Nel contesto attuale della medicina è sempre più evidente una crescente attenzione verso lo sviluppo e l’adozione di tecniche diagnostiche sempre meno invasive. Questo trend è guidato dalla necessità di ridurre il rischio, il discomfort e le complicazioni associate alle procedure diagnostiche tradizionali, le quali spesso possono risultare dolorose e richiedere tempi di recupero più lunghi. Negli ultimi decenni, la medicina ha fatto significativi progressi verso tecniche che permettono di ottenere informazioni accurate con il minor impatto possibile sul paziente: la risonanza magnetica (MRI), la tomografia computerizzata (CT), l’ecografia, e la tomografia a emissione di positroni (PET), sono esempi di tecnologie che hanno rivoluzionato la diagnosi clinica. Nel campo della neurofisiologia, tecniche come i potenziali evocati, offrono un’ampia finestra sul funzionamento del sistema nervoso e, sebbene esse siano fondamentali per condurre studi più accurati in condizioni quali per esempio la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), le neuropatie e altre malattie neurologiche, possono essere considerate alquanto invasive e causare particolari disagi al paziente. Pertanto, vi è un sempre più elevato interesse nello sviluppo di protocolli che riducano il dolore associato a queste procedure, senza però comprometterne l’efficacia diagnostica. L’obiettivo principale del presente elaborato di tesi, risulta essere, dunque, l’elaborazione di una metodica innovativa per l’esecuzione dei potenziali evocati motori cortico-bulbari, mirata a ridurre al minimo l’invasività e il discomfort del paziente. Il protocollo proposto si pone infatti, come soluzione per ottimizzare la tollerabilità dell’esame, mantenendo al contempo l’accuratezza e l’affidabilità diagnostica, in contesti clinici in cui la mitigazione del dolore e dello stress del paziente rappresentano priorità fondamentali l’azienda ospedaliera. Più precisamente, l’elaborato si aprirà con dei cenni di anatomia e fisiologia sul sistema nervoso centrale, periferico e sulla via motoria, con una descrizione dettagliata dei muscoli target: il nasale, il massetere, lo sternocleidomastoideo e il trapezio. Il secondo capitolo introdurrà invece, il contesto più specifico dei potenziali evocati motori (PEM), individuabili come una tecnica diagnostica essenziale in neurologia. Dopo una prima definizione e una breve panoramica storica, ne saranno descritti i principi di base, il meccanismo d’azione, i parametri di registrazione e di analisi. Sarà poi discusso l’ampio spettro di applicazioni cliniche che questa tecnica coinvolge, sottolineando la sua rilevanza per la diagnosi e il monitoraggio di diverse patologie neurologiche. Il terzo capitolo sarà interamente dedicato al caso studio, presentandone dapprima l’obiettivo specifico, procedendo con la descrizione dei materiali e dei metodi utilizzati, e infine, l’analisi dei dati con la relativa indagine statistica. In conclusione, seguirà la discussione dei risultati ottenuti, con una breve riflessione prospettica, la quale contribuirà a valutare l’efficacia dei PEM e in particolare di questo protocollo nella pratica clinica.
Potenziali evocati motori troncoencefalici: definizione di un protocollo di acquisizione e sua applicabilità clinica
FAVARO, NICOLE
2023/2024
Abstract
Nel contesto attuale della medicina è sempre più evidente una crescente attenzione verso lo sviluppo e l’adozione di tecniche diagnostiche sempre meno invasive. Questo trend è guidato dalla necessità di ridurre il rischio, il discomfort e le complicazioni associate alle procedure diagnostiche tradizionali, le quali spesso possono risultare dolorose e richiedere tempi di recupero più lunghi. Negli ultimi decenni, la medicina ha fatto significativi progressi verso tecniche che permettono di ottenere informazioni accurate con il minor impatto possibile sul paziente: la risonanza magnetica (MRI), la tomografia computerizzata (CT), l’ecografia, e la tomografia a emissione di positroni (PET), sono esempi di tecnologie che hanno rivoluzionato la diagnosi clinica. Nel campo della neurofisiologia, tecniche come i potenziali evocati, offrono un’ampia finestra sul funzionamento del sistema nervoso e, sebbene esse siano fondamentali per condurre studi più accurati in condizioni quali per esempio la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), le neuropatie e altre malattie neurologiche, possono essere considerate alquanto invasive e causare particolari disagi al paziente. Pertanto, vi è un sempre più elevato interesse nello sviluppo di protocolli che riducano il dolore associato a queste procedure, senza però comprometterne l’efficacia diagnostica. L’obiettivo principale del presente elaborato di tesi, risulta essere, dunque, l’elaborazione di una metodica innovativa per l’esecuzione dei potenziali evocati motori cortico-bulbari, mirata a ridurre al minimo l’invasività e il discomfort del paziente. Il protocollo proposto si pone infatti, come soluzione per ottimizzare la tollerabilità dell’esame, mantenendo al contempo l’accuratezza e l’affidabilità diagnostica, in contesti clinici in cui la mitigazione del dolore e dello stress del paziente rappresentano priorità fondamentali l’azienda ospedaliera. Più precisamente, l’elaborato si aprirà con dei cenni di anatomia e fisiologia sul sistema nervoso centrale, periferico e sulla via motoria, con una descrizione dettagliata dei muscoli target: il nasale, il massetere, lo sternocleidomastoideo e il trapezio. Il secondo capitolo introdurrà invece, il contesto più specifico dei potenziali evocati motori (PEM), individuabili come una tecnica diagnostica essenziale in neurologia. Dopo una prima definizione e una breve panoramica storica, ne saranno descritti i principi di base, il meccanismo d’azione, i parametri di registrazione e di analisi. Sarà poi discusso l’ampio spettro di applicazioni cliniche che questa tecnica coinvolge, sottolineando la sua rilevanza per la diagnosi e il monitoraggio di diverse patologie neurologiche. Il terzo capitolo sarà interamente dedicato al caso studio, presentandone dapprima l’obiettivo specifico, procedendo con la descrizione dei materiali e dei metodi utilizzati, e infine, l’analisi dei dati con la relativa indagine statistica. In conclusione, seguirà la discussione dei risultati ottenuti, con una breve riflessione prospettica, la quale contribuirà a valutare l’efficacia dei PEM e in particolare di questo protocollo nella pratica clinica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/75727