Il presente elaborato, nella sua prima parte, analizza il concetto di disastro ambientale, sottolineando la differenza tra disastro naturale e disastro causato dall'azione umana ("human-made"), e affrontando le conseguenze dal punto di vista psicologico. Prendendo in esame i disastri causati dall'uomo, si evidenzia come spesso sia complicato individuare un responsabile, e viene da chiedersi se quest'ultimo effettivamente esista: cos'è che determina se si è verificata una violenza o meno? Per rispondere a questa domanda ci viene in aiuto la teoria del "triangolo della violenza", che prevede un perpetratore, una vittima e uno spettatore, attribuendo a quest'ultimo la capacità di fare la differenza. Nella seconda parte è spiegata la stretta relazione tra il "self" e l'ambiente, utile per introdurci al tema della memorializzazione e al suo contributo nella costruzione di un'identità collettiva. In questa cornice, i disastri ambientali sono affrontati come violenza, vale a dire una violazione dell'integrità di un luogo e, con esso, dell'identità delle persone che lo abitano; a ciò segue la costruzione di una nuova identità fortemente basata sull'esperienza vissuta. Nella terza parte viene analizzato il concetto di memorializzazione e la distinzione tra memoriali e pratiche di memorializzazione; successivamente viene presentata la legge 101/2011 che istituisce la Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'uomo. Infine, vengono presentate le vicende della diga del Vajont e di Seveso e alcune pratiche di memorializzazione messe in atto nel post-disastro.
DISASTRI AMBIENTALI E PRATICHE DI MEMORIALIZZAZIONE
D'ANDREA, ELISA
2023/2024
Abstract
Il presente elaborato, nella sua prima parte, analizza il concetto di disastro ambientale, sottolineando la differenza tra disastro naturale e disastro causato dall'azione umana ("human-made"), e affrontando le conseguenze dal punto di vista psicologico. Prendendo in esame i disastri causati dall'uomo, si evidenzia come spesso sia complicato individuare un responsabile, e viene da chiedersi se quest'ultimo effettivamente esista: cos'è che determina se si è verificata una violenza o meno? Per rispondere a questa domanda ci viene in aiuto la teoria del "triangolo della violenza", che prevede un perpetratore, una vittima e uno spettatore, attribuendo a quest'ultimo la capacità di fare la differenza. Nella seconda parte è spiegata la stretta relazione tra il "self" e l'ambiente, utile per introdurci al tema della memorializzazione e al suo contributo nella costruzione di un'identità collettiva. In questa cornice, i disastri ambientali sono affrontati come violenza, vale a dire una violazione dell'integrità di un luogo e, con esso, dell'identità delle persone che lo abitano; a ciò segue la costruzione di una nuova identità fortemente basata sull'esperienza vissuta. Nella terza parte viene analizzato il concetto di memorializzazione e la distinzione tra memoriali e pratiche di memorializzazione; successivamente viene presentata la legge 101/2011 che istituisce la Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'uomo. Infine, vengono presentate le vicende della diga del Vajont e di Seveso e alcune pratiche di memorializzazione messe in atto nel post-disastro.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/66169