Il trattamento riservato ai pazienti affetti da gravi ostruzioni nei vasi di piccolo calibro può consistere nell’impianto di innesti vascolari. In questi casi, il gold standard è rappresentato dalla vena safena autologa, che tuttavia è caratterizzata da scarsa disponibilità, da alti tassi di fallimento e da una bassa qualità. In alternativa, la prassi chirurgica prevede l’utilizzo di innesti vascolari polimerici - naturali o sintetici - che tuttavia non si sono dimostrati del tutto adeguati. In particolar modo, si è riscontrato che gli innesti realizzati con polimeri naturali non sono capaci di supportare le condizioni fisiologiche; per quanto riguarda l’utilizzo di polimeri sintetici, invece, essi possono causare nel paziente rischio di trombosi e iperplasia intimale. Per fare fronte alle suddette problematiche, è stata proposta l’applicazione della matrice extracellulare (ECM) nella produzione degli innesti vascolari: essa, infatti, oltre a fornire supporto fisico, è caratterizzata dalla capacità di inviare segnali biochimici alle cellule responsabili della loro adesione, proliferazione e differenziazione. In questa tesi si approfondirà il ruolo che l’ECM ricopre nel trattamento di alcune malattie vascolari. Dopo aver delineato il contesto di questo lavoro, con alcuni cenni alla anatomia e fisiologia dei vasi sanguigni, si volgerà l’attenzione verso le protesi vascolari e i diversi tipi di materiali utilizzati nella loro attuale produzione. Si presenteranno prima i materiali polimerici, descrivendone le criticità, per poi passare all’introduzione della matrice extracellulare. In questo lavoro verrà trattata l’ECM decellularizzata, descrivendo i processi di decellularizzazione e le possibili applicazioni nell’ingegneria tessutale. Verranno inoltre forniti alcuni esempi di test su modello animale.
Matrice extracellulare per la realizzazione di innesti vascolari di piccolo calibro
BARACCHINI, SARA
2023/2024
Abstract
Il trattamento riservato ai pazienti affetti da gravi ostruzioni nei vasi di piccolo calibro può consistere nell’impianto di innesti vascolari. In questi casi, il gold standard è rappresentato dalla vena safena autologa, che tuttavia è caratterizzata da scarsa disponibilità, da alti tassi di fallimento e da una bassa qualità. In alternativa, la prassi chirurgica prevede l’utilizzo di innesti vascolari polimerici - naturali o sintetici - che tuttavia non si sono dimostrati del tutto adeguati. In particolar modo, si è riscontrato che gli innesti realizzati con polimeri naturali non sono capaci di supportare le condizioni fisiologiche; per quanto riguarda l’utilizzo di polimeri sintetici, invece, essi possono causare nel paziente rischio di trombosi e iperplasia intimale. Per fare fronte alle suddette problematiche, è stata proposta l’applicazione della matrice extracellulare (ECM) nella produzione degli innesti vascolari: essa, infatti, oltre a fornire supporto fisico, è caratterizzata dalla capacità di inviare segnali biochimici alle cellule responsabili della loro adesione, proliferazione e differenziazione. In questa tesi si approfondirà il ruolo che l’ECM ricopre nel trattamento di alcune malattie vascolari. Dopo aver delineato il contesto di questo lavoro, con alcuni cenni alla anatomia e fisiologia dei vasi sanguigni, si volgerà l’attenzione verso le protesi vascolari e i diversi tipi di materiali utilizzati nella loro attuale produzione. Si presenteranno prima i materiali polimerici, descrivendone le criticità, per poi passare all’introduzione della matrice extracellulare. In questo lavoro verrà trattata l’ECM decellularizzata, descrivendo i processi di decellularizzazione e le possibili applicazioni nell’ingegneria tessutale. Verranno inoltre forniti alcuni esempi di test su modello animale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/76829