INTRODUZIONE La micosi fungoide (MF) rappresenta la forma più comune di linfoma primitivo cutaneo a cellule T. La sua forma classica si manifesta con un andamento clinico generalmente lento, progredendo attraverso tre fasi distinte: chiazza, placca e nodulo tumorale. I linfociti maligni della micosi fungoide originano da cellule T memoria effettrici che esprimono il cutaneous lymphocyte antigen (CLA). Il CLA è considerato un biomarcatore periferico di attivazione immunitaria cutanea in disturbi cutanei infiammatori e immunomediati, come la dermatite atopica, e in quelli neoplastici, come la micosi fungoide. In condizioni fisiologiche, i linfociti T subiscono un processo di ricircolazione che dalla pelle li porta al circolo linfatico ed infine attraverso il torrente ematico nuovamente alla pelle. Nella micosi fungoide, l’espressione elevata di CLA è responsabile per l’epidermotropismo delle cellule neoplastiche, che si accumulano nella cute e conferiscono un comportamento in genere indolente a questo linfoma. Lo sviluppo di strategie terapeutiche dirette a livello cutaneo, che sfruttino le caratteristiche immunologiche e cliniche peculiari della micosi fungoide, può produrre elevate efficacia e selettività, minimizzando il rischio di tossicità sistemica. Gli approcci di immunoterapia con anticorpi monoclonali possono garantire una specificità per il clone neoplastico e la possibilità di coniugarli a molecole citotossiche può aumentare la risposta al trattamento. SCOPO DELLO STUDIO La finalità di questo studio in vitro è esaminare, su una linea di linfociti T di micosi fungoide, l’effetto dell’immunoterapia utilizzando coniugati anticorpo-farmaco (antibody-drug conjugates, ADC). In particolare, è stata posta l’attenzione sulla possibilità di usare l’antigene di superficie CLA, come target terapeutico per MF, in combinazione con monomethyl-auristatin-E (MMAE), un agente antineoplastico, e a protoporfirina IX (PPIX), una molecola foto-attivabile. MATERIALI E METODI Questo studio in vitro ha impiegato cellule My-La CD4+ derivate da micosi fungoide che sono state incubate con i coniugati anticorpo anti-CLA e MMAE oppure anti-CLA e PPIX. La vitalità delle cellule è stata misurata tramite colorazione con ioduro di propidio dopo 24 ore dall’incubazione. RISULTATI Non si è evidenziata una differenza significativa tra il campione trattato e quello di controllo in ciascuno dei due gruppi di trattamento; pertanto, entrambe le strategie esaminate non hanno prodotto una risposta soddisfacente. CONCLUSIONI I risultati del nostro studio sono significativi per orientare future ricerche in quanto ci consentono di analizzare le caratteristiche dei coniugati utilizzati: l’anticorpo diretto contro CLA non viene internalizzato dalle cellule dopo il legame con il recettore e per questo motivo l'MMAE non si concentra abbastanza all’interno della cellula per esercitare la sua attività citotossica; mentre, nel caso della PPIX, la produzione di ROS nell'ambiente extra-cellulare non raggiunge concentrazioni sufficienti per una risposta terapeutica.
Modello sperimentale di immunoterapia della micosi fungoide: studio pilota.
CAMA, FRANCESCO
2023/2024
Abstract
INTRODUZIONE La micosi fungoide (MF) rappresenta la forma più comune di linfoma primitivo cutaneo a cellule T. La sua forma classica si manifesta con un andamento clinico generalmente lento, progredendo attraverso tre fasi distinte: chiazza, placca e nodulo tumorale. I linfociti maligni della micosi fungoide originano da cellule T memoria effettrici che esprimono il cutaneous lymphocyte antigen (CLA). Il CLA è considerato un biomarcatore periferico di attivazione immunitaria cutanea in disturbi cutanei infiammatori e immunomediati, come la dermatite atopica, e in quelli neoplastici, come la micosi fungoide. In condizioni fisiologiche, i linfociti T subiscono un processo di ricircolazione che dalla pelle li porta al circolo linfatico ed infine attraverso il torrente ematico nuovamente alla pelle. Nella micosi fungoide, l’espressione elevata di CLA è responsabile per l’epidermotropismo delle cellule neoplastiche, che si accumulano nella cute e conferiscono un comportamento in genere indolente a questo linfoma. Lo sviluppo di strategie terapeutiche dirette a livello cutaneo, che sfruttino le caratteristiche immunologiche e cliniche peculiari della micosi fungoide, può produrre elevate efficacia e selettività, minimizzando il rischio di tossicità sistemica. Gli approcci di immunoterapia con anticorpi monoclonali possono garantire una specificità per il clone neoplastico e la possibilità di coniugarli a molecole citotossiche può aumentare la risposta al trattamento. SCOPO DELLO STUDIO La finalità di questo studio in vitro è esaminare, su una linea di linfociti T di micosi fungoide, l’effetto dell’immunoterapia utilizzando coniugati anticorpo-farmaco (antibody-drug conjugates, ADC). In particolare, è stata posta l’attenzione sulla possibilità di usare l’antigene di superficie CLA, come target terapeutico per MF, in combinazione con monomethyl-auristatin-E (MMAE), un agente antineoplastico, e a protoporfirina IX (PPIX), una molecola foto-attivabile. MATERIALI E METODI Questo studio in vitro ha impiegato cellule My-La CD4+ derivate da micosi fungoide che sono state incubate con i coniugati anticorpo anti-CLA e MMAE oppure anti-CLA e PPIX. La vitalità delle cellule è stata misurata tramite colorazione con ioduro di propidio dopo 24 ore dall’incubazione. RISULTATI Non si è evidenziata una differenza significativa tra il campione trattato e quello di controllo in ciascuno dei due gruppi di trattamento; pertanto, entrambe le strategie esaminate non hanno prodotto una risposta soddisfacente. CONCLUSIONI I risultati del nostro studio sono significativi per orientare future ricerche in quanto ci consentono di analizzare le caratteristiche dei coniugati utilizzati: l’anticorpo diretto contro CLA non viene internalizzato dalle cellule dopo il legame con il recettore e per questo motivo l'MMAE non si concentra abbastanza all’interno della cellula per esercitare la sua attività citotossica; mentre, nel caso della PPIX, la produzione di ROS nell'ambiente extra-cellulare non raggiunge concentrazioni sufficienti per una risposta terapeutica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/66993