La tesi ha per oggetto la presenza e la funzione del telefono in letteratura, con particolare riferimento alle opere di due tra i più grandi autori italiani novecenteschi, Alberto Moravia e di Dino Buzzati. Partendo da un’introduzione generale relativa alla rappresentazione degli oggetti nei testi letterari e al nuovo repertorio della corporeità funzionale, lo studio prosegue con un affondo sul telefono. Se ne analizzano l’impatto avuto sulla società e sull’ immaginario collettivo, l’irruzione in letteratura con Proust quale archetipo dell’attesa amorosa e, attraverso una sorta di excursus entro il panorama italiano lirico e narrativo, si propongono alcuni elogi e biasimi del medium. Successivamente, spostando il focus sugli anni della mutazione, lo studio approfondisce lo spazio letterario della chiamata e ciò che questa comporta, ovvero uno straniamento spaziale. Infine, sono presi in esame lo squillo come costante dei Sessanta racconti buzzatiani e la reificazione dell’uomo nei racconti moraviani presenti ne L’automa. Un’area più ampia, invece, è dedicata al ruolo narrativo del telefono in due opere degli anni Sessanta: La noia di Moravia e Un amore di Buzzati.
«Il telefono taceva» Lo spazio letterario della chiamata nell’opera di Moravia e di Buzzati
GALLI, GIORGIA
2023/2024
Abstract
La tesi ha per oggetto la presenza e la funzione del telefono in letteratura, con particolare riferimento alle opere di due tra i più grandi autori italiani novecenteschi, Alberto Moravia e di Dino Buzzati. Partendo da un’introduzione generale relativa alla rappresentazione degli oggetti nei testi letterari e al nuovo repertorio della corporeità funzionale, lo studio prosegue con un affondo sul telefono. Se ne analizzano l’impatto avuto sulla società e sull’ immaginario collettivo, l’irruzione in letteratura con Proust quale archetipo dell’attesa amorosa e, attraverso una sorta di excursus entro il panorama italiano lirico e narrativo, si propongono alcuni elogi e biasimi del medium. Successivamente, spostando il focus sugli anni della mutazione, lo studio approfondisce lo spazio letterario della chiamata e ciò che questa comporta, ovvero uno straniamento spaziale. Infine, sono presi in esame lo squillo come costante dei Sessanta racconti buzzatiani e la reificazione dell’uomo nei racconti moraviani presenti ne L’automa. Un’area più ampia, invece, è dedicata al ruolo narrativo del telefono in due opere degli anni Sessanta: La noia di Moravia e Un amore di Buzzati.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/78816