Women in Victorian England were supposed to behave according to societal rules, fulfilling their designated roles as wives and mothers and embodying the ideal of the 'angels of the house'. Literature from this period, particularly Victorian domestic novels, reinforced these expectations, portraying marriage and motherhood as the ultimate achievements for women. However, this ending was frequently denied to disabled women in Victorian novels, who were often left out of the marriage plot and depicted as unmarriageable and not worthy of love due to their disability. This thesis aims to challenge this narrative by demonstrating that a joyful domestic ending is possible even for disabled female characters in Victorian domestic novels. This objective is pursued through a detailed analysis of the novels Olive (1850) by Dinah Craik and The Pillars of the House (1873) by Charlotte Yonge. Both novels are characterized by the presence of female disabled characters, who ultimately find fulfilment and satisfaction within the domestic sphere, defying the prevailing societal prejudices of their time. By examining the journey of these characters, this study unravels the resilience and strength of afflicted heroines, underscoring the complex interplay between disability, gender, and societal expectations in Victorian fiction. In conclusion, this thesis contributes to the broader discourse on disability studies and feminist literary criticism by shedding light on the often-overlooked stories of disabled women in Victorian literature and their ability of achieving contentment and independence in their personal lives.

Nell’ Inghilterra vittoriana, le donne erano spesso soggette a rigide regole imposte dalla società: essere una moglie obbediente, in grado di ascoltare il proprio marito e di servirlo e diventare madre, erano alcuni dei requisiti per poter incarnare la figura eccelsa di ‘angelo della casa’. La letteratura del tempo rispecchia questi ideali, imponendo come massima aspirazione per le proprie protagoniste il matrimonio e la maternità, rinforzando l’ideale figura di una donna totalmente dedita alla cura della sfera domestica. Tuttavia, si riscontra una sostanziale differenza nel trattamento delle donne disabili nella letteratura vittoriana, esse vengono infatti descritte come non degne d’amore, e di conseguenza escluse da un possibile futuro da mogli e madri, molte volte vengono infatti eluse dalla narrazione principale poiché considerate senza un vero scopo nella loro vita. Ciononostante, alcune narrazioni presentano un finale più positivo per le proprie eroine disabili, questa tesi si concentra infatti nell’analisi di due romanzi dove la protagonista disabile riesce a ottenere una vita felice, sposandosi e trovando profonda soddisfazione nella sfera domestica. I suddetti romanzi sono Olive (1850) di Dina Craik e The Pillars of the House (1837) di Charlotte Yonge, entrambe le autrici rendono giustizia alle proprie eroine disabili escludendole dalla narrazione tipica secondo la quale non potranno mai sposarsi e diventare madri, distruggendo quindi lo stereotipo vittoriano che descrive le donne disabili come non degne d’amore. Analizzando il percorso di queste eroine, questo studio dimostra come queste narrazioni sovvertano le visioni tradizionali dell’epoca vittoriana e propongano una visione più inclusiva della felicità domestica. In conclusione questa tesi contribuisce al discorso più ampio degli studi sulla disabilità e sulla critica letteraria femminista, esaminando le storie spesso trascurate delle donne disabili nella letteratura vittoriana e la loro capacità di raggiungere la felicità e l’indipendenza nonostante le difficoltà fisiche.

Angels Without Wings: Victorian Heroines from Affliction to Entitlement

BIGLIATO, CHIARA
2023/2024

Abstract

Women in Victorian England were supposed to behave according to societal rules, fulfilling their designated roles as wives and mothers and embodying the ideal of the 'angels of the house'. Literature from this period, particularly Victorian domestic novels, reinforced these expectations, portraying marriage and motherhood as the ultimate achievements for women. However, this ending was frequently denied to disabled women in Victorian novels, who were often left out of the marriage plot and depicted as unmarriageable and not worthy of love due to their disability. This thesis aims to challenge this narrative by demonstrating that a joyful domestic ending is possible even for disabled female characters in Victorian domestic novels. This objective is pursued through a detailed analysis of the novels Olive (1850) by Dinah Craik and The Pillars of the House (1873) by Charlotte Yonge. Both novels are characterized by the presence of female disabled characters, who ultimately find fulfilment and satisfaction within the domestic sphere, defying the prevailing societal prejudices of their time. By examining the journey of these characters, this study unravels the resilience and strength of afflicted heroines, underscoring the complex interplay between disability, gender, and societal expectations in Victorian fiction. In conclusion, this thesis contributes to the broader discourse on disability studies and feminist literary criticism by shedding light on the often-overlooked stories of disabled women in Victorian literature and their ability of achieving contentment and independence in their personal lives.
2023
Angels Without Wings: Victorian Heroines from Affliction to Entitlement
Nell’ Inghilterra vittoriana, le donne erano spesso soggette a rigide regole imposte dalla società: essere una moglie obbediente, in grado di ascoltare il proprio marito e di servirlo e diventare madre, erano alcuni dei requisiti per poter incarnare la figura eccelsa di ‘angelo della casa’. La letteratura del tempo rispecchia questi ideali, imponendo come massima aspirazione per le proprie protagoniste il matrimonio e la maternità, rinforzando l’ideale figura di una donna totalmente dedita alla cura della sfera domestica. Tuttavia, si riscontra una sostanziale differenza nel trattamento delle donne disabili nella letteratura vittoriana, esse vengono infatti descritte come non degne d’amore, e di conseguenza escluse da un possibile futuro da mogli e madri, molte volte vengono infatti eluse dalla narrazione principale poiché considerate senza un vero scopo nella loro vita. Ciononostante, alcune narrazioni presentano un finale più positivo per le proprie eroine disabili, questa tesi si concentra infatti nell’analisi di due romanzi dove la protagonista disabile riesce a ottenere una vita felice, sposandosi e trovando profonda soddisfazione nella sfera domestica. I suddetti romanzi sono Olive (1850) di Dina Craik e The Pillars of the House (1837) di Charlotte Yonge, entrambe le autrici rendono giustizia alle proprie eroine disabili escludendole dalla narrazione tipica secondo la quale non potranno mai sposarsi e diventare madri, distruggendo quindi lo stereotipo vittoriano che descrive le donne disabili come non degne d’amore. Analizzando il percorso di queste eroine, questo studio dimostra come queste narrazioni sovvertano le visioni tradizionali dell’epoca vittoriana e propongano una visione più inclusiva della felicità domestica. In conclusione questa tesi contribuisce al discorso più ampio degli studi sulla disabilità e sulla critica letteraria femminista, esaminando le storie spesso trascurate delle donne disabili nella letteratura vittoriana e la loro capacità di raggiungere la felicità e l’indipendenza nonostante le difficoltà fisiche.
Victorian novel
disability studies
Charlotte Yonge
Dinah Craik
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/70369