Background: l’arresto cardiaco è un evento drammatico ed improvviso che colpisce 1 abitante ogni 1000 all’anno. Si tratta di un evento cardiovascolare serio, che implica la cessazione dell’attività elettrica cardiaca e necessita un intervento tempestivo. La diagnosi di arresto cardiaco viene effettuata attraverso il protocollo “GAS – Guarda, Ascolta, Senti” per 30 secondi. L’arresto cardiaco comporta l’immediata necessità di supportare gli organi vitali e di fare ripartire il cuore; bisogna dunque effettuare la rianimazione cardiopolmonare, che prevede l’applicazione di un protocollo con una sequenza di compressioni al torace e ventilazioni, se possibile e indicato, effettuare la defibrillazione per fare cessare l’aritmia e fare riprendere al cuore la normale l’attività elettrica. Obiettivo: lo studio si prefigge si indagare, attraverso una revisione della letteratura, quali siano i punti principali della gestione infermieristica di questo tipo di paziente evidenziando nuovi interventi, nuovi metodi e nuovi strumenti di monitoraggio utili per rendere più efficace la ripresa e il trattamento dei pazienti. Risultati: la ricerca è stata effettuata consultando banche dati di tipo biomedico dalle quali sono stati selezionati in totale 30 articoli e linee guida. È emerso che i dispositivi di compressione meccanica per la rianimazione negli arresti cardiaci non sono associati a tassi migliori di ROSC ma il loro uso può essere più vantaggioso in situazioni non ideali come la mancanza di RCP degli astanti, l'arresto non testimone e i tempi di risposta EMS ritardati. Nell’emergenza extraospedaliera, l’accesso intraosseo è da preferire all’accesso venoso centrale, in quanto è una procedura veloce e sicura che risulta essere una valida alternativa all’accesso venoso. Attraverso la via intraossea, infatti, è possibile somministrare farmaci, cristalloidi, colloidi, derivati del sangue e mezzi di contrasto e può essere utilizzato per il prelievo ematico venoso. Si è notato però che l’intraossea resta una tecnica scarsamente utilizzata e presa in considerazione solo come ultima risorsa per mancanza di conoscenza a riguardo e per poca disponibilità di materiale. La terapia farmacologica nella rianimazione cardiopolmonare serve a stimolare e supportare la funzionalità cardiocircolatoria ed aumentare la pressione arteriosa migliorando la perfusione e l’ossigeno a livello del miocardio, dell’encefalo dei reni ed altri organi vitali. La gestione delle vie aeree e la ventilazione sono componenti essenziali della rianimazione cardiopolmonare al fine di prevenire lesioni da ipossia e aumentare le possibilità di sopravvivenza. Conclusioni: l’utilizzo di nuovi strumenti come il LUCAS, modalità di infusione attraverso un accesso intraosseo, l’utilizzo di una corretta terapia farmacologica e un’efficace gestione delle vie aeree possono favorire una migliore e più rapida ripresa del paziente.
infarto miocardico acuto complicato da arresto cardiaco in emergenza
GRIGUOLO, AMBRA
2023/2024
Abstract
Background: l’arresto cardiaco è un evento drammatico ed improvviso che colpisce 1 abitante ogni 1000 all’anno. Si tratta di un evento cardiovascolare serio, che implica la cessazione dell’attività elettrica cardiaca e necessita un intervento tempestivo. La diagnosi di arresto cardiaco viene effettuata attraverso il protocollo “GAS – Guarda, Ascolta, Senti” per 30 secondi. L’arresto cardiaco comporta l’immediata necessità di supportare gli organi vitali e di fare ripartire il cuore; bisogna dunque effettuare la rianimazione cardiopolmonare, che prevede l’applicazione di un protocollo con una sequenza di compressioni al torace e ventilazioni, se possibile e indicato, effettuare la defibrillazione per fare cessare l’aritmia e fare riprendere al cuore la normale l’attività elettrica. Obiettivo: lo studio si prefigge si indagare, attraverso una revisione della letteratura, quali siano i punti principali della gestione infermieristica di questo tipo di paziente evidenziando nuovi interventi, nuovi metodi e nuovi strumenti di monitoraggio utili per rendere più efficace la ripresa e il trattamento dei pazienti. Risultati: la ricerca è stata effettuata consultando banche dati di tipo biomedico dalle quali sono stati selezionati in totale 30 articoli e linee guida. È emerso che i dispositivi di compressione meccanica per la rianimazione negli arresti cardiaci non sono associati a tassi migliori di ROSC ma il loro uso può essere più vantaggioso in situazioni non ideali come la mancanza di RCP degli astanti, l'arresto non testimone e i tempi di risposta EMS ritardati. Nell’emergenza extraospedaliera, l’accesso intraosseo è da preferire all’accesso venoso centrale, in quanto è una procedura veloce e sicura che risulta essere una valida alternativa all’accesso venoso. Attraverso la via intraossea, infatti, è possibile somministrare farmaci, cristalloidi, colloidi, derivati del sangue e mezzi di contrasto e può essere utilizzato per il prelievo ematico venoso. Si è notato però che l’intraossea resta una tecnica scarsamente utilizzata e presa in considerazione solo come ultima risorsa per mancanza di conoscenza a riguardo e per poca disponibilità di materiale. La terapia farmacologica nella rianimazione cardiopolmonare serve a stimolare e supportare la funzionalità cardiocircolatoria ed aumentare la pressione arteriosa migliorando la perfusione e l’ossigeno a livello del miocardio, dell’encefalo dei reni ed altri organi vitali. La gestione delle vie aeree e la ventilazione sono componenti essenziali della rianimazione cardiopolmonare al fine di prevenire lesioni da ipossia e aumentare le possibilità di sopravvivenza. Conclusioni: l’utilizzo di nuovi strumenti come il LUCAS, modalità di infusione attraverso un accesso intraosseo, l’utilizzo di una corretta terapia farmacologica e un’efficace gestione delle vie aeree possono favorire una migliore e più rapida ripresa del paziente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/75994