Il fenomeno di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, comunemente noto come “caporalato”, è una forma illegale di intermediazione, reclutamento ed organizzazione della manodopera. Si manifesta in un rapporto trilaterale tra il lavoratore, il datore di lavoro ed il “caporale” - soggetto terzo che si interpone tra domanda e offerta di lavoro -, coinvolgendo soprattutto individui che versano in condizioni di particolare vulnerabilità; è connotato dalla violazione della normativa a tutela di orario di lavoro, retribuzione, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, con modalità tali da ledere la dignità del lavoratore. Il presente contributo si propone di illustrare l’evoluzione storica della fattispecie di reato nel nostro ordinamento, passando per il diritto internazionale ed europeo. Si evidenza come la repressione dell'intermediazione illecita abbia assunto forme diverse nel corso degli anni: il "caporalato", dapprima considerato un illecito di natura contravvenzionale, solo dal 2011 è qualificato come grave fattispecie delittuosa; vengono quindi analizzati gli interventi adottati dal legislatore penale per affrontare il tema dell’intermediazione illecita e dell'interposizione fittizia, nel quadro complessivo dei cambiamenti che hanno interessato il mercato del lavoro. Dopo una fase iniziale di monopolio pubblico nel collocamento di manodopera e di divieto assoluto di intermediazione ed interposizione nei rapporti di lavoro da parte dei privati (l. n. 264/1949 e l. n. 1369/1960), si è approdati alla progressiva liberalizzazione del mercato occupazionale, culminata nel noto decreto Biagi (d.lgs. n. 276/2003). Si esaminano, quindi, le risposte penalistiche alla violazione di tali normative e il tentativo di contrastare il “caporalato” utilizzando fattispecie codicistiche già esistenti, come l’art. 600 c.p. (riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù). Viene poi evidenziato il ruolo centrale dell’art. 603-bis c.p., introdotto dal d.l. n. 138/2011 con il fine di reprimere lo specifico delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, non tralasciando di metterne in luce le lacune, che hanno poi condotto ad una riforma della disposizione ad opera della l. n. 199/2016 (anch’essa, peraltro, non priva di criticità). Nonostante i tentativi di contrasto da parte del legislatore penale - progressivamente sempre più focalizzati sulla tutela della vittima del reato -, il “caporalato” rimane ancora oggi estremamente diffuso. La disamina del noto caso “Uber” esemplifica la sua capacità di insinuarsi in settori dell'economia molto diversi da quelli tradizionali, ma, al contempo, pone l’accento sugli strumenti preventivi che il nostro ordinamento offre per combattere il fenomeno. D’altra parte, lo sfruttamento dei lavoratori è una piaga che non può essere debellata con un approccio meramente repressivo. La strada da percorrere per tentare di sradicare il fenomeno è ancora lunga e lastricata di difficoltà.
Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro: evoluzione storica ed analisi della fattispecie di reato
BEVILACQUA, ALESSIA
2023/2024
Abstract
Il fenomeno di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, comunemente noto come “caporalato”, è una forma illegale di intermediazione, reclutamento ed organizzazione della manodopera. Si manifesta in un rapporto trilaterale tra il lavoratore, il datore di lavoro ed il “caporale” - soggetto terzo che si interpone tra domanda e offerta di lavoro -, coinvolgendo soprattutto individui che versano in condizioni di particolare vulnerabilità; è connotato dalla violazione della normativa a tutela di orario di lavoro, retribuzione, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, con modalità tali da ledere la dignità del lavoratore. Il presente contributo si propone di illustrare l’evoluzione storica della fattispecie di reato nel nostro ordinamento, passando per il diritto internazionale ed europeo. Si evidenza come la repressione dell'intermediazione illecita abbia assunto forme diverse nel corso degli anni: il "caporalato", dapprima considerato un illecito di natura contravvenzionale, solo dal 2011 è qualificato come grave fattispecie delittuosa; vengono quindi analizzati gli interventi adottati dal legislatore penale per affrontare il tema dell’intermediazione illecita e dell'interposizione fittizia, nel quadro complessivo dei cambiamenti che hanno interessato il mercato del lavoro. Dopo una fase iniziale di monopolio pubblico nel collocamento di manodopera e di divieto assoluto di intermediazione ed interposizione nei rapporti di lavoro da parte dei privati (l. n. 264/1949 e l. n. 1369/1960), si è approdati alla progressiva liberalizzazione del mercato occupazionale, culminata nel noto decreto Biagi (d.lgs. n. 276/2003). Si esaminano, quindi, le risposte penalistiche alla violazione di tali normative e il tentativo di contrastare il “caporalato” utilizzando fattispecie codicistiche già esistenti, come l’art. 600 c.p. (riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù). Viene poi evidenziato il ruolo centrale dell’art. 603-bis c.p., introdotto dal d.l. n. 138/2011 con il fine di reprimere lo specifico delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, non tralasciando di metterne in luce le lacune, che hanno poi condotto ad una riforma della disposizione ad opera della l. n. 199/2016 (anch’essa, peraltro, non priva di criticità). Nonostante i tentativi di contrasto da parte del legislatore penale - progressivamente sempre più focalizzati sulla tutela della vittima del reato -, il “caporalato” rimane ancora oggi estremamente diffuso. La disamina del noto caso “Uber” esemplifica la sua capacità di insinuarsi in settori dell'economia molto diversi da quelli tradizionali, ma, al contempo, pone l’accento sugli strumenti preventivi che il nostro ordinamento offre per combattere il fenomeno. D’altra parte, lo sfruttamento dei lavoratori è una piaga che non può essere debellata con un approccio meramente repressivo. La strada da percorrere per tentare di sradicare il fenomeno è ancora lunga e lastricata di difficoltà.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/74837