In diverse situazioni cliniche risulta necessario ripristinare o migliorare la funzionalità di tessuti biologici che l’abbiano perduta in seguito a patologie o traumi. Gli approcci tradizionali solitamente sono il trapianto da donatore o l’impianto di protesi artificiali, che però presentano alcune criticità, rispettivamente la possibilità di rigetto e problemi di biocompatibilità e funzionalità, tendenza all’usura e/o cedimento. L’ingegneria tissutale è un ambito di studio interdisciplinare che integrando l’ingegneria con le scienze biologiche si propone di superare queste criticità. Generalmente, un tessuto ingegnerizzato viene sviluppato a partire da uno scaffold, che ha lo scopo di simulare la matrice extracellulare, sul quale vengono seminate le cellule del paziente, che rigenerano il tessuto grazie anche all’utilizzo di specifici segnali molecolari e bioreattori. Lo scaffold può essere ricavato dal tessuto decellularizzato, oppure essere costituito da una matrice tridimensionale ingegnerizzata a partire da biomateriali adatti allo scopo. Uno dei biomateriali usati a questo fine è il chitosano, un biopolimero ricavato dalla chitina. Esso si presta all’utilizzo in ingegneria tissutale, nonché in numerose altre applicazioni non solo biomediche, grazie alla sua biocompatibilità, biodegradabilità, attività antimicrobica e possibilità di subire modifiche chimiche e fisiche fino ad ottenere le proprietà e la conformazione adatte alla specifica applicazione. Questo elaborato descrive le applicazioni del chitosano nell’ingegneria tissutale e ne approfondisce alcune, dopo aver illustrato le fonti e l’estrazione di questo biopolimero, nonché la sua struttura e le sue proprietà.
Il chitosano come biomateriale applicato all'ingegneria tissutale
MEMO, MARGHERITA
2023/2024
Abstract
In diverse situazioni cliniche risulta necessario ripristinare o migliorare la funzionalità di tessuti biologici che l’abbiano perduta in seguito a patologie o traumi. Gli approcci tradizionali solitamente sono il trapianto da donatore o l’impianto di protesi artificiali, che però presentano alcune criticità, rispettivamente la possibilità di rigetto e problemi di biocompatibilità e funzionalità, tendenza all’usura e/o cedimento. L’ingegneria tissutale è un ambito di studio interdisciplinare che integrando l’ingegneria con le scienze biologiche si propone di superare queste criticità. Generalmente, un tessuto ingegnerizzato viene sviluppato a partire da uno scaffold, che ha lo scopo di simulare la matrice extracellulare, sul quale vengono seminate le cellule del paziente, che rigenerano il tessuto grazie anche all’utilizzo di specifici segnali molecolari e bioreattori. Lo scaffold può essere ricavato dal tessuto decellularizzato, oppure essere costituito da una matrice tridimensionale ingegnerizzata a partire da biomateriali adatti allo scopo. Uno dei biomateriali usati a questo fine è il chitosano, un biopolimero ricavato dalla chitina. Esso si presta all’utilizzo in ingegneria tissutale, nonché in numerose altre applicazioni non solo biomediche, grazie alla sua biocompatibilità, biodegradabilità, attività antimicrobica e possibilità di subire modifiche chimiche e fisiche fino ad ottenere le proprietà e la conformazione adatte alla specifica applicazione. Questo elaborato descrive le applicazioni del chitosano nell’ingegneria tissutale e ne approfondisce alcune, dopo aver illustrato le fonti e l’estrazione di questo biopolimero, nonché la sua struttura e le sue proprietà.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/68820