"L'esperienza del vedere". Convergenze tra letteratura e scienza nell'opera di Daniele Del Giudice

This thesis arises from the curiosity and desire to deepen the relationship between the different cultural areas, even distant from them, such as science and literature. Since the last century a fault has opened up from the debate of Charles P. Snow on "The two cultures", expression that is still used to refer to the divorce between the humanistic and scientific culture. The controversy seems to have not stopped but consolidated through an increasingly rooted isolation between the two fields of knowledge. It is necessary to set in other terms the speech, to trace a thread that allows communication where these languages become more and more divergent. Two expedients in particular turn out to be a key to understand the link that connects them: language and metaphor. Instruments capable of tracing a bridge, a communication between the two subjects such as to make them indispensable for each other, without which there would be neither literature nor science. An example of how to try to heal this fracture is the work Atlante occidentale by Daniele del Giudice, where the experience of seeing becomes central for the two explorers involved in their respective experiments: a young man of science and an elderly writer. United in trying to see what they can imagine, without a real understanding of the events that govern the world. Del Giudice’s writing, rational, precise, cold, is synonymous with a research that aims to return the complexity of reality, to enclose almost like a mathematical formula the events that melt in a random order.

Questa tesi nasce dalla curiosità e dal desiderio di approfondire il rapporto che intercorre tra le diverse aree culturali, anche distanti da loro, come la scienza e la letteratura. Dal secolo scorso si è aperta una faglia a partire dal dibattito di Charles P. Snow su “Le due culture”, espressione che ancora oggi viene utilizzata per riferirsi al divorzio tra la cultura di tipo umanistico e quella scientifica. La controversia sembra non essersi arrestata ma consolidata attraverso un isolamento sempre più radicato tra i due campi del sapere. È necessario impostare in altri termini il discorso, rintracciare un filo che permetta la comunicazione laddove questi linguaggi diventano sempre più divergenti. Due espedienti in particolare risultano essere una chiave per comprendere il legame che li congiunge: il linguaggio e la metafora. Strumenti capaci di rintracciare un ponte, una comunicazione tra le due materie tali da renderle indispensabili l’una per l’altra, senza le quali non esisterebbe né letteratura né scienza. Un esempio su come provare a sanare questa frattura è rappresentato dall’opera Atlante occidentale di Daniele del Giudice, dove l’esperienza del vedere diventa centrale per i due esploratori impegnati nei rispettivi esperimenti: un giovane uomo di scienza e un anziano scrittore. Uniti nel tentativo di provare a vedere ciò che riescono ad immaginare, senza una reale comprensione degli eventi che governano il mondo. La scrittura di Del Giudice, razionale, precisa, fredda è sinonimo di una ricerca che mira a restituire la complessità del reale, a racchiudere quasi come una formula matematica gli eventi che si intrecciano in un ordine casuale.