The aim of the following work will be that of examining how the English patent system evolved between the late 16th century and the middle part of the 19th century. During the late Elizabethan period, a certain degree of protection was granted to the importers, from continental Europe, of manufacturing techniques, in order to compensate for the lack of progress in that sector within England; this system, though quite effective at first, gradually became more and more corrupt, leading to the enacting, in 1623, of the Statute of Monopolies. The Statute contained general prohibitions regarding monopolies, but made a relevant exception for letters patent granting a privilege to those who introduced new manners of manufacturing within the realm. This was but a small step towards the creation of a patent system, and slow progress for the following two centuries happened mostly in the law courts. Finally, in 1852, the Patent Law Amendment Act was approved, creating a modern-day patent system, establishing the Office of the commissioners and setting a clear procedure for the filing of applications.

La seguente tesi ha come obiettivo la presa in esame del sistema di brevetti inglese tra la fine del XVI e la metà del XIX secolo. Nell’epoca tardo-elisabettiana era divenuta prassi offrire una tutela a chi avesse importato, dall’Europa continentale, delle nuove tecniche manifatturiere, prassi utile per sopperire allo scarso progresso in quel settore nell’Inghilterra dell’epoca; va infatti precisato come il concetto di “invenzione”, nei sistemi brevettuali europei dell’epoca, si riferisse genericamente all’importazione di tecniche o macchinari, senza particolare riguardo a chi per primo li avesse pensati. Questo sistema, inizialmente efficace nel raggiungere lo scopo prefissato, divenne negli anni sempre più abusato: le cosiddette “letters patent”, strumento che si evolverà fino a coincidere con ciò a cui oggi ci riferiamo parlando di brevetti, inizialmente venivano impiegate dalla corte soprattutto per l’istituzione di diritti su terreni o per l’attribuzione di titoli onorifici. Questa pratica divenne sempre più legata alle conoscenze che un individuo poteva vantare a corte, invece di tutelare ed incentivare, come avrebbe dovuto, il progresso. Ciò portò alla promulgazione, nel 1623, dello Statute of Monopolies, frutto dell’avversione generalizzata che il popolo nutriva nei confronti di qualunque genere di monopolio, avversione da inserire nella fase di decadenza nella quale si trovava allora la monarchia inglese. Lo Statute, dunque, prevedeva dei divieti generalizzati diretti ai monopoli, ma consentiva di stabilire dei regimi di privativa a chi introducesse nuovi metodi manifatturieri nel regno. In particolare, veniva fissato un limite di quattordici anni per la durata della tutela prevista per le nuove invenzioni e si faceva menzione del fatto che si dovesse trattare del “vero e primo inventore”, formula che all’epoca continuava a comprendere chiunque avesse introdotto una certa tecnica. Nonostante si trattasse di un passo nella giusta direzione, lo Statute non risultava per nulla sufficiente a fornire delle solide basi per un sistema di brevetti, così gli unici progressi, nei due secoli successivi, avvennero nei tribunali. Un esempio relativo a tali progressi riguarda la descrizione dell’invenzione da allegare alla richiesta di brevetto: se, fino al termine del XVII e per parte del XVIII secolo, era tipico non presentarne una, essa divenne gradualmente un requisito fondamentale, nonostante le norme di riferimento in materia non fossero variate. Infine, nel 1852, venne approvato il Patent Law Amendment Act, il quale istituiva un vero proprio ufficio brevetti e chiarificava la procedura per conseguire la piena tutela di una privativa. L’Inghilterra si muniva così di un sistema per i brevetti assolutamente confrontabile con quelli contemporanei ed al passo non solo con i regimi dell’Europa continentale, ma anche con quello statunitense.

Patents and Innovations in England between the 16th and the 19th century.

RASOTTO, ALBERTO
2023/2024

Abstract

The aim of the following work will be that of examining how the English patent system evolved between the late 16th century and the middle part of the 19th century. During the late Elizabethan period, a certain degree of protection was granted to the importers, from continental Europe, of manufacturing techniques, in order to compensate for the lack of progress in that sector within England; this system, though quite effective at first, gradually became more and more corrupt, leading to the enacting, in 1623, of the Statute of Monopolies. The Statute contained general prohibitions regarding monopolies, but made a relevant exception for letters patent granting a privilege to those who introduced new manners of manufacturing within the realm. This was but a small step towards the creation of a patent system, and slow progress for the following two centuries happened mostly in the law courts. Finally, in 1852, the Patent Law Amendment Act was approved, creating a modern-day patent system, establishing the Office of the commissioners and setting a clear procedure for the filing of applications.
2023
Patents and Innovations in England between the 16th and the 19th century.
La seguente tesi ha come obiettivo la presa in esame del sistema di brevetti inglese tra la fine del XVI e la metà del XIX secolo. Nell’epoca tardo-elisabettiana era divenuta prassi offrire una tutela a chi avesse importato, dall’Europa continentale, delle nuove tecniche manifatturiere, prassi utile per sopperire allo scarso progresso in quel settore nell’Inghilterra dell’epoca; va infatti precisato come il concetto di “invenzione”, nei sistemi brevettuali europei dell’epoca, si riferisse genericamente all’importazione di tecniche o macchinari, senza particolare riguardo a chi per primo li avesse pensati. Questo sistema, inizialmente efficace nel raggiungere lo scopo prefissato, divenne negli anni sempre più abusato: le cosiddette “letters patent”, strumento che si evolverà fino a coincidere con ciò a cui oggi ci riferiamo parlando di brevetti, inizialmente venivano impiegate dalla corte soprattutto per l’istituzione di diritti su terreni o per l’attribuzione di titoli onorifici. Questa pratica divenne sempre più legata alle conoscenze che un individuo poteva vantare a corte, invece di tutelare ed incentivare, come avrebbe dovuto, il progresso. Ciò portò alla promulgazione, nel 1623, dello Statute of Monopolies, frutto dell’avversione generalizzata che il popolo nutriva nei confronti di qualunque genere di monopolio, avversione da inserire nella fase di decadenza nella quale si trovava allora la monarchia inglese. Lo Statute, dunque, prevedeva dei divieti generalizzati diretti ai monopoli, ma consentiva di stabilire dei regimi di privativa a chi introducesse nuovi metodi manifatturieri nel regno. In particolare, veniva fissato un limite di quattordici anni per la durata della tutela prevista per le nuove invenzioni e si faceva menzione del fatto che si dovesse trattare del “vero e primo inventore”, formula che all’epoca continuava a comprendere chiunque avesse introdotto una certa tecnica. Nonostante si trattasse di un passo nella giusta direzione, lo Statute non risultava per nulla sufficiente a fornire delle solide basi per un sistema di brevetti, così gli unici progressi, nei due secoli successivi, avvennero nei tribunali. Un esempio relativo a tali progressi riguarda la descrizione dell’invenzione da allegare alla richiesta di brevetto: se, fino al termine del XVII e per parte del XVIII secolo, era tipico non presentarne una, essa divenne gradualmente un requisito fondamentale, nonostante le norme di riferimento in materia non fossero variate. Infine, nel 1852, venne approvato il Patent Law Amendment Act, il quale istituiva un vero proprio ufficio brevetti e chiarificava la procedura per conseguire la piena tutela di una privativa. L’Inghilterra si muniva così di un sistema per i brevetti assolutamente confrontabile con quelli contemporanei ed al passo non solo con i regimi dell’Europa continentale, ma anche con quello statunitense.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/75588