire supporto al loro possibile utilizzo come terapia. Il modello murino utilizzato è stato ottenuto alimentando topi maschi di ceppo C57BL/6 con dieta ricca di grassi e fruttosio (HFHF, High Fat High Fructose) per diciassette settimane. Dopo le prime cinque settimane di dieta, gli animali sono stati randomizzati in tre gruppi sperimentali e trattati quotidianamente mediante gavage gastrico con una soluzione di solo veicolo (gruppo di controllo), 0.05 mg/Kg di psilocibina oppure l’equivalente in moli del derivato. Un ulteriore gruppo alimentato con dieta standard e trattato con veicolo è stato utilizzato come controllo sano. Sono stati eseguiti Western Blot per misurare l’espressione di proteine della cascata di segnale insulinico nel fegato, quali il recettore per l’insulina, il substrato del recettore dell’insulina 1 (IRS-1), la protein chinasi attivata da AMP (AMPK) e la sua forma fosforilata (pAMPK). Per IRS-1, è stata eseguita un’analisi istologica dei fegati con immunoistochimica (IHC), dopo inclusione in paraffina. È stata eseguita la valutazione del quantitativo di glicogeno epatico nei vari gruppi con apposito kit. Gli esperimenti ex vivo sui tessuti epatici hanno dimostrato diminuzione della presenza delle proteine nei topi alimentati con HFHFD e trattati con solo veicolo rispetto al controllo. Nei due gruppi trattati rispettivamente con psilocibina e il derivato si è osservato un aumento rispetto al gruppo alimentato con HFHFD, specialmente nel gruppo trattato con il derivato. Per IRS-1, i dati sono stati confermati dall’IHC eseguita sui tessuti paraffinati. Per le proteine AMPK e pAMPK, è stato determinato anche il rapporto tra le due quantità, per calcolare la quantità relativa di proteina attiva fosforilata rispetto alla totalità di AMPK presente nel tessuto. Risulta aumentato il glicogeno epatico rispetto al peso totale del fegato, nel gruppo alimentato con HFHFD e trattato con solo veicolo rispetto agli animali sani di controllo. Nei due gruppi trattati rispettivamente con psilocibina e il derivato, si verifica invece una diminuzione della percentuale di glicogeno rispetto al gruppo alimentato con HFHFD, particolarmente evidente nel gruppo trattato con il derivato. In conclusione, si è osservato un miglioramento del signaling insulinico e una diminuzione di glicogeno epatico, segno di ripristino dell’insulino-sensibilità epatica, specialmente nel gruppo trattato con il derivato. Questo suggerisce che l’effetto della psilocibina sia dovuto all’interazione con recettori periferici, e non richieda il passaggio della BEE, ma sono necessari studi ulteriori per confermare il risultato ed analizzare il meccanismo approfonditamente.

Valutazione dell’effetto protettivo e del meccanismo dell’agonista serotoninergico psilocibina in patologie correlate alla sindrome metabolica

BEZZEGATO, GLORIA
2023/2024

Abstract

La steatosi epatica non alcolica (NAFLD), rinominata “steatosi epatica associata a disfunzione metabolica (MASLD)”, è una patologia epatica data da accumulo di lipidi a livello epatico, in gocce lipidiche intracellulari, inizialmente reversibile ma, se prolungato nel tempo, può progredire in patologie come steatoepatite associata a disfunzione metabolica (MASH), cirrosi epatica e epatocarcinoma (HCC). L’insulino-resistenza, condizione in cui l’insulina non innesca il signaling che porta ad un aumento dell’uptake del glucosio, è una sua possibile causa. Ad oggi non esistono farmaci approvati per la terapia. È stato osservato che l’agonista serotoninergico psilocibina riduce la steatosi epatica, ma causa effetti allucinogeni per attivazione dei recettori serotoninergici del sistema nervoso centrale. È stato brevettato un suo derivato, Psilocina-PEG-8, che non è in grado di attraversare efficacemente la barriera ematoencefalica (BEE) per eliminare effetti avversi centrali. Lo scopo di questa tesi è stata la valutazione comparativa degli effetti e della psilocibina e del suo derivato in un modello murino, in modo da comprendere il meccanismo delle due sostanze, in particolare relativamente al signaling insulinico, e fornire supporto al loro possibile utilizzo come terapia. Il modello murino utilizzato è stato ottenuto alimentando topi maschi di ceppo C57BL/6 con dieta ricca di grassi e fruttosio (HFHF, High Fat High Fructose) per diciassette settimane. Dopo le prime cinque settimane di dieta, gli animali sono stati randomizzati in tre gruppi sperimentali e trattati quotidianamente mediante gavage gastrico con una soluzione di solo veicolo (gruppo di controllo), 0.05 mg/Kg di psilocibina oppure l’equivalente in moli del derivato. Un ulteriore gruppo alimentato con dieta standard e trattato con veicolo è stato utilizzato come controllo sano. Sono stati eseguiti Western Blot per misurare l’espressione di proteine della cascata di segnale insulinico nel fegato, quali il recettore per l’insulina, il substrato del recettore dell’insulina 1 (IRS-1), la protein chinasi attivata da AMP (AMPK) e la sua forma fosforilata (pAMPK). Per IRS-1, è stata eseguita un’analisi istologica dei fegati con immunoistochimica (IHC), dopo inclusione in paraffina. È stata eseguita la valutazione del quantitativo di glicogeno epatico nei vari gruppi con apposito kit. Gli esperimenti ex vivo sui tessuti epatici hanno dimostrato diminuzione della presenza delle proteine nei topi alimentati con HFHFD e trattati con solo veicolo rispetto al controllo. Nei due gruppi trattati rispettivamente con psilocibina e il derivato si è osservato un aumento rispetto al gruppo alimentato con HFHFD, specialmente nel gruppo trattato con il derivato. Per IRS-1, i dati sono stati confermati dall’IHC eseguita sui tessuti paraffinati. Per le proteine AMPK e pAMPK, è stato determinato anche il rapporto tra le due quantità, per calcolare la quantità relativa di proteina attiva fosforilata rispetto alla totalità di AMPK presente nel tessuto. Risulta aumentato il glicogeno epatico rispetto al peso totale del fegato, nel gruppo alimentato con HFHFD e trattato con solo veicolo rispetto agli animali sani di controllo. Nei due gruppi trattati rispettivamente con psilocibina e il derivato, si verifica invece una diminuzione della percentuale di glicogeno rispetto al gruppo alimentato con HFHFD, particolarmente evidente nel gruppo trattato con il derivato. In conclusione, si è osservato un miglioramento del signaling insulinico e una diminuzione di glicogeno epatico, segno di ripristino dell’insulino-sensibilità epatica, specialmente nel gruppo trattato con il derivato. Questo suggerisce che l’effetto della psilocibina sia dovuto all’interazione con recettori periferici, e non richieda il passaggio della BEE, ma sono necessari studi ulteriori per confermare il risultato ed analizzare il meccanismo approfonditamente.
2023
Evaluation of the protective effect and mechanism of the serotonergic agonist psilocybin in metabolic syndrome-associated diseases
MASLD
fegato
steatosi epatica
sindrome metabolica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/62626