La solitudine, ovvero lo stato di chi è solo, come situazione passeggera o duratura, è spesso causa di grandi sofferenze ed infelicità, ed il più delle volte viene associata a sensazioni negative. L’obbiettivo di questo studio è quello di dimostrare come, nella vita di grandi artisti, filosofi e maestri che hanno segnato la storia del Novecento, nello specifico parlando di Friederich Nietzsche ed Edvard Munch, la solitudine si sia rivelata uno strumento creativo e proficuo fondamentale e determinante nella creazione delle loro opere. La domanda della ricerca è la seguente: possono il dolore, la sofferenza, la solitudine, essere non solo sfruttate nella produzione di grandi opere, ma esserne anche la causa scatenante? Può il dolore essere trasformato in qualcosa di positivo, nel momento in cui viene incanalato nell’esprimere qualcosa di più grande della propria singola esistenza? Per rispondere a queste domande, è stato svolto un lavoro di ricerca nelle opere più importanti dei maestri presi in esame, nello specifico Così parlò Zarathustra di Friederich Nietzsche e Frammenti sull’arte di Edvard Munch, testi fondamentali per comprendere il pensiero e lo stato d’animo di due grandi artisti che hanno fuso la loro vita con le loro produzioni artistiche. Per svolgere una ricerca approfondita e completa, sono stati presi in esame anche diversi articoli scientifici sulla vita, sulle opere, sullo stato d’animo e sulla visione che F. Nietzsche ed E. Munch infondevano nelle loro creazioni. Da queste ricerche è possibile concludere che la costante che ritroviamo spesso nella vita degli artisti, quella di una vita segnata dalla solitudine e dalla sofferenza, non ha la connotazione negativa che spesso viene attribuita, ma che anzi ha un enorme potenziale nella conoscenza del proprio sé e che può essere manipolata e trasformata per diventare lo strumento creativo per eccellenza.

La solitudine come strumento creativo - Tra Friedrich Nietzsche ed Edvard Munch

FRIGO, PERLA
2023/2024

Abstract

La solitudine, ovvero lo stato di chi è solo, come situazione passeggera o duratura, è spesso causa di grandi sofferenze ed infelicità, ed il più delle volte viene associata a sensazioni negative. L’obbiettivo di questo studio è quello di dimostrare come, nella vita di grandi artisti, filosofi e maestri che hanno segnato la storia del Novecento, nello specifico parlando di Friederich Nietzsche ed Edvard Munch, la solitudine si sia rivelata uno strumento creativo e proficuo fondamentale e determinante nella creazione delle loro opere. La domanda della ricerca è la seguente: possono il dolore, la sofferenza, la solitudine, essere non solo sfruttate nella produzione di grandi opere, ma esserne anche la causa scatenante? Può il dolore essere trasformato in qualcosa di positivo, nel momento in cui viene incanalato nell’esprimere qualcosa di più grande della propria singola esistenza? Per rispondere a queste domande, è stato svolto un lavoro di ricerca nelle opere più importanti dei maestri presi in esame, nello specifico Così parlò Zarathustra di Friederich Nietzsche e Frammenti sull’arte di Edvard Munch, testi fondamentali per comprendere il pensiero e lo stato d’animo di due grandi artisti che hanno fuso la loro vita con le loro produzioni artistiche. Per svolgere una ricerca approfondita e completa, sono stati presi in esame anche diversi articoli scientifici sulla vita, sulle opere, sullo stato d’animo e sulla visione che F. Nietzsche ed E. Munch infondevano nelle loro creazioni. Da queste ricerche è possibile concludere che la costante che ritroviamo spesso nella vita degli artisti, quella di una vita segnata dalla solitudine e dalla sofferenza, non ha la connotazione negativa che spesso viene attribuita, ma che anzi ha un enorme potenziale nella conoscenza del proprio sé e che può essere manipolata e trasformata per diventare lo strumento creativo per eccellenza.
2023
Loneliness as a creative tool - A study between Friedrich Nietzsche and Edvard Munch
Solitudine
Creatività
Nietzsche
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/68086