Il disturbo dell’attenzione e iperattività è un disturbo del neurosviluppo che si inizia a manifestare durante l’infanzia e può continuare ad essere presente anche in età adulta. È uno dei disturbi del neurosviluppo più comuni, con una prevalenza intorno al 5,9-7% nei bambini e adolescenti. Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) identifica il disturbo elencando tra i sintomi: la disattenzione, l’impulsività e l’iperattività. Le sue cause eziopatogenetiche sono riconducibili a fattori ambientali, genetici e neurobiologici. Tra i fattori ambientali si possono annoverare l’esposizione pre-natale alla nicotina e all’alcol, LBW (basso peso alla nascita), lo stress pre-natale e la tossicità dell’ambiente. I fattori genetici comprendono l’ereditarietà e la genetica molecolare; in correlazione ai fattori genetici viene presentata la neuroanatomia delle regioni cerebrali che viene studiata attraverso ricerche basate su tecniche di neuroimmagine strutturale e funzionale, le quali dimostrano come ci siano delle differenze anatomiche nelle quattro regioni neurali coinvolte nel disturbo: corteccia prefrontale, gangli della base, cervelletto e corpo calloso; queste anomalie sono associate ad una disfunzione dei circuiti neurali e delle vie metaboliche neurochimiche, in particolare i neurotrasmettitori maggiormente coinvolti sono la dopamina, la noradrenalina e la serotonina. A livello neurologico si presuppone che i pazienti con ADHD presentino delle alterazioni a livello delle reti neurali, tra le principali vediamo la rete deputata al controllo esecutivo (ECN), la rete della modalità default (DMN) e la rete della salienza (SN). Gli studi fMRI hanno identificato un sistema di controllo dell’attenzione composto dalle reti di attenzione dorsale e ventrale (DAN e VAN), il cui funzionamento è correlato alla DMN, che è attiva durante i periodi di riposo e si attenua a seguito dell’inizio dei compiti. Studi hanno dimostrato che un efficace coinvolgimento attentivo richiede l'attivazione delle reti di attenzione positiva al compito (VAN e DAN) e una diminuzione della DMN (chiamata anche rete negativa al compito). La rete della salienza (SN) controlla questo processo, quindi l’aumento dell’attenzione e la diminuzione della DMN.
Il disturbo da Deficit dell'Attenzione e Iperattività: analisi della basi biologiche e delle alterazioni del connettoma.
VICARI, ILARIA
2023/2024
Abstract
Il disturbo dell’attenzione e iperattività è un disturbo del neurosviluppo che si inizia a manifestare durante l’infanzia e può continuare ad essere presente anche in età adulta. È uno dei disturbi del neurosviluppo più comuni, con una prevalenza intorno al 5,9-7% nei bambini e adolescenti. Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) identifica il disturbo elencando tra i sintomi: la disattenzione, l’impulsività e l’iperattività. Le sue cause eziopatogenetiche sono riconducibili a fattori ambientali, genetici e neurobiologici. Tra i fattori ambientali si possono annoverare l’esposizione pre-natale alla nicotina e all’alcol, LBW (basso peso alla nascita), lo stress pre-natale e la tossicità dell’ambiente. I fattori genetici comprendono l’ereditarietà e la genetica molecolare; in correlazione ai fattori genetici viene presentata la neuroanatomia delle regioni cerebrali che viene studiata attraverso ricerche basate su tecniche di neuroimmagine strutturale e funzionale, le quali dimostrano come ci siano delle differenze anatomiche nelle quattro regioni neurali coinvolte nel disturbo: corteccia prefrontale, gangli della base, cervelletto e corpo calloso; queste anomalie sono associate ad una disfunzione dei circuiti neurali e delle vie metaboliche neurochimiche, in particolare i neurotrasmettitori maggiormente coinvolti sono la dopamina, la noradrenalina e la serotonina. A livello neurologico si presuppone che i pazienti con ADHD presentino delle alterazioni a livello delle reti neurali, tra le principali vediamo la rete deputata al controllo esecutivo (ECN), la rete della modalità default (DMN) e la rete della salienza (SN). Gli studi fMRI hanno identificato un sistema di controllo dell’attenzione composto dalle reti di attenzione dorsale e ventrale (DAN e VAN), il cui funzionamento è correlato alla DMN, che è attiva durante i periodi di riposo e si attenua a seguito dell’inizio dei compiti. Studi hanno dimostrato che un efficace coinvolgimento attentivo richiede l'attivazione delle reti di attenzione positiva al compito (VAN e DAN) e una diminuzione della DMN (chiamata anche rete negativa al compito). La rete della salienza (SN) controlla questo processo, quindi l’aumento dell’attenzione e la diminuzione della DMN.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/70038