L'elaborato si prefigge lo scopo di analizzare, sotto vari punti di osservazione, la possibilità da parte di varie autorità pubbliche di imporre su aree o beni immobili vincoli idonei a limitare la proprietà privata e, in secondo luogo, conseguentemente, anche la libera iniziativa economica per ragioni di cura di un particolare interesse pubblico, cioè quello volto alla tutela dei beni culturali. In modo particolare e più specifico, ciò che è oggetto dell’analisi del presente scritto verte sulle limitazioni amministrative conseguenti all’esercizio del potere amministrativo nella materia in questione. A seguito di un'introduzione sulla possibilità di limitare la proprietà privata alla luce della Costituzione, la disamina prosegue occupandosi delle misure imponibili attraverso gli strumenti urbanistici, in particolar modo, da parte delle varie amministrazioni comunali, nella gestione e nella regolazione del territorio di competenza. In aggiunta, nell'analisi di questo aspetto, viene prestata attenzione ai c.d. beni culturali urbanistici e, specialmente, alla tutela dei centri storici. In questo caso, risulteranno meritevoli di studio gli esempi dei comuni di Firenze e di Venezia. Data questa disamina, nel secondo capitolo, la trattazione continua verificando i vari poteri, esercitabili in via diretta e indiretta, di cui dispone l'autorità ministeriale nella tutela dell'interesse pubblico alla cura e alla preservazione di beni immobili o aree riconosciute come di rilevanza culturale, alla luce, soprattutto, della regolamentazione che ne fornisce il Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. lgs. 22 gennaio 2004, n. 42). Qui, dunque, oltre all’analisi concernente le limitazioni che si originerebbero allorquando si imponesse un vincolo diretto (artt. 13 e ss. del Codice) e un vincolo indiretto (art. 45 del Codice), si studieranno anche le limitazioni conseguenti all’esercizio del potere ai sensi dell’art. 52 dello stesso Codice. In particolar modo, di nostro interesse in quest’ultimo caso è la salvaguardia dei c.d. locali storici e, quindi, i limiti all’esercizio del commercio nelle aree di interesse culturale. Infine, avendo conto delle limitazioni amministrative e del relativo regime giuridico nella materia trattata, in modo naturale e in qualche misura doveroso, la presente tesi di laurea si conclude, nell'ultimo capitolo, con l'esame di una recente sentenza del Consiglio di Stato, in Adunanza plenaria (sentenza 13 febbraio 2023, n.5). L’esame di quest’ultima, infatti, costituisce un punto di arrivo e, al contempo, un punto di partenza sul tema in esame. La problematica, concretamente nel caso di specie, attiene alla questione relativa alla dichiarazione di interesse culturale di un bene immobile (e non solo), in cui ha sede un noto ristorante di Roma, il Vero Alfredo. Con l'analisi che sul punto viene svolta, pertanto, si vanno a verificare i punti fermi raggiunti, ad oggi, in materia e le novità che sono state apportate nel sistema italiano di tutela dei beni culturali. Ciò è compiuto, soprattutto, in ragione dell’audace interpretazione dell’art. 7-bis del Codice da parte del Consiglio di Stato nella citata pronuncia. L’interpretazione da ultimo fornita, infatti, comporta limitazioni ulteriori e particolarmente incisive nell’ampio spettro dei limiti imponibili in forza di quel determinato interesse pubblico, limite ulteriore rispetto a quelli finora analizzati. Tra costanti conferme e nuove interpretazioni fornite dal giudice amministrativo nella sua sede più autorevole, dunque, si comprenderà come la questione oggetto dell’intero elaborato sia particolarmente delicata e complessa e come, in relazione ad essa, sia necessaria una calibrazione dei poteri pubblici, la più ragionevole possibile.

Beni culturali, regolazione degli usi del territorio e limitazioni amministrative alla proprietà privata

RACCAGNI, GIANMARCO
2023/2024

Abstract

L'elaborato si prefigge lo scopo di analizzare, sotto vari punti di osservazione, la possibilità da parte di varie autorità pubbliche di imporre su aree o beni immobili vincoli idonei a limitare la proprietà privata e, in secondo luogo, conseguentemente, anche la libera iniziativa economica per ragioni di cura di un particolare interesse pubblico, cioè quello volto alla tutela dei beni culturali. In modo particolare e più specifico, ciò che è oggetto dell’analisi del presente scritto verte sulle limitazioni amministrative conseguenti all’esercizio del potere amministrativo nella materia in questione. A seguito di un'introduzione sulla possibilità di limitare la proprietà privata alla luce della Costituzione, la disamina prosegue occupandosi delle misure imponibili attraverso gli strumenti urbanistici, in particolar modo, da parte delle varie amministrazioni comunali, nella gestione e nella regolazione del territorio di competenza. In aggiunta, nell'analisi di questo aspetto, viene prestata attenzione ai c.d. beni culturali urbanistici e, specialmente, alla tutela dei centri storici. In questo caso, risulteranno meritevoli di studio gli esempi dei comuni di Firenze e di Venezia. Data questa disamina, nel secondo capitolo, la trattazione continua verificando i vari poteri, esercitabili in via diretta e indiretta, di cui dispone l'autorità ministeriale nella tutela dell'interesse pubblico alla cura e alla preservazione di beni immobili o aree riconosciute come di rilevanza culturale, alla luce, soprattutto, della regolamentazione che ne fornisce il Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. lgs. 22 gennaio 2004, n. 42). Qui, dunque, oltre all’analisi concernente le limitazioni che si originerebbero allorquando si imponesse un vincolo diretto (artt. 13 e ss. del Codice) e un vincolo indiretto (art. 45 del Codice), si studieranno anche le limitazioni conseguenti all’esercizio del potere ai sensi dell’art. 52 dello stesso Codice. In particolar modo, di nostro interesse in quest’ultimo caso è la salvaguardia dei c.d. locali storici e, quindi, i limiti all’esercizio del commercio nelle aree di interesse culturale. Infine, avendo conto delle limitazioni amministrative e del relativo regime giuridico nella materia trattata, in modo naturale e in qualche misura doveroso, la presente tesi di laurea si conclude, nell'ultimo capitolo, con l'esame di una recente sentenza del Consiglio di Stato, in Adunanza plenaria (sentenza 13 febbraio 2023, n.5). L’esame di quest’ultima, infatti, costituisce un punto di arrivo e, al contempo, un punto di partenza sul tema in esame. La problematica, concretamente nel caso di specie, attiene alla questione relativa alla dichiarazione di interesse culturale di un bene immobile (e non solo), in cui ha sede un noto ristorante di Roma, il Vero Alfredo. Con l'analisi che sul punto viene svolta, pertanto, si vanno a verificare i punti fermi raggiunti, ad oggi, in materia e le novità che sono state apportate nel sistema italiano di tutela dei beni culturali. Ciò è compiuto, soprattutto, in ragione dell’audace interpretazione dell’art. 7-bis del Codice da parte del Consiglio di Stato nella citata pronuncia. L’interpretazione da ultimo fornita, infatti, comporta limitazioni ulteriori e particolarmente incisive nell’ampio spettro dei limiti imponibili in forza di quel determinato interesse pubblico, limite ulteriore rispetto a quelli finora analizzati. Tra costanti conferme e nuove interpretazioni fornite dal giudice amministrativo nella sua sede più autorevole, dunque, si comprenderà come la questione oggetto dell’intero elaborato sia particolarmente delicata e complessa e come, in relazione ad essa, sia necessaria una calibrazione dei poteri pubblici, la più ragionevole possibile.
2023
Cultural heritage, regulation of land use and administrative restrictions on property
Limitazione
Bene culturale
Poteri pubblici
Proprietà privata
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/64398