I bambini sordi incontrano molti problemi nell’acquisizione della lingua madre a causa dell’impoverimento di input a cui sono esposti nella prima infanzia. Per questo arrivano a scuola con difficoltà linguistiche ancora irrisolte e hanno gravi difficoltà nel comprendere autonomamente il materiale scritto. La comprensione è un processo complesso che richiede l’intervento di aspetti legati al linguaggio, di alcune componenti cognitive, della capacità di ragionamento, delle conoscenze proprie dell’individuo e degli aspetti metacognitivi. I non udenti hanno varie difficoltà rispetto alla componente linguistica che sono dovute perlopiù alla mancata immersione linguistica di cui invece godono gli udenti. La linguista Bruna Radelli spiega che il loro problema è dovuto all’approccio che hanno gli adulti nei loro confronti, poiché ignorano gli aspetti morfosintattici della lingua, elementi preziosi che la caratterizzano, incrementando così la competenza comunicativa ma non quella linguistica. Per far fronte a questa problematica, sono qui esposti due metodi che mirano attraverso la lingua scritta, alla stimolazione del linguaggio affinché i sordi possano comprendere autonomamente qualsiasi materiale scritto, senza dover ricorrere ad intermediari e soprattutto ad altri strumenti come immagini, schemi e disegni, ma solo utilizzando la struttura sintattica. La prima tecnica è la Logogenia, nata nel 1998 per merito della linguista Bruna Radelli mossa dalle osservazioni delle difficoltà di bambini delle scuole speciali del Messico e in seguito di adolescenti dell’Istituto per sordi Magarotto di Padova. Il secondo metodo presentato è quello dei marcatori visivi (MA.VI.), nato nel 2003 grazie alla pedagogista Sebastiani M. M. e alla linguista Valenzano E. mosse dalle osservazioni delle difficoltà di studenti sordi Universitari. I due metodi sono stati poi confrontati sulla base degli elementi di somiglianza e di alcuni punti di distinzione. Infine, nell’ultima parte viene puntualizzata l’importanza della cooperazione e multiprofessionalità delle figure che ruotano attorno ai bambini sordi e tra queste, particolare rilievo occupa il ruolo dello psicologo che deve supportare dal punto di vista psicologico tutto l’entourage familiare del non udente.
Confronto tra due metodi di stimolazione attraverso la lingua scritta per favorire lo sviluppo linguistico nei bambini sordi
VENEZIANI, CHIARA
2023/2024
Abstract
I bambini sordi incontrano molti problemi nell’acquisizione della lingua madre a causa dell’impoverimento di input a cui sono esposti nella prima infanzia. Per questo arrivano a scuola con difficoltà linguistiche ancora irrisolte e hanno gravi difficoltà nel comprendere autonomamente il materiale scritto. La comprensione è un processo complesso che richiede l’intervento di aspetti legati al linguaggio, di alcune componenti cognitive, della capacità di ragionamento, delle conoscenze proprie dell’individuo e degli aspetti metacognitivi. I non udenti hanno varie difficoltà rispetto alla componente linguistica che sono dovute perlopiù alla mancata immersione linguistica di cui invece godono gli udenti. La linguista Bruna Radelli spiega che il loro problema è dovuto all’approccio che hanno gli adulti nei loro confronti, poiché ignorano gli aspetti morfosintattici della lingua, elementi preziosi che la caratterizzano, incrementando così la competenza comunicativa ma non quella linguistica. Per far fronte a questa problematica, sono qui esposti due metodi che mirano attraverso la lingua scritta, alla stimolazione del linguaggio affinché i sordi possano comprendere autonomamente qualsiasi materiale scritto, senza dover ricorrere ad intermediari e soprattutto ad altri strumenti come immagini, schemi e disegni, ma solo utilizzando la struttura sintattica. La prima tecnica è la Logogenia, nata nel 1998 per merito della linguista Bruna Radelli mossa dalle osservazioni delle difficoltà di bambini delle scuole speciali del Messico e in seguito di adolescenti dell’Istituto per sordi Magarotto di Padova. Il secondo metodo presentato è quello dei marcatori visivi (MA.VI.), nato nel 2003 grazie alla pedagogista Sebastiani M. M. e alla linguista Valenzano E. mosse dalle osservazioni delle difficoltà di studenti sordi Universitari. I due metodi sono stati poi confrontati sulla base degli elementi di somiglianza e di alcuni punti di distinzione. Infine, nell’ultima parte viene puntualizzata l’importanza della cooperazione e multiprofessionalità delle figure che ruotano attorno ai bambini sordi e tra queste, particolare rilievo occupa il ruolo dello psicologo che deve supportare dal punto di vista psicologico tutto l’entourage familiare del non udente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/69861