La tesi vorrebbe essere sintesi di teoria e pratica, esperienza e conoscenze. Il prodotto da cui questo elaborato è concepito è “Sleep Paralysis”, uno short film che, grazie alla Sangre Malo Film Academy (giovane casa di produzione nel territorio padovano) sono riuscita a scrivere, dirigere e, in ultima istanza, produrre. Si vorrebbe quindi partire da un breve excursus che parta dal concepimento del tema del cortometraggio, al suo scopo; dalla presentazione dei personaggi, all’apparizione dei mostri; dallo sviluppo del seme concettuale, alla direzione degli attori e al loro metodo. Dopo l’ideazione di “Sleep Paralysis” è nata una volontà di andare alla ricerca degli stati d’animo rappresentati (Ossessione, Giudizio e Depressione) in altre opere e, soprattutto, in altre performance attoriali. Quindi, partendo dalla figura di Ossessione, si vorrebbe descrivere il panorama cinematografico e attoriale, declinato secondo il primo stato emozionale presentato, nominando pellicole come “Old Boy” (Park Chan-wook, 2013); “Whiplash” (Damien Chazelle, 2014); “Nightcrawler” (Dan Gilroy, 2014); “The neon demon” (Nicolas Winding Refn, 2016); “I, Tonya” (Craig Gillespie, 2017). Una speciale attenzione sarà riservata all’opera “Black Swan” (Darren Aronofsky, 2010), in primo luogo presentando la pellicola e, in secondo luogo, analizzando tecnicamente la performance della protagonista: Natalie Portman. Seguirà una digressione sulla carriera di Portman e della tecnica attoriale da lei adottata nei suoi ruoli. Segue la figura di Giudizio e del suo vastissimo quadro, spaziando da “Perfect Blue” (Satoshi Kon, 1997); “Adaptation” (Spike Jonze, 2002); “The Lobster” (Yorgos Lanthimos, 2015); “Verdens verste menneske” (Joachim Trier, 2021) arrivando a “Close” (Lukas Dhont, 2022). Per sovvertire completamente l’ordine, la pellicola analizzata sarà “Poor Things!” (Yorgos Lanthimos, 2023) congiunta alla performance attoriale di Emma Stone. Vi sarà quindi un inciso relativo alla storia professionale e alla tecnica adottata da Stone. Chiude la fila Depressione con uno scenario variegato, partendo da “American Beauty” (Sam Mendes, 1999); “The Virgin Suicides” (Sofia Coppola, 1999); “Revolutionary Road” (Sam Mendes, 2008); “Melancholia” (Lars von Trier, 2011); “Her” (Spike Jonze, 2013); “Joker” (Todd Phillips, 2019); “Swallow” (Carlo Mirabella-Davis, 2019) fino a “Spencer” (Pablo Larraín, 2021). L’ultima opera su cui ci si soffermerà particolarmente sarà “Empire of Light” (Sam Mendes, 2022), esaminandola prima generalmente e, successivamente, specificatamente, attraverso la prestazione di Olivia Colman. A seguire, una parentesi riguardante i ruoli e le tecniche di recitazione di Colman. Per finire, la riflessione si dirigerà verso la vastità degli stati emozionali e la loro rappresentazione sullo schermo: dallo stereotipo alla vera e propria “raffigurazione fedele”.

“Sleep Paralysis” – Le ombre che vorticano nella mente umana e la loro trasposizione sullo schermo

PADOAN, MARTINA
2023/2024

Abstract

La tesi vorrebbe essere sintesi di teoria e pratica, esperienza e conoscenze. Il prodotto da cui questo elaborato è concepito è “Sleep Paralysis”, uno short film che, grazie alla Sangre Malo Film Academy (giovane casa di produzione nel territorio padovano) sono riuscita a scrivere, dirigere e, in ultima istanza, produrre. Si vorrebbe quindi partire da un breve excursus che parta dal concepimento del tema del cortometraggio, al suo scopo; dalla presentazione dei personaggi, all’apparizione dei mostri; dallo sviluppo del seme concettuale, alla direzione degli attori e al loro metodo. Dopo l’ideazione di “Sleep Paralysis” è nata una volontà di andare alla ricerca degli stati d’animo rappresentati (Ossessione, Giudizio e Depressione) in altre opere e, soprattutto, in altre performance attoriali. Quindi, partendo dalla figura di Ossessione, si vorrebbe descrivere il panorama cinematografico e attoriale, declinato secondo il primo stato emozionale presentato, nominando pellicole come “Old Boy” (Park Chan-wook, 2013); “Whiplash” (Damien Chazelle, 2014); “Nightcrawler” (Dan Gilroy, 2014); “The neon demon” (Nicolas Winding Refn, 2016); “I, Tonya” (Craig Gillespie, 2017). Una speciale attenzione sarà riservata all’opera “Black Swan” (Darren Aronofsky, 2010), in primo luogo presentando la pellicola e, in secondo luogo, analizzando tecnicamente la performance della protagonista: Natalie Portman. Seguirà una digressione sulla carriera di Portman e della tecnica attoriale da lei adottata nei suoi ruoli. Segue la figura di Giudizio e del suo vastissimo quadro, spaziando da “Perfect Blue” (Satoshi Kon, 1997); “Adaptation” (Spike Jonze, 2002); “The Lobster” (Yorgos Lanthimos, 2015); “Verdens verste menneske” (Joachim Trier, 2021) arrivando a “Close” (Lukas Dhont, 2022). Per sovvertire completamente l’ordine, la pellicola analizzata sarà “Poor Things!” (Yorgos Lanthimos, 2023) congiunta alla performance attoriale di Emma Stone. Vi sarà quindi un inciso relativo alla storia professionale e alla tecnica adottata da Stone. Chiude la fila Depressione con uno scenario variegato, partendo da “American Beauty” (Sam Mendes, 1999); “The Virgin Suicides” (Sofia Coppola, 1999); “Revolutionary Road” (Sam Mendes, 2008); “Melancholia” (Lars von Trier, 2011); “Her” (Spike Jonze, 2013); “Joker” (Todd Phillips, 2019); “Swallow” (Carlo Mirabella-Davis, 2019) fino a “Spencer” (Pablo Larraín, 2021). L’ultima opera su cui ci si soffermerà particolarmente sarà “Empire of Light” (Sam Mendes, 2022), esaminandola prima generalmente e, successivamente, specificatamente, attraverso la prestazione di Olivia Colman. A seguire, una parentesi riguardante i ruoli e le tecniche di recitazione di Colman. Per finire, la riflessione si dirigerà verso la vastità degli stati emozionali e la loro rappresentazione sullo schermo: dallo stereotipo alla vera e propria “raffigurazione fedele”.
2023
"Sleep Paralysis" – The shadows swirling in the human mind and their screen transposition
Cinema
Attorialità
Ossessione
Giudizio
Depressione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/70169