PROBLEMA: I disturbi dell'umore sono condizioni mentali caratterizzate da alterazioni timiche che possono manifestarsi con una eccessiva tristezza (depressione), un’eccessiva espansività ed eccitazione (mania) oppure con entrambe le sintomatologie; tra una fase maniacale e una fase depressiva vi è la presenza di uno stato di equilibrio, anche noto come fase di eutimia. I fattori di rischio principali per lo sviluppo del disturbo bipolare sono elevati tra persone che presentano già diagnosi di un altro disturbo psichico come la depressione, i disturbi d'ansia e i disturbi da uso di sostanze. SCOPO: L’obiettivo è di indagare e descrivere quali sono gli interventi e le tecniche relazionali considerati più efficaci nell’assistenza dei pazienti con disturbo bipolare durante le diverse fasi della malattia per ridurre le ospedalizzazioni e le riacutizzazioni successive, con un’attenzione specifica al ruolo degli infermieri nella prevenzione delle ricadute e nell’adesione ai trattamenti. Gli interventi di psicoeducazione, svolgono un ruolo essenziale nel promuovere la riabilitazione sociale e il miglioramento del trattamento farmacologico. CAMPIONE: Sono state prese in considerazione persone di età superiore e uguale ai 18 anni affette da disturbo bipolare di tipo 1 e di tipo 2. Il setting preso in considerazione è quello dei Centri di Salute Mentale (CSM) e dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC). MATERIALE E METODI: La ricerca di evidenze scientifiche è avvenuta attraverso l’utilizzo di banche dati quali PubMed e Google Scholar. Le stringhe di ricerca impiegate sono Medical Subject Heading (MeSH) e Key Words. RISULTATI: Dagli studi analizzati emerge che nei pazienti con diagnosi di disturbo bipolare risulta efficace il trattamento della psicoeducazione associato ad una terapia farmacologica, anche se spesso oltre alla psicoeducazione, che sia di gruppo o individuale con o senza la presenza di un familiare o caregiver, vi è la presenza di un’ulteriore terapia non farmacologica, come la terapia cognitivo-comportamentale o la terapia psicosociale. La psicoeducazione, aumenta l’aderenza alla terapia farmacologica, la conoscenza e la consapevolezza di malattia, in particolare se trattasi di psicoeducazione di gruppo, inoltre riduce le recidive, le ospedalizzazioni e il tempo di degenza ospedaliera. La psicoeducazione di gruppo si è dimostrata più efficace rispetto alla psicoeducazione svolta individualmente ed i risultati migliori si ottengono attraverso cicli di sedute contenuti in un arco temporale non troppo lungo. CONCLUSIONI: Dalla revisione della letteratura che segue si può concludere che nonostante la psicoeducazione sia un intervento che può svolgere qualsiasi professionista sanitario, in questo ambito l’infermiere non lavora singolarmente, ma sempre all’interno di un équipe, partecipando attivamente al piano individualizzato steso appositamente per il paziente, in modo tale da poter migliorare la sua qualità di vita, aumentare la conoscenza della terapia farmacologica e dei suoi effetti collaterali, facilitando così l’aderenza alla terapia stessa. Nei pazienti che seguono un percorso di psicoeducazione di gruppo è dimostrata una diminuzione del tasso di recidiva di episodi maniacali e depressivi, una riduzione dell’ospedalizzazione nell’arco della vita; quindi, benché la psicoeducazione non elimini totalmente le ricadute, ne diminuisce il numero e ne aumenta l’intervallo temporale tra un episodio patologico e l’altro.

L'efficacia della psicoeducazione nel disturbo bipolare

STEFANUTO, ILARIA
2023/2024

Abstract

PROBLEMA: I disturbi dell'umore sono condizioni mentali caratterizzate da alterazioni timiche che possono manifestarsi con una eccessiva tristezza (depressione), un’eccessiva espansività ed eccitazione (mania) oppure con entrambe le sintomatologie; tra una fase maniacale e una fase depressiva vi è la presenza di uno stato di equilibrio, anche noto come fase di eutimia. I fattori di rischio principali per lo sviluppo del disturbo bipolare sono elevati tra persone che presentano già diagnosi di un altro disturbo psichico come la depressione, i disturbi d'ansia e i disturbi da uso di sostanze. SCOPO: L’obiettivo è di indagare e descrivere quali sono gli interventi e le tecniche relazionali considerati più efficaci nell’assistenza dei pazienti con disturbo bipolare durante le diverse fasi della malattia per ridurre le ospedalizzazioni e le riacutizzazioni successive, con un’attenzione specifica al ruolo degli infermieri nella prevenzione delle ricadute e nell’adesione ai trattamenti. Gli interventi di psicoeducazione, svolgono un ruolo essenziale nel promuovere la riabilitazione sociale e il miglioramento del trattamento farmacologico. CAMPIONE: Sono state prese in considerazione persone di età superiore e uguale ai 18 anni affette da disturbo bipolare di tipo 1 e di tipo 2. Il setting preso in considerazione è quello dei Centri di Salute Mentale (CSM) e dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC). MATERIALE E METODI: La ricerca di evidenze scientifiche è avvenuta attraverso l’utilizzo di banche dati quali PubMed e Google Scholar. Le stringhe di ricerca impiegate sono Medical Subject Heading (MeSH) e Key Words. RISULTATI: Dagli studi analizzati emerge che nei pazienti con diagnosi di disturbo bipolare risulta efficace il trattamento della psicoeducazione associato ad una terapia farmacologica, anche se spesso oltre alla psicoeducazione, che sia di gruppo o individuale con o senza la presenza di un familiare o caregiver, vi è la presenza di un’ulteriore terapia non farmacologica, come la terapia cognitivo-comportamentale o la terapia psicosociale. La psicoeducazione, aumenta l’aderenza alla terapia farmacologica, la conoscenza e la consapevolezza di malattia, in particolare se trattasi di psicoeducazione di gruppo, inoltre riduce le recidive, le ospedalizzazioni e il tempo di degenza ospedaliera. La psicoeducazione di gruppo si è dimostrata più efficace rispetto alla psicoeducazione svolta individualmente ed i risultati migliori si ottengono attraverso cicli di sedute contenuti in un arco temporale non troppo lungo. CONCLUSIONI: Dalla revisione della letteratura che segue si può concludere che nonostante la psicoeducazione sia un intervento che può svolgere qualsiasi professionista sanitario, in questo ambito l’infermiere non lavora singolarmente, ma sempre all’interno di un équipe, partecipando attivamente al piano individualizzato steso appositamente per il paziente, in modo tale da poter migliorare la sua qualità di vita, aumentare la conoscenza della terapia farmacologica e dei suoi effetti collaterali, facilitando così l’aderenza alla terapia stessa. Nei pazienti che seguono un percorso di psicoeducazione di gruppo è dimostrata una diminuzione del tasso di recidiva di episodi maniacali e depressivi, una riduzione dell’ospedalizzazione nell’arco della vita; quindi, benché la psicoeducazione non elimini totalmente le ricadute, ne diminuisce il numero e ne aumenta l’intervallo temporale tra un episodio patologico e l’altro.
2023
The effectiveness of psychoeducation in bipolar disorder
bipolar disorder
psychoeducation
psychiatric nurse
individual therapy
group therapy
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/76101