L’equity risk premium, in italiano premio al rischio, è un valore fondamentale nell’economia e più precisamente nei mercati finanziari. Questo valore è la differenza di rendimento tra i titoli azionari e i titoli obbligazionari che osserviamo in un preciso periodo, il premio rappresenta quindi il prezzo che gli investitori assegnano al rischio di detenere azioni piuttosto che obbligazioni. Per effettuare questo calcolo è necessario confrontare il portafoglio di mercato, opportunamente composto, con i titoli risk-free di cui bisognerà valutare il periodo di scadenza. Il valore del premio è influenzato da numerose variabili, tra le più importanti: avversione al rischio degli investitori, rischio economico e incertezza macroeconomica, politiche dei governi, disoccupazione. Il premio al rischio può essere calcolato tramite tre diversi approcci, in questo elaborato emergono pregi e difetti di ciascuno, questi metodi sono: dati storici, le stime prospettiche e le indagini di mercato. Il primo consiste nel consultare database di dati storici che ci permettono di osservare un trend e cercare di stimare il futuro del premio, questo metodo si basa sulla convinzione che i dati passati siano la miglior guida per il futuro. Le variabili fondamentali da tenere in considerazione sono la scelta del portafoglio di mercato e dei tassi risk-free oltre che al metodo di calcolo della media. Il portafolgio di mercato per essere costruito al meglio dovrebbe essere il più ampio possibile e dovrebbe essere pesato in base alla capitalizzazione di mercato, sarebbe inoltre opportuno che non fosse affetto dal survivorship bias. Come proxy per i titoli risk-free invece si usano generalmente i titoli di stato a diverse scadenze. Il secondo metodo è basato principalmente sul modello definito “Dividend Discount Model” che permette di trovare il valore dell’azione o indice tramite attualizzazione al presente dei dividendi attesi futuri basandosi generalmente su tassi di crescita costanti. Questo modello diversamente dal precedente guarda ai dati futuri e quindi teoricamente sarebbe ottimo per la stima del premio al rischio futuro, in questo caso è da prestare particolare attenzione alle assunzioni fatte per stimare le diverse variabili del modello. Il terzo metodo è quello di effettuare indagini di mercato: verranno poste ad accademici, investitori e manager domande riguardanti il premio al rischio o in generale sull’andamento dei mercati finanziari e su previsioni per il futuro. Questo metodo presenta purtroppo numerosi punti critici non risolvibili che lo rendono il meno efficace, tra i principali emerge il fatto che le indagini siano molto influenzate dai recenti movimenti di mercato e che i risultati cambino in base a come la domanda è posta. Il cosiddetto equity premium puzzle, termine coniato da Mehra e Prescott nel 1985 per definire l’impossibilità dei modelli teorici di spiegare i valori così alti di premio al rischio osservati nella realtà, è un fenomeno presente nei mercati da anni e ancora in aumento. Negli anni gli esperti hanno dibattuto su una possibile soluzione al puzzle, in particolare emergono il “survaivorship bias” e il “disaster scenario” oltre che la diffusione degli investimenti azionari. Numerosi valori di equity risk premium sono emersi in anni di studi e ricerche da parte di diversi economisti. L’intervallo di valori più comune tra i numerosi studi è quello 2%-8% annuo, con alcuni picchi di 10% ma generalmente mai al di sotto del 2%. Questi valori sono riferiti in particolare ad un periodo che va circa dal 1920 ad oggi.
Equity risk premium: diversi approcci di stima
POJER, MICHELE
2023/2024
Abstract
L’equity risk premium, in italiano premio al rischio, è un valore fondamentale nell’economia e più precisamente nei mercati finanziari. Questo valore è la differenza di rendimento tra i titoli azionari e i titoli obbligazionari che osserviamo in un preciso periodo, il premio rappresenta quindi il prezzo che gli investitori assegnano al rischio di detenere azioni piuttosto che obbligazioni. Per effettuare questo calcolo è necessario confrontare il portafoglio di mercato, opportunamente composto, con i titoli risk-free di cui bisognerà valutare il periodo di scadenza. Il valore del premio è influenzato da numerose variabili, tra le più importanti: avversione al rischio degli investitori, rischio economico e incertezza macroeconomica, politiche dei governi, disoccupazione. Il premio al rischio può essere calcolato tramite tre diversi approcci, in questo elaborato emergono pregi e difetti di ciascuno, questi metodi sono: dati storici, le stime prospettiche e le indagini di mercato. Il primo consiste nel consultare database di dati storici che ci permettono di osservare un trend e cercare di stimare il futuro del premio, questo metodo si basa sulla convinzione che i dati passati siano la miglior guida per il futuro. Le variabili fondamentali da tenere in considerazione sono la scelta del portafoglio di mercato e dei tassi risk-free oltre che al metodo di calcolo della media. Il portafolgio di mercato per essere costruito al meglio dovrebbe essere il più ampio possibile e dovrebbe essere pesato in base alla capitalizzazione di mercato, sarebbe inoltre opportuno che non fosse affetto dal survivorship bias. Come proxy per i titoli risk-free invece si usano generalmente i titoli di stato a diverse scadenze. Il secondo metodo è basato principalmente sul modello definito “Dividend Discount Model” che permette di trovare il valore dell’azione o indice tramite attualizzazione al presente dei dividendi attesi futuri basandosi generalmente su tassi di crescita costanti. Questo modello diversamente dal precedente guarda ai dati futuri e quindi teoricamente sarebbe ottimo per la stima del premio al rischio futuro, in questo caso è da prestare particolare attenzione alle assunzioni fatte per stimare le diverse variabili del modello. Il terzo metodo è quello di effettuare indagini di mercato: verranno poste ad accademici, investitori e manager domande riguardanti il premio al rischio o in generale sull’andamento dei mercati finanziari e su previsioni per il futuro. Questo metodo presenta purtroppo numerosi punti critici non risolvibili che lo rendono il meno efficace, tra i principali emerge il fatto che le indagini siano molto influenzate dai recenti movimenti di mercato e che i risultati cambino in base a come la domanda è posta. Il cosiddetto equity premium puzzle, termine coniato da Mehra e Prescott nel 1985 per definire l’impossibilità dei modelli teorici di spiegare i valori così alti di premio al rischio osservati nella realtà, è un fenomeno presente nei mercati da anni e ancora in aumento. Negli anni gli esperti hanno dibattuto su una possibile soluzione al puzzle, in particolare emergono il “survaivorship bias” e il “disaster scenario” oltre che la diffusione degli investimenti azionari. Numerosi valori di equity risk premium sono emersi in anni di studi e ricerche da parte di diversi economisti. L’intervallo di valori più comune tra i numerosi studi è quello 2%-8% annuo, con alcuni picchi di 10% ma generalmente mai al di sotto del 2%. Questi valori sono riferiti in particolare ad un periodo che va circa dal 1920 ad oggi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/72666