Presupposti: la Sindrome di Brugada (BrS) è una patologia cardiaca caratterizzata da specifiche alterazioni all’ECG ed aumentato rischio di morte cardiaca improvvisa (MCI). La stratificazione del rischio aritmico nei pazienti asintomatici è una sfida importante per i medici in quanto, se la prevalenza del pattern ECG tipico nella popolazione generale è bassa, l’incidenza degli eventi aritmici maggiori è ancora più bassa, ma non trascurabile. Di fronte al rischio di MCI, è fondamentale identificare coloro per cui può essere indicato l’impianto di un ICD. Il limite principale degli attuali predittori di rischio è dovuto al basso tasso di eventi aritmici di questa popolazione e al fatto che il sintomo di presentazione può essere la MCI. Il ruolo dello studio elettrofisiologico endocavitario (SEF) nella stratificazione del rischio aritmico dei pazienti asintomatici con pattern Brugada tipo 1 è al giorno d’oggi controverso, dato che la maggior parte degli studi è stata condotta con criteri di inclusione e protocolli di stimolazione disomogenei e non standardizzati. Scopo dello studio: valutazione del ruolo prognostico del SEF in pazienti asintomatici con un pattern Brugada tipo 1 spontaneo. Metodi: trattasi di uno studio retrospettivo multicentrico a lungo termine condotto su 165 soggetti asintomatici con un pattern ECG Brugada di tipo 1 spontaneo arruolati tra luglio 1996 e febbraio 2023. Per ogni paziente è stata raccolta la storia anamnestica, con attenzione all’identificazione di casi familiari di BrS, cardiomiopatie o MCI. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a valutazione clinica ad un ECG a 12 derivazioni. Ogni paziente reclutato è stato sottoposto a SEF, caratterizzato da un massimo di 3 extrastimoli con un intervallo di accoppiamento minimo di 200 millisecondi, applicati prima all’apice del ventricolo destro, poi al livello del tratto di efflusso del ventricolo destro. Il SEF veniva completato dalla misurazione degli intervalli AH ed HV. L’inducibilità di aritmie ventricolari sostenute al SEF veniva considerata una indicazione all’impianto di un ICD. L’endpoint primario dello studio era quello di stabilire l’outcome aritmico dei pazienti dopo l’EPS. È stato considerato un endpoint combinato comprensivo di MCI/AC, FV, TV sostenuta ed interventi appropriati dell’ICD. Il tempo mediano dalla diagnosi all’ultimo follow-up è stato di 101 (53-155) mesi, mentre dal SEF all’ultimo follow-up è stato di 90 (40-150) mesi. Risultati: i risultati principali dello studio sono i seguenti: (1) tre pazienti (1.9%) hanno sperimentato un evento aritmico maggiore nel follow up, un caso di morte cardiaca improvvisa, due casi di intervento appropriato dell’ICD; (2) l'inducibilità di aritmie ventricolari sostenute al SEF non si è rivelata predittiva di eventi aritmici a breve e a lungo termine (3) il SEF ha mostrato un basso valore predittivo positivo basso (4,8%) ed un elevato valore predittivo negativo elevato (99%); (4) è stata evidenziata una correlazione statisticamente significativa tra la presenza di blocco AV di I grado e l’insorgenza di aritmie maggiori durante il follow-up (p 0.03, OR 14.39); (4) il sesso maschile, la presenza di disturbi di conduzione (fQRS, durata QRS prolungata in V2, onda S prominente nella derivazione I e intervallo HV prolungato) si sono rivelati predittivi di inducibilità al SEF. Conclusioni: lo studio indica che l’inducibilità al SEF non è predittiva di eventi aritmici maggiori in soggetti asintomatici con un pattern ECG Brugada tipo 1 spontaneo. In merito all’outcome aritmico, il SEF ha mostrato un basso valore predittivo positivo e un alto valore predittivo negativo. Il blocco AV di primo grado al momento della prima valutazione clinica si è rivelato l'unico predittore di eventi aritmici maggiori. Il sesso maschile e i disturbi di conduzione si sono rivelati predittori dell'inducibilità al SEF
Basso valore prognostico dello studio elettrofisiologico in soggetti asintomatici con pattern ECG Brugada di tipo 1 spontaneo
RIZZO, NOEMI
2023/2024
Abstract
Presupposti: la Sindrome di Brugada (BrS) è una patologia cardiaca caratterizzata da specifiche alterazioni all’ECG ed aumentato rischio di morte cardiaca improvvisa (MCI). La stratificazione del rischio aritmico nei pazienti asintomatici è una sfida importante per i medici in quanto, se la prevalenza del pattern ECG tipico nella popolazione generale è bassa, l’incidenza degli eventi aritmici maggiori è ancora più bassa, ma non trascurabile. Di fronte al rischio di MCI, è fondamentale identificare coloro per cui può essere indicato l’impianto di un ICD. Il limite principale degli attuali predittori di rischio è dovuto al basso tasso di eventi aritmici di questa popolazione e al fatto che il sintomo di presentazione può essere la MCI. Il ruolo dello studio elettrofisiologico endocavitario (SEF) nella stratificazione del rischio aritmico dei pazienti asintomatici con pattern Brugada tipo 1 è al giorno d’oggi controverso, dato che la maggior parte degli studi è stata condotta con criteri di inclusione e protocolli di stimolazione disomogenei e non standardizzati. Scopo dello studio: valutazione del ruolo prognostico del SEF in pazienti asintomatici con un pattern Brugada tipo 1 spontaneo. Metodi: trattasi di uno studio retrospettivo multicentrico a lungo termine condotto su 165 soggetti asintomatici con un pattern ECG Brugada di tipo 1 spontaneo arruolati tra luglio 1996 e febbraio 2023. Per ogni paziente è stata raccolta la storia anamnestica, con attenzione all’identificazione di casi familiari di BrS, cardiomiopatie o MCI. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a valutazione clinica ad un ECG a 12 derivazioni. Ogni paziente reclutato è stato sottoposto a SEF, caratterizzato da un massimo di 3 extrastimoli con un intervallo di accoppiamento minimo di 200 millisecondi, applicati prima all’apice del ventricolo destro, poi al livello del tratto di efflusso del ventricolo destro. Il SEF veniva completato dalla misurazione degli intervalli AH ed HV. L’inducibilità di aritmie ventricolari sostenute al SEF veniva considerata una indicazione all’impianto di un ICD. L’endpoint primario dello studio era quello di stabilire l’outcome aritmico dei pazienti dopo l’EPS. È stato considerato un endpoint combinato comprensivo di MCI/AC, FV, TV sostenuta ed interventi appropriati dell’ICD. Il tempo mediano dalla diagnosi all’ultimo follow-up è stato di 101 (53-155) mesi, mentre dal SEF all’ultimo follow-up è stato di 90 (40-150) mesi. Risultati: i risultati principali dello studio sono i seguenti: (1) tre pazienti (1.9%) hanno sperimentato un evento aritmico maggiore nel follow up, un caso di morte cardiaca improvvisa, due casi di intervento appropriato dell’ICD; (2) l'inducibilità di aritmie ventricolari sostenute al SEF non si è rivelata predittiva di eventi aritmici a breve e a lungo termine (3) il SEF ha mostrato un basso valore predittivo positivo basso (4,8%) ed un elevato valore predittivo negativo elevato (99%); (4) è stata evidenziata una correlazione statisticamente significativa tra la presenza di blocco AV di I grado e l’insorgenza di aritmie maggiori durante il follow-up (p 0.03, OR 14.39); (4) il sesso maschile, la presenza di disturbi di conduzione (fQRS, durata QRS prolungata in V2, onda S prominente nella derivazione I e intervallo HV prolungato) si sono rivelati predittivi di inducibilità al SEF. Conclusioni: lo studio indica che l’inducibilità al SEF non è predittiva di eventi aritmici maggiori in soggetti asintomatici con un pattern ECG Brugada tipo 1 spontaneo. In merito all’outcome aritmico, il SEF ha mostrato un basso valore predittivo positivo e un alto valore predittivo negativo. Il blocco AV di primo grado al momento della prima valutazione clinica si è rivelato l'unico predittore di eventi aritmici maggiori. Il sesso maschile e i disturbi di conduzione si sono rivelati predittori dell'inducibilità al SEFFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/65731