Presupposti dello studio. Le fratture d’anca sono tra le condizioni a maggior incidenza in ambito traumatologico, in particolare nei soggetti anziani affetti da osteoporosi; si stima che solo in Italia presentino un’incidenza annua maggiore di 300 soggetti su 100.000 abitanti per il genere femminile e maggiore di 150 soggetti su 100.000 abitanti per il genere maschile. Questo tipo di fratture rappresenta un importante problema di salute pubblica a livello globale determinando elevati costi sanitari e un’importante compromissione della qualità di vita dei soggetti colpiti con un ampio tasso di mortalità che raggiunge anche valori del 25% a 6 mesi dal trauma. Tra le fratture d’anca, le fratture pertrocanteriche costituiscono più della metà di tutti i casi e delineano una delle sfide più complesse e delicate in ambito ortopedico. Il trattamento delle fratture pertrocanteriche ha subito numerosi sviluppi negli ultimi decenni: il gold standard è oggi l’intervento chirurgico di inchiodamento endomidollare. I chiodi endomidollari utilizzati sono di vario tipo e possono essere dotati di una lama elicoidale o di una vite lag; tuttavia, non è ancora chiaro se vi siano differenze significative tra le due tipologie di chiodo. Le complicanze dell’inchiodamento endomidollare sono numerose e non sempre di facile gestione; si suddividono in complicanze mediche, dovute principalmente all’età avanzata e alle comorbidità dei pazienti operati, e in complicanze chirurgiche. Tra le complicanze chirurgiche la più frequente è il cut-out del chiodo, definito come il collasso in varismo dell’angolo cervico-diafisario con conseguente estrusione della vite o lama cefalica dalla testa del femore. Scopo dello studio. Lo scopo dello studio è stato quello di valutare la presenza di differenze negli esiti clinici tra l’utilizzo di chiodi endomidollare con lama elicoidale e chiodi endomidollari con vite lag cefalica e la ricerca di fattori o parametri in grado di predire l’outcome dell’intervento di inchiodamento endomidollare. Conclusioni. Il nostro lavoro ha confermato l’assenza di differenze negli esiti clinici tra i chiodi con lama elicoidale e quelli con vite lag cefalica e la valenza della TAD e dell’instabilità della frattura come fattori predittivi di outcome. In particolare, una TAD > 25 mm predispone al rischio di cut-out del chiodo endomidollare. Sono stati esclusi come fattori predittivi di outcome il sesso, l’età e il lato fratturato.

Chiodi endomidollari nelle fratture pertrocanteriche: confronto tra lama e vite cefalica e analisi di fattori predittivi di outcome.

BIENTINESI, MANRICO ROBERTO
2023/2024

Abstract

Presupposti dello studio. Le fratture d’anca sono tra le condizioni a maggior incidenza in ambito traumatologico, in particolare nei soggetti anziani affetti da osteoporosi; si stima che solo in Italia presentino un’incidenza annua maggiore di 300 soggetti su 100.000 abitanti per il genere femminile e maggiore di 150 soggetti su 100.000 abitanti per il genere maschile. Questo tipo di fratture rappresenta un importante problema di salute pubblica a livello globale determinando elevati costi sanitari e un’importante compromissione della qualità di vita dei soggetti colpiti con un ampio tasso di mortalità che raggiunge anche valori del 25% a 6 mesi dal trauma. Tra le fratture d’anca, le fratture pertrocanteriche costituiscono più della metà di tutti i casi e delineano una delle sfide più complesse e delicate in ambito ortopedico. Il trattamento delle fratture pertrocanteriche ha subito numerosi sviluppi negli ultimi decenni: il gold standard è oggi l’intervento chirurgico di inchiodamento endomidollare. I chiodi endomidollari utilizzati sono di vario tipo e possono essere dotati di una lama elicoidale o di una vite lag; tuttavia, non è ancora chiaro se vi siano differenze significative tra le due tipologie di chiodo. Le complicanze dell’inchiodamento endomidollare sono numerose e non sempre di facile gestione; si suddividono in complicanze mediche, dovute principalmente all’età avanzata e alle comorbidità dei pazienti operati, e in complicanze chirurgiche. Tra le complicanze chirurgiche la più frequente è il cut-out del chiodo, definito come il collasso in varismo dell’angolo cervico-diafisario con conseguente estrusione della vite o lama cefalica dalla testa del femore. Scopo dello studio. Lo scopo dello studio è stato quello di valutare la presenza di differenze negli esiti clinici tra l’utilizzo di chiodi endomidollare con lama elicoidale e chiodi endomidollari con vite lag cefalica e la ricerca di fattori o parametri in grado di predire l’outcome dell’intervento di inchiodamento endomidollare. Conclusioni. Il nostro lavoro ha confermato l’assenza di differenze negli esiti clinici tra i chiodi con lama elicoidale e quelli con vite lag cefalica e la valenza della TAD e dell’instabilità della frattura come fattori predittivi di outcome. In particolare, una TAD > 25 mm predispone al rischio di cut-out del chiodo endomidollare. Sono stati esclusi come fattori predittivi di outcome il sesso, l’età e il lato fratturato.
2023
Intramedullary nails in pertrochanteric fractures: comparison between helical blade and lag screw and analysis of predictive outcome factors.
Fratture
Femore
Chiodo endomidollare
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/65842