La presente ricerca è partita dall’osservazione della realtà scolastica odierna che presenta una dicotomia: da un lato si assiste ad un isolamento dei bambini con Disturbo dello Spettro dell’Autismo, non solo durante le attività didattiche ma anche durante i momenti non strutturati, mentre dall’altro i documenti internazionali (come UDL e ICF) incoraggiano ad una maggiore apertura ed inclusione negli ambienti scolastici di tutte le persone in situazione di disabilità. Partendo da ciò, e considerando le notevoli difficoltà a livello di abilità sociali tipiche delle persone con diagnosi di ASD, ci si è chiesti se i risultati positivi sulle tecniche peer – mediated, ampliamente assodati in ambito didattico tra bambini con sviluppo tipico, potessero essere utili anche al miglioramento delle abilità sociali nei bambini con ASD. Gli obiettivi posti sono fondamentalmente due: da un lato si vuole sondare se e come i compagni con sviluppo tipico possono contribuire all’inclusione dei bambini con ASD, mentre dall’altro si vuole delineare quando, come e in che termini queste tecniche siano applicabili all’interno della vita scolastica. I criteri di selezione principali che hanno permesso agli studi di essere inclusi nella revisione sono tre: la realizzazione di un intervento su un campione di bambini con età compresa tra 3 e 11 anni, la presenza di almeno un soggetto con diagnosi di ASD e l’utilizzo di una delle tecniche peer – mediated. Tali criteri sono stati posti come filtri di ricerca all’interno dei seguenti database: Psychinfo, ERIC e Psychology and Behavioral Sciences Collections, i quali sono stati consultati fino al il giorno 25 luglio 2023. I dati sono stati raccolti nella loro eterogeneità in due modi: da un lato attraverso un’elaborazione discorsiva all’interno del testo, mentre dall’altro con dei grafici appositi. Per quanto concerne i singoli studi, sono stati selezionati 8 articoli, con un numero complessivo di quasi 200 partecipanti, di cui circa 60 bambini con diagnosi di ASD e più di 130 pari con sviluppo tipico. La maggior parte del campione dei bambini target è distribuita tra 6 e 8 anni, mentre il genere prevalente è quello maschile, con una percentuale che sfiora l’80%. Per quanto concerne, invece, le meta – analisi non è stato possibile eseguire un approfondimento così dettagliato sulle caratteristiche dei partecipanti, essendo non sempre specificate all’interno degli articoli. I risultati generali dimostrano che gli interventi mediati dai pari per bambini con diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico hanno un effetto positivo sulle loro abilità sociali. Gli effetti registrati sono vasti e comprendono un aumento di: iniziazioni, quantità e tipologia di interazioni sociali, comunicazione e ricerca spontanea dei compagni, nonché una diminuzione dei comportamenti off – task. In aggiunta, approfondendo le meta – analisi si è riusciti, da un lato ad ottenere un quadro generico sulle caratteristiche degli studi più efficaci, mentre d’altro canto sono state portate alla luce le limitazioni metodologiche di questa tipologia di studi. Nonostante l’elaborato presenti numerose limitazioni, come un numero modesto di studi e una carenza di articoli scritti dopo l’anno 2017, i risultati emersi sono incoraggianti. Non solo è stato individuato un metodo che si è dimostrato efficace per il miglioramento delle abilità sociali nei bambini con diagnosi di ASD, ma tale metodologia è di semplice applicabilità, conosciuta e già utilizzata da molti insegnanti, e quindi facilmente fruibile. Concludendo, dunque, gli effetti degli interventi peer – mediated per bambini con diagnosi di Disturbo dello Spettro dell’Autismo si sono dimostrati decisamente efficaci per il miglioramento delle abilità sociali.

Abilità sociali e disturbo dello spettro dell'autismo: Una revisione sul ruolo dei Peer – Mediated Interventions

TESSARI, ROSSELLA
2023/2024

Abstract

La presente ricerca è partita dall’osservazione della realtà scolastica odierna che presenta una dicotomia: da un lato si assiste ad un isolamento dei bambini con Disturbo dello Spettro dell’Autismo, non solo durante le attività didattiche ma anche durante i momenti non strutturati, mentre dall’altro i documenti internazionali (come UDL e ICF) incoraggiano ad una maggiore apertura ed inclusione negli ambienti scolastici di tutte le persone in situazione di disabilità. Partendo da ciò, e considerando le notevoli difficoltà a livello di abilità sociali tipiche delle persone con diagnosi di ASD, ci si è chiesti se i risultati positivi sulle tecniche peer – mediated, ampliamente assodati in ambito didattico tra bambini con sviluppo tipico, potessero essere utili anche al miglioramento delle abilità sociali nei bambini con ASD. Gli obiettivi posti sono fondamentalmente due: da un lato si vuole sondare se e come i compagni con sviluppo tipico possono contribuire all’inclusione dei bambini con ASD, mentre dall’altro si vuole delineare quando, come e in che termini queste tecniche siano applicabili all’interno della vita scolastica. I criteri di selezione principali che hanno permesso agli studi di essere inclusi nella revisione sono tre: la realizzazione di un intervento su un campione di bambini con età compresa tra 3 e 11 anni, la presenza di almeno un soggetto con diagnosi di ASD e l’utilizzo di una delle tecniche peer – mediated. Tali criteri sono stati posti come filtri di ricerca all’interno dei seguenti database: Psychinfo, ERIC e Psychology and Behavioral Sciences Collections, i quali sono stati consultati fino al il giorno 25 luglio 2023. I dati sono stati raccolti nella loro eterogeneità in due modi: da un lato attraverso un’elaborazione discorsiva all’interno del testo, mentre dall’altro con dei grafici appositi. Per quanto concerne i singoli studi, sono stati selezionati 8 articoli, con un numero complessivo di quasi 200 partecipanti, di cui circa 60 bambini con diagnosi di ASD e più di 130 pari con sviluppo tipico. La maggior parte del campione dei bambini target è distribuita tra 6 e 8 anni, mentre il genere prevalente è quello maschile, con una percentuale che sfiora l’80%. Per quanto concerne, invece, le meta – analisi non è stato possibile eseguire un approfondimento così dettagliato sulle caratteristiche dei partecipanti, essendo non sempre specificate all’interno degli articoli. I risultati generali dimostrano che gli interventi mediati dai pari per bambini con diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico hanno un effetto positivo sulle loro abilità sociali. Gli effetti registrati sono vasti e comprendono un aumento di: iniziazioni, quantità e tipologia di interazioni sociali, comunicazione e ricerca spontanea dei compagni, nonché una diminuzione dei comportamenti off – task. In aggiunta, approfondendo le meta – analisi si è riusciti, da un lato ad ottenere un quadro generico sulle caratteristiche degli studi più efficaci, mentre d’altro canto sono state portate alla luce le limitazioni metodologiche di questa tipologia di studi. Nonostante l’elaborato presenti numerose limitazioni, come un numero modesto di studi e una carenza di articoli scritti dopo l’anno 2017, i risultati emersi sono incoraggianti. Non solo è stato individuato un metodo che si è dimostrato efficace per il miglioramento delle abilità sociali nei bambini con diagnosi di ASD, ma tale metodologia è di semplice applicabilità, conosciuta e già utilizzata da molti insegnanti, e quindi facilmente fruibile. Concludendo, dunque, gli effetti degli interventi peer – mediated per bambini con diagnosi di Disturbo dello Spettro dell’Autismo si sono dimostrati decisamente efficaci per il miglioramento delle abilità sociali.
2023
Social skills and Autism Spectrum Disorder: A review on Peer - Mediated Interventions
PMI
Gruppo dei pari
ASD
Da 3 a 11 anni
Abilità sociali
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/62841