«Ora voi state cercando il segreto…ma non lo troverete, perché in realtà non state davvero guardando. Voi non volete saperlo. Voi volete essere ingannati» (C. Nolan, The Prestige, 2006). Questa citazione tratta da The Prestige (2006) di Christopher Nolan fa comprendere un elemento importante della suspense narrativa. Generalmente, celare informazioni o condurre lo spettatore per vie ingannevoli attraverso l’occhio della macchina da presa sono tutte strategie che contribuiscono a creare – appunto – questa suspense narrativa la cui nozione già ci è introdotta da Alfred Hitchcock, in particolare nella sua celebre intervista con François Truffaut contenuta nel volume Il Cinema Secondo Hitchcock (2014). In questa sede, riferendoci soprattutto alle caratteristiche della categoria di mind game film, affronteremo tre lungometraggi realizzati dal regista statunitense David Fincher: Seven (1995), The Game (1997) e Fight Club (1999). Sono un trittico che Carlo Cerofolini, nella recensione su Seven , definisce come «trilogia “dolorosa”», chiamata così perché, in sintesi, la violenza assume qui un valore non solo estetico, ma anche simbolico. Tutti e tre sono film, come molti thriller, in cui i protagonisti si trovano in situazioni inspiegabili, bizzarre o paradossali. Il protagonista si trova in un contesto che non comprende bene e noi con lui. Da qui si possono aprire innumerevoli strade. Questa tipologia di film è definita da Thomas Elsaesser come mind game film.

Il piacere dell'inganno. Fluidità narrative, estetiche e identitarie nel cinema di David Fincher.

GARBIN, DANIELE
2023/2024

Abstract

«Ora voi state cercando il segreto…ma non lo troverete, perché in realtà non state davvero guardando. Voi non volete saperlo. Voi volete essere ingannati» (C. Nolan, The Prestige, 2006). Questa citazione tratta da The Prestige (2006) di Christopher Nolan fa comprendere un elemento importante della suspense narrativa. Generalmente, celare informazioni o condurre lo spettatore per vie ingannevoli attraverso l’occhio della macchina da presa sono tutte strategie che contribuiscono a creare – appunto – questa suspense narrativa la cui nozione già ci è introdotta da Alfred Hitchcock, in particolare nella sua celebre intervista con François Truffaut contenuta nel volume Il Cinema Secondo Hitchcock (2014). In questa sede, riferendoci soprattutto alle caratteristiche della categoria di mind game film, affronteremo tre lungometraggi realizzati dal regista statunitense David Fincher: Seven (1995), The Game (1997) e Fight Club (1999). Sono un trittico che Carlo Cerofolini, nella recensione su Seven , definisce come «trilogia “dolorosa”», chiamata così perché, in sintesi, la violenza assume qui un valore non solo estetico, ma anche simbolico. Tutti e tre sono film, come molti thriller, in cui i protagonisti si trovano in situazioni inspiegabili, bizzarre o paradossali. Il protagonista si trova in un contesto che non comprende bene e noi con lui. Da qui si possono aprire innumerevoli strade. Questa tipologia di film è definita da Thomas Elsaesser come mind game film.
2023
The pleasure of the deceit. Narrative, aesthetic, and identity fluencies in David Fincher's cinema.
Mind game film
Fluidità
Narrazione complessa
Identità
Cinema digitale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/68424