Tra il XIX e il XX secolo in Europa e negli Stati Uniti si assiste allo sviluppo senza precedenti della psichiatria: per la prima volta nella storia, lo studio della mente umana acquisisce lo statuto di scienza medica dotata di un impianto teoretico solido e di un insieme di pratiche che hanno come scopo principale il trattamento dei disturbi mentali. L’impatto epistemologico delle conquiste di tale disciplina però non riguarda soltanto l’ambito medico-scientifico, ma si ripercuote in misure differenti su tutti gli altri campi del sapere e, di conseguenza, sulla cultura: i suoi progressi, infatti, rivoluzionano a poco a poco il pensiero a proposito della malattia mentale e, con esso, anche la concezione dell’essere umano quale soggetto empirico. La letteratura, dal canto suo, ha dimostrato fin dalle sue origini una particolare affinità con i temi di follia e devianza, dovuta ad una certa comunanza tra le caratteristiche strutturali di questi ultimi con alcune prassi costitutive del discorso letterario. Durante i due secoli in questione, dunque, essa raccoglie le trasformazioni in corso e ne propone diverse rappresentazioni secondo le modalità che le sono proprie. Questo lavoro analizza il modo in cui nell’arco di un secolo è cambiata la rappresentazione delle figure dei folli e dei criminali in concomitanza con i mutamenti culturali e sociali di quel periodo, attraverso un corpus testuale costituito di tre opere di lingua anglofona divenute celebri proprio in virtù della rappresentazione che hanno fornito in merito ai temi di follia e devianza: "Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr Hyde" di Robert Louis Stevenson, "Il silenzio degli innocenti" di Thomas Harris e "Fight Club" di Chuck Palahniuk.
Malattia mentale e devianza. Come cambia la rappresentazione letteraria tra Ottocento e Novecento
CASMIRO, BIANCA
2023/2024
Abstract
Tra il XIX e il XX secolo in Europa e negli Stati Uniti si assiste allo sviluppo senza precedenti della psichiatria: per la prima volta nella storia, lo studio della mente umana acquisisce lo statuto di scienza medica dotata di un impianto teoretico solido e di un insieme di pratiche che hanno come scopo principale il trattamento dei disturbi mentali. L’impatto epistemologico delle conquiste di tale disciplina però non riguarda soltanto l’ambito medico-scientifico, ma si ripercuote in misure differenti su tutti gli altri campi del sapere e, di conseguenza, sulla cultura: i suoi progressi, infatti, rivoluzionano a poco a poco il pensiero a proposito della malattia mentale e, con esso, anche la concezione dell’essere umano quale soggetto empirico. La letteratura, dal canto suo, ha dimostrato fin dalle sue origini una particolare affinità con i temi di follia e devianza, dovuta ad una certa comunanza tra le caratteristiche strutturali di questi ultimi con alcune prassi costitutive del discorso letterario. Durante i due secoli in questione, dunque, essa raccoglie le trasformazioni in corso e ne propone diverse rappresentazioni secondo le modalità che le sono proprie. Questo lavoro analizza il modo in cui nell’arco di un secolo è cambiata la rappresentazione delle figure dei folli e dei criminali in concomitanza con i mutamenti culturali e sociali di quel periodo, attraverso un corpus testuale costituito di tre opere di lingua anglofona divenute celebri proprio in virtù della rappresentazione che hanno fornito in merito ai temi di follia e devianza: "Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr Hyde" di Robert Louis Stevenson, "Il silenzio degli innocenti" di Thomas Harris e "Fight Club" di Chuck Palahniuk.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/63437