Il lavoro, comunque lo si intenda e lo si viva, fa parte della vita di ogni individuo e si integra agli altri settori che ne determinano l’esistenza, quali la vita familiare, le attività ricreative o ludiche, le relazioni amicali, e via dicendo, ambiti che, nella loro totalità, concorrono a definire il profilo di una qualsiasi persona. Certo è che ci si può approcciare al lavoro secondo diverse modalità, tra le quali le due analizzate in questo elaborato. Se collocate in un continuum di possibilità, esse si troverebbero agli estremi: ad un capo del continuum, il workaholism; all’altro capo, il work life balance. Infatti, se il primo rappresenta una sorta di dipendenza dal lavoro, un’ossessione vera e propria, tale da rivestire la sola e unica priorità nella vita di chi ne è afflitto, il secondo si caratterizza per una ricerca di equilibrio tra vita privata e professione, al fine di permettere la coesistenza di entrambe e non la soppressione di una ad esclusivo vantaggio dell’altra. Diverse sono le ragioni che fanno di un lavoratore un workaholic, la cui sindrome non è immediatamente riconoscibile, data l’importanza che ancora si attribuisce a colui che sacrifica tempo ed affetti per migliorare il tenore di vita dell’intera cerchia familiare, ma ciò che appare evidente è che la pervasività del pensiero relativo alla propria occupazione lo conduce ad isolarsi per poi essere isolato, sia in famiglia che in ambito lavorativo, contesti in cui non riesce più ad essere collaborativo, partecipe ed efficace. Sono proprio questi alcuni tra i rischi che il work life balance tenta di evitare, facendo del lavoro una delle tessere del puzzle che costituiscono la vita di un qualsiasi individuo, cui spetta di diritto un’equa suddivisione del tempo da dedicare a tutti i tasselli che compongono la sua esistenza, affinché essa sia ricca e soddisfacente.
Workaholism e work-life balance: tra ossessione ed equilibrio
RINALDI, CLAUDIA
2023/2024
Abstract
Il lavoro, comunque lo si intenda e lo si viva, fa parte della vita di ogni individuo e si integra agli altri settori che ne determinano l’esistenza, quali la vita familiare, le attività ricreative o ludiche, le relazioni amicali, e via dicendo, ambiti che, nella loro totalità, concorrono a definire il profilo di una qualsiasi persona. Certo è che ci si può approcciare al lavoro secondo diverse modalità, tra le quali le due analizzate in questo elaborato. Se collocate in un continuum di possibilità, esse si troverebbero agli estremi: ad un capo del continuum, il workaholism; all’altro capo, il work life balance. Infatti, se il primo rappresenta una sorta di dipendenza dal lavoro, un’ossessione vera e propria, tale da rivestire la sola e unica priorità nella vita di chi ne è afflitto, il secondo si caratterizza per una ricerca di equilibrio tra vita privata e professione, al fine di permettere la coesistenza di entrambe e non la soppressione di una ad esclusivo vantaggio dell’altra. Diverse sono le ragioni che fanno di un lavoratore un workaholic, la cui sindrome non è immediatamente riconoscibile, data l’importanza che ancora si attribuisce a colui che sacrifica tempo ed affetti per migliorare il tenore di vita dell’intera cerchia familiare, ma ciò che appare evidente è che la pervasività del pensiero relativo alla propria occupazione lo conduce ad isolarsi per poi essere isolato, sia in famiglia che in ambito lavorativo, contesti in cui non riesce più ad essere collaborativo, partecipe ed efficace. Sono proprio questi alcuni tra i rischi che il work life balance tenta di evitare, facendo del lavoro una delle tessere del puzzle che costituiscono la vita di un qualsiasi individuo, cui spetta di diritto un’equa suddivisione del tempo da dedicare a tutti i tasselli che compongono la sua esistenza, affinché essa sia ricca e soddisfacente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/70023