Questa tesi nasce dalla volontà di ricordare gli avvenimenti accaduti nel contesto della dittatura militare in Argentina, partendo dalle circostanze interne al Paese, per poi illustrare le relazioni con l’Italia, sia economiche che politiche. L’elaborato fornisce un’introduzione generale sulla situazione interna dell’Argentina negli anni precedenti al golpe definitivo del 24 marzo 1976 e durante la dittatura militare guidata dal generale Videla instauratasi in seguito. In questo periodo storico, caratterizzato da forti tensioni politiche e sociali anche e soprattuto a livello globale, l'America Latina comincia ad essere vittima dell’operazione Condor. Si vuole porre in risalto come la rottura di precari equilibri interni abbia causato inaudite e ripetute violazioni dei diritti umani, provocando la morte per scomparsa di circa 300000 persone. In seguito, la tesi propone un focus sui rapporti della dittatura con l’Italia, distante da un punto di vista geografico, eppure culturalmente strettamente connessa al Paese latinoamericano. Si approfondirà l’intromissione delle forze politiche anticomuniste, il coinvolgimento della P2 e l’impassibilità della sinistra italiana. l’Italia, infatti, non mosse un dito di fronte a simili violazioni dei diritti umani e usurpazioni dei governi democratici, per proteggere interessi economici e scambi commerciali di cui il nostro Paese non voleva fare a meno. Sono oggetto di studio le relazioni politiche tra la Giunta militare argentina e il Governo Italiano e i rapporti tra Videla e Massera con i principali esponenti italiani. Tristemente e poco sorprendentemente, alla vita migliaia di esseri umani, i governi preferirono la ricchezza economica. L’elaborato vuol infine ricordare il ruolo chiave di Enrico Calamai, diplomatico italiano che, in qualità di console nell’ambasciata di Buenos Aires, salvò centinaia di vite grazie al suo coraggio, affiancato dal giornalista del Corriere della Sera Giangiacomo Foà e dal sindacalista Filippo di Benedetto.
L'Italia e il regime militare in Argentina. Dal colpo di Stato al ritorno della democrazia.
BAILO, ELEONORA
2023/2024
Abstract
Questa tesi nasce dalla volontà di ricordare gli avvenimenti accaduti nel contesto della dittatura militare in Argentina, partendo dalle circostanze interne al Paese, per poi illustrare le relazioni con l’Italia, sia economiche che politiche. L’elaborato fornisce un’introduzione generale sulla situazione interna dell’Argentina negli anni precedenti al golpe definitivo del 24 marzo 1976 e durante la dittatura militare guidata dal generale Videla instauratasi in seguito. In questo periodo storico, caratterizzato da forti tensioni politiche e sociali anche e soprattuto a livello globale, l'America Latina comincia ad essere vittima dell’operazione Condor. Si vuole porre in risalto come la rottura di precari equilibri interni abbia causato inaudite e ripetute violazioni dei diritti umani, provocando la morte per scomparsa di circa 300000 persone. In seguito, la tesi propone un focus sui rapporti della dittatura con l’Italia, distante da un punto di vista geografico, eppure culturalmente strettamente connessa al Paese latinoamericano. Si approfondirà l’intromissione delle forze politiche anticomuniste, il coinvolgimento della P2 e l’impassibilità della sinistra italiana. l’Italia, infatti, non mosse un dito di fronte a simili violazioni dei diritti umani e usurpazioni dei governi democratici, per proteggere interessi economici e scambi commerciali di cui il nostro Paese non voleva fare a meno. Sono oggetto di studio le relazioni politiche tra la Giunta militare argentina e il Governo Italiano e i rapporti tra Videla e Massera con i principali esponenti italiani. Tristemente e poco sorprendentemente, alla vita migliaia di esseri umani, i governi preferirono la ricchezza economica. L’elaborato vuol infine ricordare il ruolo chiave di Enrico Calamai, diplomatico italiano che, in qualità di console nell’ambasciata di Buenos Aires, salvò centinaia di vite grazie al suo coraggio, affiancato dal giornalista del Corriere della Sera Giangiacomo Foà e dal sindacalista Filippo di Benedetto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/74423