Introduzione. La disfagia pediatrica è una condizione clinica complessa che si manifesta con difficoltà nella deglutizione e può influenzare in modo significativo lo sviluppo e la qualità della vita dei bambini (Printza et al., 2020). Secondo l'American Speech-Language-Hearing Association (ASHA), la prevalenza complessiva dei disturbi alimentari e di deglutizione nei bambini varia tra il 2,7% e il 4,4%. Nonostante la rilevanza del problema, mancano linee guida internazionali standardizzate che possano fornire indicazioni precise su tempistiche e modalità di presa in carico dei pazienti con disfagia pediatrica, rendendo la gestione di questi bambini eterogenea, sia in ambito ospedaliero che territoriale. Scopo. L’obiettivo della presente tesi è quello di definire quali fattori clinici siano maggiormente correlati all’idoneità al trattamento logopedico dei pazienti di età pediatrica con disfagia, con il fine di orientare la decisione sull’invio al territorio in presenza di necessità di un intervento logopedico specifico per la funzione deglutitoria. Materiali e metodi. Il seguente studio ha previsto l’individuazione, tramite revisione della letteratura, di possibili criteri utili a definire l’idoneità ad una presa in carico logopedica, con il fine di migliorare la continuità assistenziale ospedale-territorio. É stata condotta un’indagine retrospettiva attraverso la consultazione delle cartelle cliniche dei pazienti disfagici di età pediatrica ricoverati presso l’Azienda Ospedale - Università di Padova tra gennaio 2021 e settembre 2024. Il campione è stato analizzato mettendo in relazione eziologia della patologia di base, età di insorgenza della disfagia, tipo di disfagia e modalità di alimentazione con il concetto di idoneità al trattamento logopedico. Risultati e discussione. Lo studio ha portato ad individuare un totale di 65 bambini con diagnosi di disfagia, di cui il 67,7% è stato ritenuto idoneo al trattamento e il 32,3% non idoneo. Dalla correlazione tra le variabili cliniche e il concetto di idoneità al trattamento è emerso che l’età di insorgenza della disfagia risulta essere il fattore meno rilevante alla definizione di idoneità, contrariamente agli altri tre fattori che appaiono maggiormente sensibili. In relazione all’eziologia di base si è osservato che i bambini con patologie ad eziologia neurologica costituiscono la maggioranza del gruppo dei non idonei. In merito al tipo di disfagia, è emerso che i bambini con disfagia orale sono i migliori candidati al trattamento logopedico, mentre quelli con disfagia orofaringea presentano caratteristiche che ne rendono più complessa la gestione. L’analisi della modalità di alimentazione ha permesso di osservare che i bambini con alimentazione orale, mista o enterale tramite SNG risultano prevalenti nel gruppo degli idonei, al contrario dei bambini con alimentazione tramite PEG. In merito alla presa in carico invece, è stato osservato che solo meno di un terzo dei bambini ritenuti idonei al trattamento ha avuto possibilità di accedere ai servizi territoriali per la riabilitazione della funzione deglutitoria. Conclusione. La ridotta numerosità e l'eterogeneità del campione rappresentano dei limiti significativi alla generalizzazione dei risultati ottenuti. È stato pertanto possibile formulare solo delle ipotesi che, considerando la carenza di letteratura sull’argomento, limita ulteriormente la possibilità di fornire evidenze a sostegno. Per tali ragioni si prevede per il futuro la realizzazione di uno studio più ampio che possa raccogliere dati su una popolazione significativa consentendo l’identificazione di criteri di idoneità al trattamento che facilitino la presa in carico riabilitativa, risultata essere eterogenea e irregolare, sollevando interrogativi sulla disponibilità dei servizi territoriali.
La continuità assistenziale ospedale-territorio nella disfagia pediatrica: analisi retrospettiva di un campione di pazienti seguiti presso l’Azienda Ospedale - Università di Padova
NASELLI, FLAVIO
2023/2024
Abstract
Introduzione. La disfagia pediatrica è una condizione clinica complessa che si manifesta con difficoltà nella deglutizione e può influenzare in modo significativo lo sviluppo e la qualità della vita dei bambini (Printza et al., 2020). Secondo l'American Speech-Language-Hearing Association (ASHA), la prevalenza complessiva dei disturbi alimentari e di deglutizione nei bambini varia tra il 2,7% e il 4,4%. Nonostante la rilevanza del problema, mancano linee guida internazionali standardizzate che possano fornire indicazioni precise su tempistiche e modalità di presa in carico dei pazienti con disfagia pediatrica, rendendo la gestione di questi bambini eterogenea, sia in ambito ospedaliero che territoriale. Scopo. L’obiettivo della presente tesi è quello di definire quali fattori clinici siano maggiormente correlati all’idoneità al trattamento logopedico dei pazienti di età pediatrica con disfagia, con il fine di orientare la decisione sull’invio al territorio in presenza di necessità di un intervento logopedico specifico per la funzione deglutitoria. Materiali e metodi. Il seguente studio ha previsto l’individuazione, tramite revisione della letteratura, di possibili criteri utili a definire l’idoneità ad una presa in carico logopedica, con il fine di migliorare la continuità assistenziale ospedale-territorio. É stata condotta un’indagine retrospettiva attraverso la consultazione delle cartelle cliniche dei pazienti disfagici di età pediatrica ricoverati presso l’Azienda Ospedale - Università di Padova tra gennaio 2021 e settembre 2024. Il campione è stato analizzato mettendo in relazione eziologia della patologia di base, età di insorgenza della disfagia, tipo di disfagia e modalità di alimentazione con il concetto di idoneità al trattamento logopedico. Risultati e discussione. Lo studio ha portato ad individuare un totale di 65 bambini con diagnosi di disfagia, di cui il 67,7% è stato ritenuto idoneo al trattamento e il 32,3% non idoneo. Dalla correlazione tra le variabili cliniche e il concetto di idoneità al trattamento è emerso che l’età di insorgenza della disfagia risulta essere il fattore meno rilevante alla definizione di idoneità, contrariamente agli altri tre fattori che appaiono maggiormente sensibili. In relazione all’eziologia di base si è osservato che i bambini con patologie ad eziologia neurologica costituiscono la maggioranza del gruppo dei non idonei. In merito al tipo di disfagia, è emerso che i bambini con disfagia orale sono i migliori candidati al trattamento logopedico, mentre quelli con disfagia orofaringea presentano caratteristiche che ne rendono più complessa la gestione. L’analisi della modalità di alimentazione ha permesso di osservare che i bambini con alimentazione orale, mista o enterale tramite SNG risultano prevalenti nel gruppo degli idonei, al contrario dei bambini con alimentazione tramite PEG. In merito alla presa in carico invece, è stato osservato che solo meno di un terzo dei bambini ritenuti idonei al trattamento ha avuto possibilità di accedere ai servizi territoriali per la riabilitazione della funzione deglutitoria. Conclusione. La ridotta numerosità e l'eterogeneità del campione rappresentano dei limiti significativi alla generalizzazione dei risultati ottenuti. È stato pertanto possibile formulare solo delle ipotesi che, considerando la carenza di letteratura sull’argomento, limita ulteriormente la possibilità di fornire evidenze a sostegno. Per tali ragioni si prevede per il futuro la realizzazione di uno studio più ampio che possa raccogliere dati su una popolazione significativa consentendo l’identificazione di criteri di idoneità al trattamento che facilitino la presa in carico riabilitativa, risultata essere eterogenea e irregolare, sollevando interrogativi sulla disponibilità dei servizi territoriali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/77727