Il termine cardiomiopatie indica un gruppo di patologie che colpiscono il muscolo cardiaco causando una ridotta capacità contrattile, interferendo così con la sua funzione di pompa. Lo scopo di questa tesi è quello di analizzare la relazione tra cardiomiopatie ed esercizio fisico, valutando sia i benefici che eventuali rischi che esso può comportare. L’ipertrofia cardiomiopatica (HCM) comporta spesso una ridotta capacità di svolgimento dell‘esercizio fisico nei pazienti affetti ed è la principale causa di morte improvvisa tra i giovani atleti agonisti. Uno studio tra quelli considerati in questo elaborato ha esaminato l’impatto dell’attività fisica in portatori di varianti genetiche associate alla HCM durante l’infanzia e l’adolescenza. Analizzando lo storico dell’allenamento sostenuto dai 187 partecipanti allo studio prima dei 20 anni ed i successivi esami ecocardiografici è stata valutata la relazione tra l’allenamento fisico ed i parametri diastolici del ventricolo sinistro. I risultati ottenuti mostrano come l‘attività fisica svolta durante la giovinezza apporti benefici futuri. Un secondo studio ha analizzato il rapporto tra la gittata cardiaca, il consumo di ossigeno e la riserva del volume sistolico in pazienti affetti da HCM confrontandoli con individui sani e con soggetti affetti da ipertrofia ventricolare sinistra ma senza HCM. I risultati rivelano una minore gittata cardiaca nei pazienti con HCM, principalmente a causa di una riserva sistolica ridotta. Nonostante questa limitazione, molti pazienti con HCM hanno potuto compensare attraverso adattamenti a livello periferico in maniera tale da svolgere livelli di esercizio paragonabili a soggetti sani aumentando la probabilità di sopravvivenza. In un terzo studio è stata esaminata l'associazione tra attività fisica, misurata con accelerometri, e tachicardie ventricolari non sostenute a rapida frequenza (RR-NSVT) in pazienti con cardiomiopatia aritmogena (AC). Non è stata riscontrata un'associazione significativa tra l'attività fisica e l'insorgenza di tachicardie ventricolari, suggerendo quindi che l'attività fisica quotidiana non aumenti il rischio di aritmie rapide in questi pazienti. Tuttavia, un quarto studio effettuato su pazienti con cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro (ARVC) ha evidenziato come lo sport competitivo comporti un rischio raddoppiato di tachiaritmie ventricolari e morte rispetto allo sport ricreativo o all'inattività. Lo sport ricreativo non si è rivelato più rischioso rispetto all'inattività, a suggerire come un‘attività fisica moderata sia sicura in questi pazienti, se adeguatamente monitorata. In un quinto studio sono stati presi in esame 20 pazienti con età media di 62 anni con HCM sintomatica e limitazioni significative nelle attività quotidiane, sottoposti ad un programma di esercizio di riabilitazione cardiaca supervisionato. I risultati dello studio hanno dimostrato miglioramenti nello stato di salute dei pazienti. Per concludere, l’esercizio fisico in pazienti con HCM e AC non previene o riduce i sintomi associati alla cardiomiopatia, ma può apportare notevoli miglioramenti funzionali attraverso lo svolgimento di un programma di allenamento adeguatamente supervisionato.

Cardiomiopatie e sport: rischi e benefici dell'esercizio fisico

TOLOT, MATTEO
2023/2024

Abstract

Il termine cardiomiopatie indica un gruppo di patologie che colpiscono il muscolo cardiaco causando una ridotta capacità contrattile, interferendo così con la sua funzione di pompa. Lo scopo di questa tesi è quello di analizzare la relazione tra cardiomiopatie ed esercizio fisico, valutando sia i benefici che eventuali rischi che esso può comportare. L’ipertrofia cardiomiopatica (HCM) comporta spesso una ridotta capacità di svolgimento dell‘esercizio fisico nei pazienti affetti ed è la principale causa di morte improvvisa tra i giovani atleti agonisti. Uno studio tra quelli considerati in questo elaborato ha esaminato l’impatto dell’attività fisica in portatori di varianti genetiche associate alla HCM durante l’infanzia e l’adolescenza. Analizzando lo storico dell’allenamento sostenuto dai 187 partecipanti allo studio prima dei 20 anni ed i successivi esami ecocardiografici è stata valutata la relazione tra l’allenamento fisico ed i parametri diastolici del ventricolo sinistro. I risultati ottenuti mostrano come l‘attività fisica svolta durante la giovinezza apporti benefici futuri. Un secondo studio ha analizzato il rapporto tra la gittata cardiaca, il consumo di ossigeno e la riserva del volume sistolico in pazienti affetti da HCM confrontandoli con individui sani e con soggetti affetti da ipertrofia ventricolare sinistra ma senza HCM. I risultati rivelano una minore gittata cardiaca nei pazienti con HCM, principalmente a causa di una riserva sistolica ridotta. Nonostante questa limitazione, molti pazienti con HCM hanno potuto compensare attraverso adattamenti a livello periferico in maniera tale da svolgere livelli di esercizio paragonabili a soggetti sani aumentando la probabilità di sopravvivenza. In un terzo studio è stata esaminata l'associazione tra attività fisica, misurata con accelerometri, e tachicardie ventricolari non sostenute a rapida frequenza (RR-NSVT) in pazienti con cardiomiopatia aritmogena (AC). Non è stata riscontrata un'associazione significativa tra l'attività fisica e l'insorgenza di tachicardie ventricolari, suggerendo quindi che l'attività fisica quotidiana non aumenti il rischio di aritmie rapide in questi pazienti. Tuttavia, un quarto studio effettuato su pazienti con cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro (ARVC) ha evidenziato come lo sport competitivo comporti un rischio raddoppiato di tachiaritmie ventricolari e morte rispetto allo sport ricreativo o all'inattività. Lo sport ricreativo non si è rivelato più rischioso rispetto all'inattività, a suggerire come un‘attività fisica moderata sia sicura in questi pazienti, se adeguatamente monitorata. In un quinto studio sono stati presi in esame 20 pazienti con età media di 62 anni con HCM sintomatica e limitazioni significative nelle attività quotidiane, sottoposti ad un programma di esercizio di riabilitazione cardiaca supervisionato. I risultati dello studio hanno dimostrato miglioramenti nello stato di salute dei pazienti. Per concludere, l’esercizio fisico in pazienti con HCM e AC non previene o riduce i sintomi associati alla cardiomiopatia, ma può apportare notevoli miglioramenti funzionali attraverso lo svolgimento di un programma di allenamento adeguatamente supervisionato.
2023
Cardiomyopathies and Sports: Risks and Benefits of Physical Exercise
Cardiomiopatie
esercizio fisico
allenamento
aritmie
salute
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Tolot_Matteo.pdf.pdf

accesso riservato

Dimensione 340.2 kB
Formato Adobe PDF
340.2 kB Adobe PDF

The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/76880