Lo studio include un campione di 15 soggetti, di età compresa fra i 16 e i 64 anni, miopi o ipermetropi, senza astigmatismi e già portatori di lenti a contatto morbide giornaliere. Agli stessi sono state applicate in ordine del tutto randomico lenti di tre polimeri diversi e con l’accortezza di non specificarne le peculiarità. Ciascun materiale è stato indossato per 10 giorni consecutivi e per almeno 6 ore al giorno; al termine di questo periodo i soggetti sono stati sottoposti ad una serie di mi-surazioni (con LAC applicate da almeno 3 ore). A queste sedute di controllo (una per ogni polimero applicato), se ne è aggiunta una quarta, anch’essa programmata rando-micamente fra le tre, ed eseguita dopo almeno 5 giorni di dismissione delle lenti a con-tatto (wash-out) col fine di trarne dei dati utili al confronto. È stata dunque compiuta una valutazione longitudinale del rapporto che sussiste fra lente a contatto, deterioramento funzionale della superficie polimerica, evidenza clini-ca e sintomatologia espressa dal paziente. I dati sono stati raccolti sia mediante test cli-nici tradizionali che con l’utilizzo di IDRA, un innovativo strumento di indagine la-crimale finora validato solamente per occhi ove non fosse applicata una lente a contat-to. Nel corso dell’indagine sono stati monitorati svariati aspetti della funzionalità oculare, alcuni utili all’effettiva indagine statistica, altri necessari ad assicurare un porto sicuro e funzionalmente adeguato alle esigenze del soggetto. In accordo con le indicazioni TFOS (tear film and ocular surface society) sono state selezionate e registrate un totale di 28 variabili rappresentative della condizione oculare: dieci di queste si sono rivelate signi-ficativamente alterate durante il porto di lenti a contatto e, a loro volta, 3 fra le mede-sime (meniscometria, numero e frequenza degli ammiccamenti) hanno dimostrato ca-rattere predittivo del discomfort accusato e rilevato attraverso la somministrazione del questionario Cl-Deq10. Sulla base dei risultati ottenuti è stato infine ipotizzato quello che potrebbe essere per il contattologo un modello valutativo dell’applicazione che si trova in gestione. Affin-ché questo possa essere realisticamente introducibile nel workflow del professionista, l’architettura dello stesso tiene conto dell’effettiva sostenibilità pratica nella clinica quotidiana e pone particolare attenzione proprio a quegli aspetti clinico-funzionali che paiono essere predittivi di un disallineamento dal naturale equilibrio omeostatico ocu-lare registrato e del malcontento soggettivo, il quale a sua volta, è stato considerato in questo contesto come naturale precursore di un eventuale drop-out.

Prevedere e ridurre il dropout nel portatore di lenti a contatto morbide: un modello valutativo per il contattologo organizzato sull'analisi di fattori fisiologici, biomeccanici e biochimici.

DE CANDIDO, PIETRO
2023/2024

Abstract

Lo studio include un campione di 15 soggetti, di età compresa fra i 16 e i 64 anni, miopi o ipermetropi, senza astigmatismi e già portatori di lenti a contatto morbide giornaliere. Agli stessi sono state applicate in ordine del tutto randomico lenti di tre polimeri diversi e con l’accortezza di non specificarne le peculiarità. Ciascun materiale è stato indossato per 10 giorni consecutivi e per almeno 6 ore al giorno; al termine di questo periodo i soggetti sono stati sottoposti ad una serie di mi-surazioni (con LAC applicate da almeno 3 ore). A queste sedute di controllo (una per ogni polimero applicato), se ne è aggiunta una quarta, anch’essa programmata rando-micamente fra le tre, ed eseguita dopo almeno 5 giorni di dismissione delle lenti a con-tatto (wash-out) col fine di trarne dei dati utili al confronto. È stata dunque compiuta una valutazione longitudinale del rapporto che sussiste fra lente a contatto, deterioramento funzionale della superficie polimerica, evidenza clini-ca e sintomatologia espressa dal paziente. I dati sono stati raccolti sia mediante test cli-nici tradizionali che con l’utilizzo di IDRA, un innovativo strumento di indagine la-crimale finora validato solamente per occhi ove non fosse applicata una lente a contat-to. Nel corso dell’indagine sono stati monitorati svariati aspetti della funzionalità oculare, alcuni utili all’effettiva indagine statistica, altri necessari ad assicurare un porto sicuro e funzionalmente adeguato alle esigenze del soggetto. In accordo con le indicazioni TFOS (tear film and ocular surface society) sono state selezionate e registrate un totale di 28 variabili rappresentative della condizione oculare: dieci di queste si sono rivelate signi-ficativamente alterate durante il porto di lenti a contatto e, a loro volta, 3 fra le mede-sime (meniscometria, numero e frequenza degli ammiccamenti) hanno dimostrato ca-rattere predittivo del discomfort accusato e rilevato attraverso la somministrazione del questionario Cl-Deq10. Sulla base dei risultati ottenuti è stato infine ipotizzato quello che potrebbe essere per il contattologo un modello valutativo dell’applicazione che si trova in gestione. Affin-ché questo possa essere realisticamente introducibile nel workflow del professionista, l’architettura dello stesso tiene conto dell’effettiva sostenibilità pratica nella clinica quotidiana e pone particolare attenzione proprio a quegli aspetti clinico-funzionali che paiono essere predittivi di un disallineamento dal naturale equilibrio omeostatico ocu-lare registrato e del malcontento soggettivo, il quale a sua volta, è stato considerato in questo contesto come naturale precursore di un eventuale drop-out.
2023
Predicting and reducing dropout in soft contact lens wearers: an evaluation model for the professional organized on the analysis of physiological, biomechanical and biochemical factors.
lenti a contatto
dropout
modello valutativo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/63002