La lingua messa a nudo nella poesia di Stanisław Barańczak, ovvero come smontare automatismi inveterati, fraseologismi e falsificazioni del potere.

The paper aims to analyse, by necessarily proceeding through carefully selected examples, the method by which Stanisław Barańczak works with his poetry to dismantle linguistic habits, often unconscious, and phraseologisms coined to falsify the verbal representation of reality. A prominent poet of his own generation, born towardas of World War II, Stanisław Barańczak was an influential representative, and excellent critic, of Nowa Fala movement, also connoted as the "Generation of '68" (Pokolenie '68). His existential and literary experience, and that of his contemporary intellectuals and writers, revolves around the drama of the student repressions of '68 and the Baltic events of 1970. The authors of Nowa Fala decide to take on contemporary life through poetic language marked by distrust, irony, and direct language (nieufność, ironia i mówienie wprost) always with the ethical imperative of bearing witness to the truth. Using the same language of the Regime's propaganda, “nowomowa” (polish variant of the well-known Orwellian “newspeak”), is also a refined linguistic device. Barańczak opposes the degradation of everyday speech and the vacuous “nowomowa” of the mass media with a linguistic familiarity, through which he reassembles and ridicules the official rhetoric and the grey reality that lies under it. His protest does not remain confined to the social and political contingencies of time, but it embraces the universal challenges of human condition.

L'elaborato si prefigge di analizzare, procedendo necessariamente per esempi trascelti, il metodo con cui Stanisław Barańczak opera con la sua poesia per smontare abitudini linguistiche, spesso inconsapevoli, e fraseologismi coniati per falsificare la rappresentazione verbale della realtà. Poeta di spicco della propria generazione, nata a ridosso della fine della Seconda guerra mondiale, Stanisław Barańczak è stato autorevole rappresentante, nonché eccellente critico, del movimento di Nowa Fala, connotato anche come “Generazione del ’68” (Pokolenie ’68). La sua esperienza esistenziale e letteraria, così come quella degli intellettuali e scrittori suoi contemporanei, almeno inizialmente ruota intorno al dramma delle repressioni studentesche del ‘68 e dei fatti del Baltico del 1970. I protagonisti di Nowa Fala decidono di farsi carico della contemporaneità, attraverso un linguaggio poetico all’insegna della diffidenza, dell’ironia e del parlare diretto (nieufność, ironia i mówienie wprost), sempre con l’imperativo etico di testimoniare la verità. Espediente linguistico raffinato è anche quello di servirsi della stessa lingua della propaganda del Regime, la “nowomowa” (variante polacca della ben nota “newspeak” orwelliana). Al degrado della parlata quotidiana e della vacua “nowomowa” dei mezzi di comunicazione di massa, Barańczak oppone una meticolosa dimestichezza linguistica con la quale riassembla e ridicolizza la retorica ufficiale e la grigia realtà che a essa soggiace. La sua protesta non resta confinata alle contingenze sociali e politiche del tempo, ma abbraccia le sfide universali dell'esistenza.