Obiettivi: Fornire una panoramica delle distanze di lettura di un campione di studenti universitari e osservarne la variazione, in termini di foria, tra la misurazione alla distanza di lettura reale dei pazienti e quella a 40 cm. Metodi e strumenti: Il campione è costituito da 24 studenti universitari di età media 25 anni. Per ognuno è stata calcolata la media tra distanza di lettura, scrittura e lavoro allo smartphone; esame soggettivo e forie da lontano con il metodo di Von Graefe e quelle prossimali con le relative riserve fusionali sia a 40 cm, sia alla distanza media precedentemente calcolata. Risultati: Le distanze di lettura reali medie risultano inferiori ai 40 cm, in particolare con un picco inferiore per la lettura allo smartphone, con un valore medio di 33,58 ± 7,17. Esiste una correlazione, R2 = 0,7858, tra la riduzione della distanza di lettura e l’incremento della deviazione di tipo exoforico. Per quanto riguarda le riserve fusionali, le deviazioni non risultano compensate per il 25% degli studenti a 40 cm, e per il 42% alla distanza di lettura reale. Conclusione: Tale studio suggerisce di prestare sempre attenzione a quale sia la distanza di lavoro prossimale effettiva del soggetto durante l’esame visivo, poiché nei giovani la distanza di lettura tende a essere inferiore alla distanza convenzionale di 40 cm. Inoltre, anche i test dovrebbero essere eseguiti alla distanza prossimale cui il soggetto è solito posizionarsi durante la lettura, in quanto i valori individuati, soprattutto in termini di eteroforia e della sua compensazione, tendono a differire rispetto alla distanza standard, e la valutazione della funzionalità della visione binoculare, spesso associata a stress visivo e astenopia, rischia di non essere accurata.
La differenza nelle eteroforie tra i 40 cm e la distanza di lettura
SILVIDII, FRANCESCA
2023/2024
Abstract
Obiettivi: Fornire una panoramica delle distanze di lettura di un campione di studenti universitari e osservarne la variazione, in termini di foria, tra la misurazione alla distanza di lettura reale dei pazienti e quella a 40 cm. Metodi e strumenti: Il campione è costituito da 24 studenti universitari di età media 25 anni. Per ognuno è stata calcolata la media tra distanza di lettura, scrittura e lavoro allo smartphone; esame soggettivo e forie da lontano con il metodo di Von Graefe e quelle prossimali con le relative riserve fusionali sia a 40 cm, sia alla distanza media precedentemente calcolata. Risultati: Le distanze di lettura reali medie risultano inferiori ai 40 cm, in particolare con un picco inferiore per la lettura allo smartphone, con un valore medio di 33,58 ± 7,17. Esiste una correlazione, R2 = 0,7858, tra la riduzione della distanza di lettura e l’incremento della deviazione di tipo exoforico. Per quanto riguarda le riserve fusionali, le deviazioni non risultano compensate per il 25% degli studenti a 40 cm, e per il 42% alla distanza di lettura reale. Conclusione: Tale studio suggerisce di prestare sempre attenzione a quale sia la distanza di lavoro prossimale effettiva del soggetto durante l’esame visivo, poiché nei giovani la distanza di lettura tende a essere inferiore alla distanza convenzionale di 40 cm. Inoltre, anche i test dovrebbero essere eseguiti alla distanza prossimale cui il soggetto è solito posizionarsi durante la lettura, in quanto i valori individuati, soprattutto in termini di eteroforia e della sua compensazione, tendono a differire rispetto alla distanza standard, e la valutazione della funzionalità della visione binoculare, spesso associata a stress visivo e astenopia, rischia di non essere accurata.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/63007