L'incremento della connettività globale ha portato a una crescente omogeneizzazione della componente biotica terrestre e ad una significativa perdita di biodiversità. Le specie aliene, introdotte tramite l’intervento diretto o indiretto dell’uomo sono caratterizzate da un’ampia tolleranza ambientale ed elevati tassi di crescita e riproduzione, rendendone difficile l'eliminazione, soprattutto negli ambienti marini. Le lagune, tra gli ambienti più delicati e influenzati dal cambiamento climatico, stanno subendo un sostanziale aumento delle temperature nelle loro acque. La laguna di Venezia, con salinità variabile da valori di circa 18-30 PSU nella zona interna a circa 34 PSU vicino alle bocche di porto, rappresenta un habitat ideale per la noce di mare Mnemiopsis leidyi A. Agassiz 1865, la quale, introdotta nel Mediterraneo tramite le acque di zavorra delle navi, ha causato conseguenze disastrose in tutti gli ecosistemi in cui si è insediata. Nel 2005 è stata osservata per la prima volta nel golfo di Trieste e nella baia di Pirano in Slovenia. Dal 2014, si sono registrati bloom massivi nei mesi estivi sia nel nord che nel sud della laguna di Venezia, impattando negativamente tutti i livelli degli ecosistemi locali, inclusa la pesca, attività economica e culturale fondamentale. M. leidyi, uno ctenoforo inserito tra i primi 100 bioinvasori marini, si riproduce per ermafroditismo simultaneo e possiede un'elevata capacità riproduttiva. La sua tolleranza ad ampi range di temperatura (0-32°C) e salinità (2-38 PSU) la rende un invasore perfetto. Questo studio ha misurato il tasso di sopravvivenza di M. leidyi a temperature invernali (~10°C) e a diversi livelli di salinità (34 PSU, 30 PSU, 20 PSU, 10 PSU). I risultati indicano che a temperature e salinità basse (10°C/10 PSU), gli individui sono caratterizzati da una morte precoce, sopravvivendo in media per 34.8 ore.

Studio della biologia dello ctenoforo invasivo Mnemiopsis leidyi A. Agassiz, 1865 in Laguna di Venezia

GIRARDELLO, SARA
2023/2024

Abstract

L'incremento della connettività globale ha portato a una crescente omogeneizzazione della componente biotica terrestre e ad una significativa perdita di biodiversità. Le specie aliene, introdotte tramite l’intervento diretto o indiretto dell’uomo sono caratterizzate da un’ampia tolleranza ambientale ed elevati tassi di crescita e riproduzione, rendendone difficile l'eliminazione, soprattutto negli ambienti marini. Le lagune, tra gli ambienti più delicati e influenzati dal cambiamento climatico, stanno subendo un sostanziale aumento delle temperature nelle loro acque. La laguna di Venezia, con salinità variabile da valori di circa 18-30 PSU nella zona interna a circa 34 PSU vicino alle bocche di porto, rappresenta un habitat ideale per la noce di mare Mnemiopsis leidyi A. Agassiz 1865, la quale, introdotta nel Mediterraneo tramite le acque di zavorra delle navi, ha causato conseguenze disastrose in tutti gli ecosistemi in cui si è insediata. Nel 2005 è stata osservata per la prima volta nel golfo di Trieste e nella baia di Pirano in Slovenia. Dal 2014, si sono registrati bloom massivi nei mesi estivi sia nel nord che nel sud della laguna di Venezia, impattando negativamente tutti i livelli degli ecosistemi locali, inclusa la pesca, attività economica e culturale fondamentale. M. leidyi, uno ctenoforo inserito tra i primi 100 bioinvasori marini, si riproduce per ermafroditismo simultaneo e possiede un'elevata capacità riproduttiva. La sua tolleranza ad ampi range di temperatura (0-32°C) e salinità (2-38 PSU) la rende un invasore perfetto. Questo studio ha misurato il tasso di sopravvivenza di M. leidyi a temperature invernali (~10°C) e a diversi livelli di salinità (34 PSU, 30 PSU, 20 PSU, 10 PSU). I risultati indicano che a temperature e salinità basse (10°C/10 PSU), gli individui sono caratterizzati da una morte precoce, sopravvivendo in media per 34.8 ore.
2023
Study of the biology of the invasive ctenophore Mnemiopsis leidyi A. Agassiz, 1865 in the Venice Lagoon
Mnemiopsis leidyi
Laguna di Venezia
Specie invasive
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/70636