"The prosperity of human life and cultures is compatible with a substantial decrease in human population: the prosperity of “not human life” demands such a diminution" Forty years after these words that, in 1984, Arne Naess and George Session used to focus the fourth fundamental principle of deep ecology, it is possible to see an increasing ecological spirit in today's postmodern society which, worried about the climate crisis, does not fail to present thoughts so radical as to recall those of the two "eco-philosophers". There are many debates about climate change: some think that in the near future we will face an apocalyptical scenario, with mountains of plastic floating on our oceans, while others believe that a collective psychosis is underway and the problem is being overestimated. On the one hand, politicians are blamed and, on the other, there are loud calls for citizens to take responsibility. On the one hand, we talk about sustainable development and, on the other, about degrowth. There would be many questions that could be explored on the subject, however, in these pages, I would like to try to investigate another aspect of this newfound interest in nature and ecology, an aspect that is less debated because it is less capable (at least at first sight) of moving the masses: the "sacred" dimension that lies at the base of the contemporary ecological sentiments.

“La prosperità della vita e delle culture umane è compatibile con una sostanziale diminuzione della popolazione umana: la prosperità della vita non umana esige tale diminuzione” A quarant’anni da queste parole che, nel 1984, Arne Naess e George Session utilizzarono per inquadrare il quarto principio fondamentale della deep ecology, è possibile notare un sempre più presente spirito ecologico nella società postmoderna di oggi che, preoccupata dalla crisi climatica, non manca di presentare pensieri tanto radicali da ricordare proprio quelli dei due “eco-filosofi”. Molti sono i dibattiti in merito al cambiamento climatico in atto: alcuni pensano che a breve ci si troverà di fronte a scenari apocalittici, con montagne di plastica che galleggiano sui nostri oceani, mentre altri credono che sia in atto una psicosi collettiva e si stia sovrastimando il problema. Da una parte si dà la colpa alla politica e dall’altra si chiede a gran voce una presa di responsabilità dei cittadini. Da un lato si parla di sviluppo sostenibile e al dall’altro di decrescita felice. Molte sarebbero dunque le questioni da poter sviscerare in materia, tuttavia, nelle pagine che seguono, vorrei cercare di indagare un altro aspetto di questo ritrovato interesse per la natura e l’ecologia, un aspetto meno dibattuto perché meno capace (almeno a prima vista) di muovere le masse rispetto agli argomenti sopra citati: la dimensione “sacra” che sta alla base dei sentimenti ecologisti contemporanei.

Origini e metamorfosi del Sacro Ecologico. Storia, analisi e prospettive

BERTOLINI, BIANCA
2023/2024

Abstract

"The prosperity of human life and cultures is compatible with a substantial decrease in human population: the prosperity of “not human life” demands such a diminution" Forty years after these words that, in 1984, Arne Naess and George Session used to focus the fourth fundamental principle of deep ecology, it is possible to see an increasing ecological spirit in today's postmodern society which, worried about the climate crisis, does not fail to present thoughts so radical as to recall those of the two "eco-philosophers". There are many debates about climate change: some think that in the near future we will face an apocalyptical scenario, with mountains of plastic floating on our oceans, while others believe that a collective psychosis is underway and the problem is being overestimated. On the one hand, politicians are blamed and, on the other, there are loud calls for citizens to take responsibility. On the one hand, we talk about sustainable development and, on the other, about degrowth. There would be many questions that could be explored on the subject, however, in these pages, I would like to try to investigate another aspect of this newfound interest in nature and ecology, an aspect that is less debated because it is less capable (at least at first sight) of moving the masses: the "sacred" dimension that lies at the base of the contemporary ecological sentiments.
2023
Origins and metamorphoses of the Ecological Sacred. History, analysis and perspectives
“La prosperità della vita e delle culture umane è compatibile con una sostanziale diminuzione della popolazione umana: la prosperità della vita non umana esige tale diminuzione” A quarant’anni da queste parole che, nel 1984, Arne Naess e George Session utilizzarono per inquadrare il quarto principio fondamentale della deep ecology, è possibile notare un sempre più presente spirito ecologico nella società postmoderna di oggi che, preoccupata dalla crisi climatica, non manca di presentare pensieri tanto radicali da ricordare proprio quelli dei due “eco-filosofi”. Molti sono i dibattiti in merito al cambiamento climatico in atto: alcuni pensano che a breve ci si troverà di fronte a scenari apocalittici, con montagne di plastica che galleggiano sui nostri oceani, mentre altri credono che sia in atto una psicosi collettiva e si stia sovrastimando il problema. Da una parte si dà la colpa alla politica e dall’altra si chiede a gran voce una presa di responsabilità dei cittadini. Da un lato si parla di sviluppo sostenibile e al dall’altro di decrescita felice. Molte sarebbero dunque le questioni da poter sviscerare in materia, tuttavia, nelle pagine che seguono, vorrei cercare di indagare un altro aspetto di questo ritrovato interesse per la natura e l’ecologia, un aspetto meno dibattuto perché meno capace (almeno a prima vista) di muovere le masse rispetto agli argomenti sopra citati: la dimensione “sacra” che sta alla base dei sentimenti ecologisti contemporanei.
Sacro
Ecologia
Fondamentalismi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/74433