Dall’avvento di internet e dei social negli ultimi anni si è potuto sperimentare il netto ma silente aumentare del contrasto tra le varie sfaccettature della lingua italiana. Ci si è abituati a cambiare registro lessicale, atteggiamento e modi a seconda del contesto in cui si è immersi, dalla chiacchierata al bar al dialogo con un docente universitario, dallo scrivere un messaggio ai propri genitori al redigere una mail di lavoro. Si è infatti assistito sia ad un impoverimento drastico della lingua italiana sia ad un uso sempre più massiccio in campo professionale e burocratico di un linguaggio impersonale, passivo e che predilige lunghe parole astratte e generiche e una sintassi complicata. Questo modo di esprimersi viene definito da Italo Calvino “antilingua”, un’eccessiva quanto a volte inutile complicazione della lingua per renderla più credibile, autorevole e professionale e può essere ritrovata nella maggior parte della scrittura di lavoro, nelle comunicazioni dell’amministrazione pubblica o in tutto ciò rientri nella sfera legale. In questa ricerca si andranno ad analizzare i caratteri fondamentali del burocratese e il rapporto di quest’ultimo con il linguaggio giuridico. Legame che accentua e inasprisce giorno dopo giorno la difficoltà di comunicazione tra lo Stato italiano e i suoi cittadini, inermi di fronte ad una lingua che non capiscono. Si studieranno le correnti di pensiero che dividono linguisti e giuristi e che nutrono il dibattito sulla semplificazione del linguaggio, sempre che questa sia possibile. Saranno poi posti sotto esame i mezzi utilizzati dalle Pubbliche Amministrazioni nella lotta alla complessità e all’impersonalità. Si andrà a scomporre pezzo dopo pezzo il linguaggio burocratico fino ad arrivare ad interrogarsi su cosa possano fare concretamente mittente e destinatario per poter diradare la nebbia che da anni li separa. Ci si interrogherà anche sul ruolo del destinatario, cioè su come ogni cittadino italiano possa munirsi, o possa essere munito, di strumenti per comprendere meglio l’oscura lingua che governa il diritto a cui egli stesso deve sottostare. Per analizzare questi temi nel dettaglio, grazie a delle interviste discorsive, si è posto in esame il parere di alcuni esperti dell’ambito giuridico: una dottoranda, un professore universitario e un magistrato. Ciò ha permesso di studiare i caratteri principali del burocratese dal punto di vista di chi è sia cittadino (e si interfaccia con il linguaggio burocratico) sia padrone e utilizzatore del linguaggio giuridico per professione, studio o vocazione. L’obiettivo dello studio è quello di analizzare sotto una luce tecnico-specialistica le due facce del linguaggio burocratico e, con questi presupposti, studiare i mezzi per poter intraprendere un’effettiva semplificazione della lingua e verificare se questa sia concretamente possibile.
Il burocratese nell’era dell’italiano medio: un’ombra nella fitta nebbia tra Stato e cittadino
MEROTTO, PAOLO
2023/2024
Abstract
Dall’avvento di internet e dei social negli ultimi anni si è potuto sperimentare il netto ma silente aumentare del contrasto tra le varie sfaccettature della lingua italiana. Ci si è abituati a cambiare registro lessicale, atteggiamento e modi a seconda del contesto in cui si è immersi, dalla chiacchierata al bar al dialogo con un docente universitario, dallo scrivere un messaggio ai propri genitori al redigere una mail di lavoro. Si è infatti assistito sia ad un impoverimento drastico della lingua italiana sia ad un uso sempre più massiccio in campo professionale e burocratico di un linguaggio impersonale, passivo e che predilige lunghe parole astratte e generiche e una sintassi complicata. Questo modo di esprimersi viene definito da Italo Calvino “antilingua”, un’eccessiva quanto a volte inutile complicazione della lingua per renderla più credibile, autorevole e professionale e può essere ritrovata nella maggior parte della scrittura di lavoro, nelle comunicazioni dell’amministrazione pubblica o in tutto ciò rientri nella sfera legale. In questa ricerca si andranno ad analizzare i caratteri fondamentali del burocratese e il rapporto di quest’ultimo con il linguaggio giuridico. Legame che accentua e inasprisce giorno dopo giorno la difficoltà di comunicazione tra lo Stato italiano e i suoi cittadini, inermi di fronte ad una lingua che non capiscono. Si studieranno le correnti di pensiero che dividono linguisti e giuristi e che nutrono il dibattito sulla semplificazione del linguaggio, sempre che questa sia possibile. Saranno poi posti sotto esame i mezzi utilizzati dalle Pubbliche Amministrazioni nella lotta alla complessità e all’impersonalità. Si andrà a scomporre pezzo dopo pezzo il linguaggio burocratico fino ad arrivare ad interrogarsi su cosa possano fare concretamente mittente e destinatario per poter diradare la nebbia che da anni li separa. Ci si interrogherà anche sul ruolo del destinatario, cioè su come ogni cittadino italiano possa munirsi, o possa essere munito, di strumenti per comprendere meglio l’oscura lingua che governa il diritto a cui egli stesso deve sottostare. Per analizzare questi temi nel dettaglio, grazie a delle interviste discorsive, si è posto in esame il parere di alcuni esperti dell’ambito giuridico: una dottoranda, un professore universitario e un magistrato. Ciò ha permesso di studiare i caratteri principali del burocratese dal punto di vista di chi è sia cittadino (e si interfaccia con il linguaggio burocratico) sia padrone e utilizzatore del linguaggio giuridico per professione, studio o vocazione. L’obiettivo dello studio è quello di analizzare sotto una luce tecnico-specialistica le due facce del linguaggio burocratico e, con questi presupposti, studiare i mezzi per poter intraprendere un’effettiva semplificazione della lingua e verificare se questa sia concretamente possibile.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/68777