La presente tesi esplora l’applicazione dei dispositivi di stimolazione cerebrale non invasiva al trattamento dei disturbi neuropsichiatrici, con un focus particolare sul Disturbo Depressivo Maggiore (MDD). Nel contesto dell’ingegneria biomedica, sono state analizzate tre tecnologie principali: la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS), la Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta (tDCS), e la Fotobiomodulazione (PBM). La TMS, approvata dalla FDA, ha dimostrato un’efficacia significativa nel trattamento di MDD resistente ai farmaci, grazie alla sua capacità di modulare direttamente l’attività neuronale nelle aree corticali prefrontali. La tDCS, d’altra parte, offre un approccio più accessibile e portatile, sebbene richieda un’applicazione più prolungata e ripetuta per ottenere effetti clinici comparabili. Infine, la PBM emerge come una tecnologia promettente, con potenziali benefici neuroprotettivi e rigenerativi, grazie alla sua capacità di influenzare la funzione cellulare a livello mitocondriale mediante l’utilizzo di onde luminose nel visibile e nel vicino infrarosso. La tesi conclude che, sebbene ciascuna di queste tecnologie presenti vantaggi e limitazioni specifici, la combinazione di diversi approcci non invasivi potrebbe rappresentare un’importante frontiera nel trattamento dei disturbi neuropsichiatrici, offrendo nuove speranze per i pazienti con depressione resistente ai trattamenti convenzionali.
Dispositivi di stimolazione cerebrale non invasiva applicati al trattamento di disturbi neuropsichiatrici
GALLO, CHIARA
2023/2024
Abstract
La presente tesi esplora l’applicazione dei dispositivi di stimolazione cerebrale non invasiva al trattamento dei disturbi neuropsichiatrici, con un focus particolare sul Disturbo Depressivo Maggiore (MDD). Nel contesto dell’ingegneria biomedica, sono state analizzate tre tecnologie principali: la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS), la Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta (tDCS), e la Fotobiomodulazione (PBM). La TMS, approvata dalla FDA, ha dimostrato un’efficacia significativa nel trattamento di MDD resistente ai farmaci, grazie alla sua capacità di modulare direttamente l’attività neuronale nelle aree corticali prefrontali. La tDCS, d’altra parte, offre un approccio più accessibile e portatile, sebbene richieda un’applicazione più prolungata e ripetuta per ottenere effetti clinici comparabili. Infine, la PBM emerge come una tecnologia promettente, con potenziali benefici neuroprotettivi e rigenerativi, grazie alla sua capacità di influenzare la funzione cellulare a livello mitocondriale mediante l’utilizzo di onde luminose nel visibile e nel vicino infrarosso. La tesi conclude che, sebbene ciascuna di queste tecnologie presenti vantaggi e limitazioni specifici, la combinazione di diversi approcci non invasivi potrebbe rappresentare un’importante frontiera nel trattamento dei disturbi neuropsichiatrici, offrendo nuove speranze per i pazienti con depressione resistente ai trattamenti convenzionali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/71620