Jorge Luis Borges (Buenos Aires1899 - Ginevra 1986) imparò la lingua italiana in tram, leggendo Dante, lungo la strada percorsa per raggiungere la biblioteca presso la quale fu impiegato per nove anni. La Divina Commedia lo affascinò incredibilmente per la capacità di cogliere e di scolpire, in poche immagini e spesso addirittura in singoli versi, il tratto essenziale di personaggi, fatti e luoghi che le terzine dell’Alighieri hanno saputo rendere eterni, sottraendoli all’oblio. Lo scrittore argentino ha imparato presto quella lezione e, a propria volta, l’ha applicata magistralmente. Anche i suoi scritti, per lo più racconti, si connotano sempre, infatti, per una sorvegliata, sapiente e calibratissima brevitas. Dedicò il terzo dei suoi nove saggi danteschi, “L’ultimo viaggio di Ulisse”, all’eroe greco che lo aveva ammaliato e al racconto enigmatico del suo viaggio. Nel presente lavoro, dopo aver ripercorso le tappe più significative dell’evoluzione del protagonista omerico dall’epica greca alla letteratura dei nostri giorni, ci si concentra sull’originalissima interpretazione che lo scrittore argentino diede all’Ulisse del ventiseiesimo Canto dell’Inferno e sui suoi sviluppi. Discostandosi dall’interpretazione maggioritaria dei commentatori, che avevano spesso distinto con forza il pio Dante dall’empio Ulisse, Borges superò l’apparente contrasto tra il viaggio oltremondano del teologo e devoto Dante, accompagnato e sorretto dalla fede salvifica, e il “folle volo” superbo, disobbediente e vietato del pagano Ulisse. Vi seppe leggere, tutt’al contrario, una profonda, umana identificazione tra Dante ed Ulisse e in ultima analisi, a ben vedere, forse anche tra Ulisse e sé stesso, sullo sfondo dell’intrigante, sotteso parallelismo fra viaggio e scrittura. Scorse pure inesplorate affinità tra la figura dell’Ulisse dantesco e quella del capitano Ahab, personaggio principale del Moby Dick di Melville. Queste sue ultime geniali intuizioni sembrano essere state colte, in particolare, da alcuni Grandi del teatro e della canzone contemporanea, la cui creatività rielabora e restituisce a nuova vita l’ardire dell’Ulisse dantesco e, con lui, la musicalità delle terzine del Poema che tanto avevano stregato Borges.
L'enigma dell'Ulisse dantesco in Jorge Luis Borges
VAROTTO, EUGENIO
2023/2024
Abstract
Jorge Luis Borges (Buenos Aires1899 - Ginevra 1986) imparò la lingua italiana in tram, leggendo Dante, lungo la strada percorsa per raggiungere la biblioteca presso la quale fu impiegato per nove anni. La Divina Commedia lo affascinò incredibilmente per la capacità di cogliere e di scolpire, in poche immagini e spesso addirittura in singoli versi, il tratto essenziale di personaggi, fatti e luoghi che le terzine dell’Alighieri hanno saputo rendere eterni, sottraendoli all’oblio. Lo scrittore argentino ha imparato presto quella lezione e, a propria volta, l’ha applicata magistralmente. Anche i suoi scritti, per lo più racconti, si connotano sempre, infatti, per una sorvegliata, sapiente e calibratissima brevitas. Dedicò il terzo dei suoi nove saggi danteschi, “L’ultimo viaggio di Ulisse”, all’eroe greco che lo aveva ammaliato e al racconto enigmatico del suo viaggio. Nel presente lavoro, dopo aver ripercorso le tappe più significative dell’evoluzione del protagonista omerico dall’epica greca alla letteratura dei nostri giorni, ci si concentra sull’originalissima interpretazione che lo scrittore argentino diede all’Ulisse del ventiseiesimo Canto dell’Inferno e sui suoi sviluppi. Discostandosi dall’interpretazione maggioritaria dei commentatori, che avevano spesso distinto con forza il pio Dante dall’empio Ulisse, Borges superò l’apparente contrasto tra il viaggio oltremondano del teologo e devoto Dante, accompagnato e sorretto dalla fede salvifica, e il “folle volo” superbo, disobbediente e vietato del pagano Ulisse. Vi seppe leggere, tutt’al contrario, una profonda, umana identificazione tra Dante ed Ulisse e in ultima analisi, a ben vedere, forse anche tra Ulisse e sé stesso, sullo sfondo dell’intrigante, sotteso parallelismo fra viaggio e scrittura. Scorse pure inesplorate affinità tra la figura dell’Ulisse dantesco e quella del capitano Ahab, personaggio principale del Moby Dick di Melville. Queste sue ultime geniali intuizioni sembrano essere state colte, in particolare, da alcuni Grandi del teatro e della canzone contemporanea, la cui creatività rielabora e restituisce a nuova vita l’ardire dell’Ulisse dantesco e, con lui, la musicalità delle terzine del Poema che tanto avevano stregato Borges.File | Dimensione | Formato | |
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