Il presente lavoro di tesi prende in esame l’istituto dell’adozione internazionale come luogo di intersezione di due realtà stigmatizzanti: l’essere adottato e l’essere straniero. Queste due identità sociali, anche prese singolarmente, all’interno della società odierna sono motivo di discriminazione, ma combinate danno origine a pregiudizi ancor più singolari. All’interno del percorso di adozione internazionale vi è un lavoro di accompagnamento della coppia adottiva verso una presa di coscienza riguardante tutto ciò che comporta l’essere genitori adottivi, in cui vengono sollevate questioni che si inseriscono bene in un’ottica di prevenzione al pregiudizio e di valorizzazione della vita del bambino, che non inizia con l’adozione, ma ha delle radici che è importante che i genitori adottivi prendano in considerazione. Gli studi in merito si interrogano sull’efficacia di socializzare il figlio adottato ad entrambe le culture che lo interessano: quella del Paese d’origine e quella del Paese in cui è stato adottato. Le ricerche condotte hanno focalizzato i percorsi di costruzione dell’identità etnica del bambino adottato internazionalmente all’interno della nuova famiglia, in quanto inevitabilmente vi è un passaggio tra due contesti culturali potenzialmente diversi e la necessità di un adattamento reciproco, auspicabilmente nel rispetto e nella valorizzazione di entrambi i contesti. Tale identità etnica non appare però passaggio sufficiente nei percorsi di crescita e vita dei giovani adottati internazionalmente che devono, insieme alle loro famiglie, fronteggiare il pregiudizio etnico e la discriminazione. Nel contesto specifico di studio, si parla di genitori “daltonici” e “attenti ai colori”, terminologia usata dapprima da Caitlin Killian e Nikki Khanna (2019), per mettere in luce i diversi approcci dei genitori adottivi agli elementi che costituiscono motivo di discriminazione nei propri figli adottivi. Sul tema della discriminazione e del pregiudizio nelle molte esperienze vissute in prima persona da persone adottate, e dai loro genitori in quanto genitori adottivi emergono inoltre elementi di svalutazione dell’adozione come scelta genitoriale. Questo lavoro si propone di dimostrare come il pregiudizio etnico nell’adozione internazionale non riguardi solamente la persona adottata all’interno del nuovo contesto culturale, ma si inserisca in maniera sottile anche in ciò che riguarda il suo entourage familiare, che diventa un bersaglio facile su cui sono riversate considerazioni giudicanti.
ADOTTATO E STRANIERO: INTERSEZIONE DI DUE DIVERSE IDENTITA’ SOCIALI DIVERSAMENTE STIGMATIZZANTI
SANTAMARIA, ANNA
2023/2024
Abstract
Il presente lavoro di tesi prende in esame l’istituto dell’adozione internazionale come luogo di intersezione di due realtà stigmatizzanti: l’essere adottato e l’essere straniero. Queste due identità sociali, anche prese singolarmente, all’interno della società odierna sono motivo di discriminazione, ma combinate danno origine a pregiudizi ancor più singolari. All’interno del percorso di adozione internazionale vi è un lavoro di accompagnamento della coppia adottiva verso una presa di coscienza riguardante tutto ciò che comporta l’essere genitori adottivi, in cui vengono sollevate questioni che si inseriscono bene in un’ottica di prevenzione al pregiudizio e di valorizzazione della vita del bambino, che non inizia con l’adozione, ma ha delle radici che è importante che i genitori adottivi prendano in considerazione. Gli studi in merito si interrogano sull’efficacia di socializzare il figlio adottato ad entrambe le culture che lo interessano: quella del Paese d’origine e quella del Paese in cui è stato adottato. Le ricerche condotte hanno focalizzato i percorsi di costruzione dell’identità etnica del bambino adottato internazionalmente all’interno della nuova famiglia, in quanto inevitabilmente vi è un passaggio tra due contesti culturali potenzialmente diversi e la necessità di un adattamento reciproco, auspicabilmente nel rispetto e nella valorizzazione di entrambi i contesti. Tale identità etnica non appare però passaggio sufficiente nei percorsi di crescita e vita dei giovani adottati internazionalmente che devono, insieme alle loro famiglie, fronteggiare il pregiudizio etnico e la discriminazione. Nel contesto specifico di studio, si parla di genitori “daltonici” e “attenti ai colori”, terminologia usata dapprima da Caitlin Killian e Nikki Khanna (2019), per mettere in luce i diversi approcci dei genitori adottivi agli elementi che costituiscono motivo di discriminazione nei propri figli adottivi. Sul tema della discriminazione e del pregiudizio nelle molte esperienze vissute in prima persona da persone adottate, e dai loro genitori in quanto genitori adottivi emergono inoltre elementi di svalutazione dell’adozione come scelta genitoriale. Questo lavoro si propone di dimostrare come il pregiudizio etnico nell’adozione internazionale non riguardi solamente la persona adottata all’interno del nuovo contesto culturale, ma si inserisca in maniera sottile anche in ciò che riguarda il suo entourage familiare, che diventa un bersaglio facile su cui sono riversate considerazioni giudicanti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/74411