Nel corso della Prima guerra mondiale, le donne non vennero ammesse allo svolgimento di ruoli combattenti nelle Forze armate. Nonostante ciò, seppur relegate agli ambiti della cura e dell’accudimento, venendo impiegate come lavoratrici esse diedero la loro vita per la patria. In un’epoca in cui una donna per poter essere considerata valida doveva essere una buona moglie dedita alle faccende domestiche quindi, le donne iniziarono gradualmente ad acquisire un ruolo nuovo all’interno della società. La Prima guerra mondiale e l’immediato dopoguerra influenzarono la società in modo unico e peculiare, motivo per cui tale momento storico è da molti considerato ideale per verificare gli effetti che un evento drammatico e catastrofico come la Grande Guerra ha avuto sui rapporti di genere. Paradossalmente infatti, sembrerebbe possibile affermare che se da un lato la Prima guerra mondiale ha attutito le specificità di genere chiamando uomini e donne ad essere cittadini della Nazione in egual misura, dall’altro lato ha “femminilizzato” gli uomini avvilendo la loro virilità e riducendoli a carne da macello e “mascolinizzato” le donne che per la prima volta nella storia sono state chiamate ad assumere comportamenti dai tratti tradizionalmente maschili: mentre gli uomini al fronte per necessità o passatempo svolsero mansioni femminili che includevano cucinare, lavare i panni e curire, le donne, d’altro canto, si impiegarono in lavori maschili sia in ambito urbano che in ambito rurale. Oltretutto, l’esperienza di guerra fece assumere al genere maschile una condizione di fragilità fisica e psicologica che poco aveva in comune con i modelli di virilità del combattimento bellico, mentre le donne divennero figure forti dal punto di vista affettivo e sentimentale, il che le portò ad acquisire spazi di contrattazione nel rapporto con l’altro sesso. Prima della Grande Guerra si era guardato ai movimenti femministi ed emancipatori con diffidenza e sospetto: all’epoca, l’apertura alle donne dello spazio pubblico appariva come una minaccia ai codici morali dominanti. Dopo la Grande Guerra, invece, si cominciò a prendere in considerazione l’attribuzione della cittadinanza politica alle donne, le quali in tempo di guerra avevano sostenuto - seppur non senza critiche - i soldati nel fronte esterno e gli operai nel fronte interno. Durante la guerra, le donne avevano svolto un ruolo di sostegno non solo come madri e mogli, ma anche come operaie, infermiere e mediatrici di consenso. Proprio per questo motivo, la loro presenza nella sfera pubblica cominciò ad essere considerata rilevante, tanto che si iniziò a diffondere l’idea che le donne avrebbero dovuto votare. In conclusione, durante la Grande Guerra tutti gli uomini che potevano combattere vennero chiamati alle armi: ne conseguì che l’Europa divenne un gineceo di fabbricatrici di proiettili, bombe e tessuti, dirigenti, infermiere, maestre che insegnavano l’amore per la patria, impiegate e giornaliste. Nonostante ci fossero molte donne che si opponevano alla guerra, nella costruzione sociale del “mito della grande guerra” alle donne venne attribuito il compito fondamentale di affermare una maternità eroica che accettasse di sacrificare i figli per il bene della patria: molte furono le donne che sentirono la necessità di lottare contro il disfattismo, sostenere l’interventismo e farsi carico del lutto causato dalla guerra, il che è testimoniato dal consenso che provenne da gruppi e associazioni femministe ed emancipazioniste di tutto il mondo.

La Grande Guerra attraverso lo sguardo delle donne

TASSO, VANESSA
2023/2024

Abstract

Nel corso della Prima guerra mondiale, le donne non vennero ammesse allo svolgimento di ruoli combattenti nelle Forze armate. Nonostante ciò, seppur relegate agli ambiti della cura e dell’accudimento, venendo impiegate come lavoratrici esse diedero la loro vita per la patria. In un’epoca in cui una donna per poter essere considerata valida doveva essere una buona moglie dedita alle faccende domestiche quindi, le donne iniziarono gradualmente ad acquisire un ruolo nuovo all’interno della società. La Prima guerra mondiale e l’immediato dopoguerra influenzarono la società in modo unico e peculiare, motivo per cui tale momento storico è da molti considerato ideale per verificare gli effetti che un evento drammatico e catastrofico come la Grande Guerra ha avuto sui rapporti di genere. Paradossalmente infatti, sembrerebbe possibile affermare che se da un lato la Prima guerra mondiale ha attutito le specificità di genere chiamando uomini e donne ad essere cittadini della Nazione in egual misura, dall’altro lato ha “femminilizzato” gli uomini avvilendo la loro virilità e riducendoli a carne da macello e “mascolinizzato” le donne che per la prima volta nella storia sono state chiamate ad assumere comportamenti dai tratti tradizionalmente maschili: mentre gli uomini al fronte per necessità o passatempo svolsero mansioni femminili che includevano cucinare, lavare i panni e curire, le donne, d’altro canto, si impiegarono in lavori maschili sia in ambito urbano che in ambito rurale. Oltretutto, l’esperienza di guerra fece assumere al genere maschile una condizione di fragilità fisica e psicologica che poco aveva in comune con i modelli di virilità del combattimento bellico, mentre le donne divennero figure forti dal punto di vista affettivo e sentimentale, il che le portò ad acquisire spazi di contrattazione nel rapporto con l’altro sesso. Prima della Grande Guerra si era guardato ai movimenti femministi ed emancipatori con diffidenza e sospetto: all’epoca, l’apertura alle donne dello spazio pubblico appariva come una minaccia ai codici morali dominanti. Dopo la Grande Guerra, invece, si cominciò a prendere in considerazione l’attribuzione della cittadinanza politica alle donne, le quali in tempo di guerra avevano sostenuto - seppur non senza critiche - i soldati nel fronte esterno e gli operai nel fronte interno. Durante la guerra, le donne avevano svolto un ruolo di sostegno non solo come madri e mogli, ma anche come operaie, infermiere e mediatrici di consenso. Proprio per questo motivo, la loro presenza nella sfera pubblica cominciò ad essere considerata rilevante, tanto che si iniziò a diffondere l’idea che le donne avrebbero dovuto votare. In conclusione, durante la Grande Guerra tutti gli uomini che potevano combattere vennero chiamati alle armi: ne conseguì che l’Europa divenne un gineceo di fabbricatrici di proiettili, bombe e tessuti, dirigenti, infermiere, maestre che insegnavano l’amore per la patria, impiegate e giornaliste. Nonostante ci fossero molte donne che si opponevano alla guerra, nella costruzione sociale del “mito della grande guerra” alle donne venne attribuito il compito fondamentale di affermare una maternità eroica che accettasse di sacrificare i figli per il bene della patria: molte furono le donne che sentirono la necessità di lottare contro il disfattismo, sostenere l’interventismo e farsi carico del lutto causato dalla guerra, il che è testimoniato dal consenso che provenne da gruppi e associazioni femministe ed emancipazioniste di tutto il mondo.
2023
The Great War through the women's eyes
Donne
Grande Guerra
Interventismo
Pacifismo
propaganda
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/67726