La tesi, e il corrispettivo tirocinio, svolto in collaborazione con il Museo di Scienze Naturali di Bolzano in Alto Adige, si proponevano come obiettivo lo studio delle bioturbazioni presenti nel Conglomerato di Sesto ai margini del Supervulcano di Bolzano durante il Permiano Inferiore. Con il termine bioturbazioni si intendono le tracce rilasciate dall’interazione degli organismi viventi con l’ambiente. Lo studio è stato effettuato su diversi affioramenti del Conglomerato di Sesto localizzati lungo la Valle di Sesto partendo dal paese di San Candido fino al Passo Monte Croce. Il Conglomerato di Sesto, affiorante nelle Dolomiti nord-orientali, è una successione conglomeratica depositatasi nel Permiano in un’area dominata dalla presenza di un supervulcano con centro a Bolzano. È coeva al Gruppo Vulcanico Atesino anche se non è ancora chiaro se corrisponda all'intera successione vulcanica oppure a parte di essa. Gli affioramenti esaminati lungo la Valle di Sesto mostrano distribuzione stratigrafica, intensità di bioturbazione e dimensione delle bioturbazioni variabili all’interno della successione. I dati ottenuti suggeriscono che nelle aree ad alta energia con facies conglomeratiche eterogenee gli animali che hanno lasciato queste tracce fossili avevano difficoltà di insediamento. Al contrario in aree a più bassa energia e sedimenti più fini é stato possibile osservare bioturbazioni di dimensioni e intensità maggiori. In base alla forma, alle dimensioni, all'orientamento spaziale, al riempimento dei sedimenti e alla struttura della parete, le bioturbazioni sono state attribuite principalmente all'ichnogenus Planolites, caratterizzato per lo più da tane orizzontali, diritte, che riflettono il comportamento alimentare e abitativo di organismi detritivori. Queste bioturbazioni vengono generalmente lasciate da larve di insetti o organismi vermiformi. La bassa diversità nell'associazione indica che l'ecosistema era stressato, probabilmente a causa dell'attività del supervulcano. Tuttavia, l'elevata intensità di bioturbazione indica che durante i periodi con condizioni ambientali più favorevoli, come ad esempio durante le stasi di attività vulcanica, e tassi di sedimentazione bassi, gli organismi hanno avuto abbastanza tempo per bioturbare il substrato. Gli habitat durante queste fasi erano probabilmente di acqua dolce e caratterizzati da condizioni di bassa energia che hanno permesso l'accumulo di particelle organiche all'interfaccia acqua-sedimento. I bioturbatori che colonizzarono queste aree erano probabilmente insetti o animali simili a vermi che si muovevano attraverso il substrato in cerca di cibo. Questo è il caso più orientale di bioturbazioni influenzate dall'attività del Supervulcano di Bolzano finora conosciuto.
LA VITA AI MARGINI DI UN SUPERVULCANO - STUDIO SULLE BIOTURBAZIONI DEL PERMIANO INFERIORE DI SESTO
MÜLLER, BIANCA
2023/2024
Abstract
La tesi, e il corrispettivo tirocinio, svolto in collaborazione con il Museo di Scienze Naturali di Bolzano in Alto Adige, si proponevano come obiettivo lo studio delle bioturbazioni presenti nel Conglomerato di Sesto ai margini del Supervulcano di Bolzano durante il Permiano Inferiore. Con il termine bioturbazioni si intendono le tracce rilasciate dall’interazione degli organismi viventi con l’ambiente. Lo studio è stato effettuato su diversi affioramenti del Conglomerato di Sesto localizzati lungo la Valle di Sesto partendo dal paese di San Candido fino al Passo Monte Croce. Il Conglomerato di Sesto, affiorante nelle Dolomiti nord-orientali, è una successione conglomeratica depositatasi nel Permiano in un’area dominata dalla presenza di un supervulcano con centro a Bolzano. È coeva al Gruppo Vulcanico Atesino anche se non è ancora chiaro se corrisponda all'intera successione vulcanica oppure a parte di essa. Gli affioramenti esaminati lungo la Valle di Sesto mostrano distribuzione stratigrafica, intensità di bioturbazione e dimensione delle bioturbazioni variabili all’interno della successione. I dati ottenuti suggeriscono che nelle aree ad alta energia con facies conglomeratiche eterogenee gli animali che hanno lasciato queste tracce fossili avevano difficoltà di insediamento. Al contrario in aree a più bassa energia e sedimenti più fini é stato possibile osservare bioturbazioni di dimensioni e intensità maggiori. In base alla forma, alle dimensioni, all'orientamento spaziale, al riempimento dei sedimenti e alla struttura della parete, le bioturbazioni sono state attribuite principalmente all'ichnogenus Planolites, caratterizzato per lo più da tane orizzontali, diritte, che riflettono il comportamento alimentare e abitativo di organismi detritivori. Queste bioturbazioni vengono generalmente lasciate da larve di insetti o organismi vermiformi. La bassa diversità nell'associazione indica che l'ecosistema era stressato, probabilmente a causa dell'attività del supervulcano. Tuttavia, l'elevata intensità di bioturbazione indica che durante i periodi con condizioni ambientali più favorevoli, come ad esempio durante le stasi di attività vulcanica, e tassi di sedimentazione bassi, gli organismi hanno avuto abbastanza tempo per bioturbare il substrato. Gli habitat durante queste fasi erano probabilmente di acqua dolce e caratterizzati da condizioni di bassa energia che hanno permesso l'accumulo di particelle organiche all'interfaccia acqua-sedimento. I bioturbatori che colonizzarono queste aree erano probabilmente insetti o animali simili a vermi che si muovevano attraverso il substrato in cerca di cibo. Questo è il caso più orientale di bioturbazioni influenzate dall'attività del Supervulcano di Bolzano finora conosciuto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/70680