Le sanzioni internazionali dell'Unione Europea alla Russia: come la complementarietà fra gli interessi degli attori transnationali profit dello stato sanzionante e gli interessi dello stato sanzionato mitiga l'impatto delle sanzioni

The analysis is focused on the case of the European Union sanctions on Russia issued by the annexation of Crimea in 2014. The first chapter deals with the theoretical framework of the sanctions from a perspective where the rationality of the actors is assumed. In particular, the focus is on the effect of international sanctions on the distribution of producer and consumer welfare both in the sanctioning and sanctioned states. This theoretical approach has consequently the emergence of pressure groups within the sanctioning state around the policy of international sanctions and within the sanctioned state around the policy in violation of international law. Therefore, a complementarity is assumed between the interests of some European businesses in continuing to trade with Russia and on the other hand an interest in maintaining commercial relations is deduced. The second chapter deals with the impact of sanctions within Russia, in particular a vulnerability is highlighted regarding the block on financial ties and sanctions on oil. Ultimately, it emerges that within Russia, due to pressure from the Moscow government, it is difficult for dissent to form inside wealthier groups (the oligarchs), while the population does not seem to feel the impact of cuts to commercial ties. This last issue is partly caused also by the evasion of sanctions, that's why the third chapter is an analysis of the behavior of the businesses of the member states of the European Union. It is clear that their logic of opposition to sanctions on one hand facilitates the negotiation process in the European Council, while on the other hand the data on trade with the countries of the Eurasian Economic Union shows that these businesses are complicit in the evasion of international sanctions.

L’analisi è focalizzata sul caso delle sanzioni dell’Unione Europea alla Russia emanate dall’annessione della Crimea nel 2014. Il primo capitolo tratta il funzionamento teorico delle sanzioni in un’ottica ove si assume la razionalità degli attori. In particolare, il focus è sull’effetto delle sanzioni internazionali sulla ripartizione dei welfare del produttore e del consumatore sia nello stato sanzionante che in quello sanzionato. Questa impostazione teorica ha come conseguenza il sorgere di gruppi di pressione interni allo stato sanzionante attorno alla politica di sanzioni internazionali e all’interno dello stato sanzionato attorno alla politica in violazione del diritto internazionale. Quindi si assume una complementarità fra gli interessi di alcuni business europei nel continuare a commerciare con la Russia e d’altra parte si deduce un interesse nel mantenere le relazioni commerciali con essi. Nel secondo capitolo viene affrontato l’impatto delle sanzioni interno alla Russia, in particolare si evince una vulnerabilità riguardante il blocco ai legami finanziari e alle sanzioni sul petrolio. In Ultima istanza si evince che all’interno della Russia per via delle pressioni dall’alto del governo di Mosca è difficile che si formi del dissenso da parte dei gruppi più abbienti (gli oligarchi), mentre la popolazione sembra non sentire l’impatto dei tagli ai legami commerciali. Quest’ultima questione è causata parzialmente anche dall’elusione delle sanzioni, infatti nel terzo capitolo è affrontata l’analisi del comportamento dei business interni agli stati membri dell’Unione Europea. Si evince che la loro logica d’azione di opposizione alle sanzioni da una parte facilita il processo negoziale in Consiglio Europeo, mentre d’altra parte dai dati sul commercio con i paesi dell’Unione Economica Euroasiatica si evince che questi business sono complici nell’elusione delle sanzioni internazionali.