Risalente al principato di Tiberio, i "Dicta et facta memorabilia" di Valerio Massimo costituiscono una vasta raccolta di "exempla" che l’autore vuole destinare ai giovani aristocratici che tanto frequentavano le scuole di retorica. Spogliati dal loro contesto storico-politico, sono organizzati in base alla virtù o al vizio che veicolano, portando al lettore soprattutto fatti e discorsi risalenti all’epoca repubblicana. Questo lavoro vuole selezionare quei paragrafi che riportano i fatti e i detti di Livio Salinatore e Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore. Il contesto è quello della seconda guerra Punica e Roma si trovava sull’orlo del baratro. Anni prima del grande Scipione, a provvedere alla resistenza della città ci pensano un ex-console, il primo, convocato d’urgenza e rieletto console con Claudio Nerone, che sconfiggerà al Metauro l’armata di Asdrubale barca, impedendo ad Annibale di ricevere i rinforzi sperati per dare il colpo fatale a Roma; il secondo invece, andando quasi contro le mire aristocratiche di gloria, organizza una resistenza quasi capillare volta a logorare le forze di Annibale tramite imboscate e una strategia di attesa per evitare di subire ulteriori sconfitte militari. Le azioni di entrambi hanno permesso a Roma di resistere e, qualche anno dopo, di avere risorse sufficienti per portare le legioni in Africa e portare a termine la guerra con la grande vittoria nei pressi di Zama. Ecco che, dai passi di Valerio Massimo, si vedrà il rapporto con le fonti da cui ha attinto per descrivere questi protagonisti calati nel contesto della seconda guerra punica, della quale si presenteranno gli aspetti emergenti dall'opera valeriana.
Non solo Scipione: altri protagonisti dell'epopea annibalica nell'opera di Valerio Massimo
VALAPPIA, DAVIDE
2023/2024
Abstract
Risalente al principato di Tiberio, i "Dicta et facta memorabilia" di Valerio Massimo costituiscono una vasta raccolta di "exempla" che l’autore vuole destinare ai giovani aristocratici che tanto frequentavano le scuole di retorica. Spogliati dal loro contesto storico-politico, sono organizzati in base alla virtù o al vizio che veicolano, portando al lettore soprattutto fatti e discorsi risalenti all’epoca repubblicana. Questo lavoro vuole selezionare quei paragrafi che riportano i fatti e i detti di Livio Salinatore e Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore. Il contesto è quello della seconda guerra Punica e Roma si trovava sull’orlo del baratro. Anni prima del grande Scipione, a provvedere alla resistenza della città ci pensano un ex-console, il primo, convocato d’urgenza e rieletto console con Claudio Nerone, che sconfiggerà al Metauro l’armata di Asdrubale barca, impedendo ad Annibale di ricevere i rinforzi sperati per dare il colpo fatale a Roma; il secondo invece, andando quasi contro le mire aristocratiche di gloria, organizza una resistenza quasi capillare volta a logorare le forze di Annibale tramite imboscate e una strategia di attesa per evitare di subire ulteriori sconfitte militari. Le azioni di entrambi hanno permesso a Roma di resistere e, qualche anno dopo, di avere risorse sufficienti per portare le legioni in Africa e portare a termine la guerra con la grande vittoria nei pressi di Zama. Ecco che, dai passi di Valerio Massimo, si vedrà il rapporto con le fonti da cui ha attinto per descrivere questi protagonisti calati nel contesto della seconda guerra punica, della quale si presenteranno gli aspetti emergenti dall'opera valeriana.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/63611