Problema e background: In Italia le patologie cronico degenerative come cancro, diabete, malattie cardiovascolari e respiratorie sono in costante aumento a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, del miglioramento delle condizioni socioeconomiche, igienico-sanitarie e della costante introduzione di nuovi trattamenti terapeutici che incidono positivamente sulla sopravvivenza. Rispettivamente secondo i dati ISTAT, sono più di 7 milioni (pari a circa il 15% della popolazione) i soggetti che si prendono cura di un parente o di un amico che necessita assistenza a causa della malattia, ovvero gli italiani impegnati nel caregiving informale. In particolare, rientrano in questa categoria anche i familiari che prestano assistenza al malato oncologico in fase avanzata e/o terminale, attività che li mette a dura prova sia dal lato fisico che emotivo ripercuotendosi in modo negativo sulla qualità di vita visto l’alto livello di fragilità e complessità clinica di tali pazienti. In letteratura emerge come queste figure spesso sviluppino conseguenze negative per la propria salute a causa del peso dell’assistenza che forniscono gravante in modo diretto sulle loro spalle. Obiettivo: Individuare in letteratura l’esistenza di interventi di comprovata efficacia proposti dall’equipe sanitarie atti a supportare il caregiver informale durante l’assistenza al malato oncologico terminale o con malattia avanzata al fine di migliorarne la qualità di vita. Risultati: emerge come i caregiver informali evidenziano una carenza di formazione e di come quest’ultima contribuisca abbassando la qualità di vita percepita. Nello specifico gli interventi esaminati in letteratura volti ad attenuare questo problema si dividono in tre tipi: supporto psico-sociale, educativo e psico-educativo, l’erogazione di tali interventi ha avuto effetti positivi sui caregiver segnalando che depressione, ansia e carico di lavoro erano diminuiti riducendo l’uso di coping evitante (ad esempio, negazione) e aumentando la loro qualità di vita, l’autonomia nel fornire assistenza e l’autoefficacia. Conclusioni: Risulta importante sostenere, supportare ed educare i caregiver informali, attraverso programmi personalizzati per tutelare la loro qualità di vita, gli interventi erogati si dimostrano di fattibile realizzazione ed efficaci a tale scopo. L'infermiere, a sua volta, avrebbe bisogno di ricevere una formazione più specifica, sostenuto dal sistema, per poter adempiere al meglio al suo ruolo educativo e di supporto appoggiandosi ad equipe multidisciplinari quando necessario.
IL CAREGIVER DEL MALATO ONCOLOGICO TERMINALE, UNA FIGURA FONDAMENTALE CHE VA PRESERVATA. "Prendersi cura del caregiver familiare durante il processo di assistenza al malato terminale: revisione della letteratura"
BERTOLO, MICHAEL
2023/2024
Abstract
Problema e background: In Italia le patologie cronico degenerative come cancro, diabete, malattie cardiovascolari e respiratorie sono in costante aumento a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, del miglioramento delle condizioni socioeconomiche, igienico-sanitarie e della costante introduzione di nuovi trattamenti terapeutici che incidono positivamente sulla sopravvivenza. Rispettivamente secondo i dati ISTAT, sono più di 7 milioni (pari a circa il 15% della popolazione) i soggetti che si prendono cura di un parente o di un amico che necessita assistenza a causa della malattia, ovvero gli italiani impegnati nel caregiving informale. In particolare, rientrano in questa categoria anche i familiari che prestano assistenza al malato oncologico in fase avanzata e/o terminale, attività che li mette a dura prova sia dal lato fisico che emotivo ripercuotendosi in modo negativo sulla qualità di vita visto l’alto livello di fragilità e complessità clinica di tali pazienti. In letteratura emerge come queste figure spesso sviluppino conseguenze negative per la propria salute a causa del peso dell’assistenza che forniscono gravante in modo diretto sulle loro spalle. Obiettivo: Individuare in letteratura l’esistenza di interventi di comprovata efficacia proposti dall’equipe sanitarie atti a supportare il caregiver informale durante l’assistenza al malato oncologico terminale o con malattia avanzata al fine di migliorarne la qualità di vita. Risultati: emerge come i caregiver informali evidenziano una carenza di formazione e di come quest’ultima contribuisca abbassando la qualità di vita percepita. Nello specifico gli interventi esaminati in letteratura volti ad attenuare questo problema si dividono in tre tipi: supporto psico-sociale, educativo e psico-educativo, l’erogazione di tali interventi ha avuto effetti positivi sui caregiver segnalando che depressione, ansia e carico di lavoro erano diminuiti riducendo l’uso di coping evitante (ad esempio, negazione) e aumentando la loro qualità di vita, l’autonomia nel fornire assistenza e l’autoefficacia. Conclusioni: Risulta importante sostenere, supportare ed educare i caregiver informali, attraverso programmi personalizzati per tutelare la loro qualità di vita, gli interventi erogati si dimostrano di fattibile realizzazione ed efficaci a tale scopo. L'infermiere, a sua volta, avrebbe bisogno di ricevere una formazione più specifica, sostenuto dal sistema, per poter adempiere al meglio al suo ruolo educativo e di supporto appoggiandosi ad equipe multidisciplinari quando necessario.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/77045