Introduzione: La ventilazione meccanica è un presidio fondamentale per sostenere la funzione polmonare in pazienti con insufficienza respiratoria acuta. Tuttavia, questa presenta importanti effetti avversi, tra cui il danno polmonare da ventilatore (VILI). Predittori affidabili del VILI sono Driving Pressure e Mechanical Power, variabili associate anche ad un aumento della mortalità, specie quando superiori a rispettivamente valori di 15 cmH2O e 17 J/min. Per calcolare questi parametri è necessario misurare la pressione di fine inspirazione delle vie respiratorie. Questa però, durante la pausa di fine inspirazione, non raggiunge subito l’equi- librio, ma cala dalla pressione al momento dell’azzeramento del flusso (P1) alla pressione di plateau (P2). Questo gradiente pressorio è dovuto alle proprietà viscoelastiche del polmone, che a loro volta giocano un ruolo nella genesi del VILI. L’ipotesi dello studio è che una pressione di fine inspirazione misurata più precocemente, come P1, potrebbe permettere di tener conto maggiormente delle proprietà viscoelastiche del tessuto, rispetto a pressioni misurate tardivamente, nel calcolo di Driving Pressure e Mechanical Power. Scopo dello studio: Lo studio si pone come obiettivo primario il confronto tra Driving Pressure, Mechanical Power, compliance e resistenze del sistema respiratorio calcolati a partire da pressioni di fine inspirazione rilevate a tempi diversi. L’obiettivo secondario è valutare se, calcolando Driving Pressure e Mechanical Power a partire da pressioni misurate a tempi diversi, ci siano differenze nell’associazione che questi parametri hanno con variabili cliniche quali durata della ventilazione meccanica invasiva, durata della degenza e mortalità in terapia intensiva. Materiali e metodi: La misurazione dei valori pressori è avvenuta nel contesto di una pausa inspiratoria della durata di 5 secondi in pazienti sottoposti a ventilazione meccanica invasiva entro 48 ore dal ricovero in terapia intensiva. Sono state misurate la pressione di fine inspirazione rilevata automaticamente dal ventilatore meccanico (PPlat), la pressione in corrispondenza dell’azzera- mento del flusso (P1), la pressione dopo 0.5 secondi dall’inizio della pausa inspiratoria (P0.5s), dopo 2 secondi (P2s), dopo 3 secondi (P3s) e dopo 5 secondi (P2). A questa valutazione è seguita una pausa espiratoria di 5 secondi per la misurazione della pressione positiva di fine espirazione. I dati derivanti dalla raccolta sono stati elaborati al fine di calcolare Driving Pressure, Mechanical Power, compliance e resistenze del sistema respiratorio a partire da ognuna delle sei pressioni di fine inspirazione rilevate. A queste misurazioni è seguita la raccolta di variabili ventilatorie, antropometriche, demografiche e cliniche. Risultati: Le sei pressioni di fine inspirazione sono risultate differenti tra loro in modo statisticamente significativo. Allo stesso modo anche le Driving Pressure calcolate a partire dalle sei pressioni di fine inspirazione, così come Mechanical Power, compliance e resistenze delle vie aeree, sono risultate di- verse tra loro in modo statisticamente significativo. Dall’analisi dei dati è inoltre emerso che i pazienti ventilati con una Driving Pressure calcolata con P1 ≥15cmH2O ma inferiore a questa soglia se calcolata a partire da P2 avevano una mortalità superiore rispetto ai pazienti che avevano entrambe le Driving Pressure protettive. Conclusioni: La tempistica di misurazione della pressione di fine inspirazione influisce in maniera statisticamente significativa sul calcolo di Driving Pressure, Mechanical Power, compliance e resistenze del istema respiratorio. Inoltre, utilizzare P1 per calcolare la Driving Pressure potrebbe consentire una migliore stratificazione prognostica rispetto all’utilizzo di P2.

IL P1-P2 DECAY E IL DANNO POLMONARE DA VENTILATORE

RUGGERINI, DOMENICO
2023/2024

Abstract

Introduzione: La ventilazione meccanica è un presidio fondamentale per sostenere la funzione polmonare in pazienti con insufficienza respiratoria acuta. Tuttavia, questa presenta importanti effetti avversi, tra cui il danno polmonare da ventilatore (VILI). Predittori affidabili del VILI sono Driving Pressure e Mechanical Power, variabili associate anche ad un aumento della mortalità, specie quando superiori a rispettivamente valori di 15 cmH2O e 17 J/min. Per calcolare questi parametri è necessario misurare la pressione di fine inspirazione delle vie respiratorie. Questa però, durante la pausa di fine inspirazione, non raggiunge subito l’equi- librio, ma cala dalla pressione al momento dell’azzeramento del flusso (P1) alla pressione di plateau (P2). Questo gradiente pressorio è dovuto alle proprietà viscoelastiche del polmone, che a loro volta giocano un ruolo nella genesi del VILI. L’ipotesi dello studio è che una pressione di fine inspirazione misurata più precocemente, come P1, potrebbe permettere di tener conto maggiormente delle proprietà viscoelastiche del tessuto, rispetto a pressioni misurate tardivamente, nel calcolo di Driving Pressure e Mechanical Power. Scopo dello studio: Lo studio si pone come obiettivo primario il confronto tra Driving Pressure, Mechanical Power, compliance e resistenze del sistema respiratorio calcolati a partire da pressioni di fine inspirazione rilevate a tempi diversi. L’obiettivo secondario è valutare se, calcolando Driving Pressure e Mechanical Power a partire da pressioni misurate a tempi diversi, ci siano differenze nell’associazione che questi parametri hanno con variabili cliniche quali durata della ventilazione meccanica invasiva, durata della degenza e mortalità in terapia intensiva. Materiali e metodi: La misurazione dei valori pressori è avvenuta nel contesto di una pausa inspiratoria della durata di 5 secondi in pazienti sottoposti a ventilazione meccanica invasiva entro 48 ore dal ricovero in terapia intensiva. Sono state misurate la pressione di fine inspirazione rilevata automaticamente dal ventilatore meccanico (PPlat), la pressione in corrispondenza dell’azzera- mento del flusso (P1), la pressione dopo 0.5 secondi dall’inizio della pausa inspiratoria (P0.5s), dopo 2 secondi (P2s), dopo 3 secondi (P3s) e dopo 5 secondi (P2). A questa valutazione è seguita una pausa espiratoria di 5 secondi per la misurazione della pressione positiva di fine espirazione. I dati derivanti dalla raccolta sono stati elaborati al fine di calcolare Driving Pressure, Mechanical Power, compliance e resistenze del sistema respiratorio a partire da ognuna delle sei pressioni di fine inspirazione rilevate. A queste misurazioni è seguita la raccolta di variabili ventilatorie, antropometriche, demografiche e cliniche. Risultati: Le sei pressioni di fine inspirazione sono risultate differenti tra loro in modo statisticamente significativo. Allo stesso modo anche le Driving Pressure calcolate a partire dalle sei pressioni di fine inspirazione, così come Mechanical Power, compliance e resistenze delle vie aeree, sono risultate di- verse tra loro in modo statisticamente significativo. Dall’analisi dei dati è inoltre emerso che i pazienti ventilati con una Driving Pressure calcolata con P1 ≥15cmH2O ma inferiore a questa soglia se calcolata a partire da P2 avevano una mortalità superiore rispetto ai pazienti che avevano entrambe le Driving Pressure protettive. Conclusioni: La tempistica di misurazione della pressione di fine inspirazione influisce in maniera statisticamente significativa sul calcolo di Driving Pressure, Mechanical Power, compliance e resistenze del istema respiratorio. Inoltre, utilizzare P1 per calcolare la Driving Pressure potrebbe consentire una migliore stratificazione prognostica rispetto all’utilizzo di P2.
2023
THE P1-P2 DECAY AND VENTILATOR-INDUCED LUNG INJURY
Mechanical
ventilation
VILI
Plateau pressure
Driving pressure
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/65752