Con il presente lavoro di tesi si intende ricostruire un quadro storico-concettuale intorno al tema della libertà, focalizzando l’attenzione sul pensiero di Immanuel Kant e sull’analisi critica proposta a riguardo da Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Per contestualizzare la riflessione kantiana sul tema della libertà, bisogna sottolineare come il Settecento possa essere considerato uno dei secoli più significativi per l’attualizzazione di importanti cambiamenti, soprattutto politici-sociali, che influenzeranno il corso della storia. Anche ricordato come il “Secolo dei Lumi”, il XVIII secolo vide come protagonisti importanti scienziati, ricercatori e filosofi che, provenienti da diversi ambiti del sapere, influenzeranno vicendevolmente il proprio pensiero. Attingendo alla lettura delle opere di Kant, si può evincere una maturazione intellettuale suggerita proprio da questo flusso interculturale che andrà a sorreggere il grande criticismo kantiano. Partendo dalla Critica della ragion pura (1781), Kant si dedicherà all’ambito gnoseologico descrivendo il mondo della natura secondo una concezione meccanicistica e affidandosi così alla scienza newtoniana. Concezione del tutto diversa si evince, invece, nella Critica della ragion pratica (1788) dove si afferma la realtà della libertà, escludendo così che il mondo sia regolato solo dalle leggi della natura. In sintesi, se nella Critica della ragion pura Kant aveva rivoluzionato il rapporto soggetto-oggetto nell’ambito della conoscenza, nella Critica della ragion pratica l’essere umano viene descritto non solo come essere fenomenico, ma anche noumenico e autonomo. Questa particolarità antropologica consente all’essere umano di aspirare a una libertà positiva, cogliendo la legge morale mediante l’uso pratico della ragione, anche se sotto forma di un imperativo categorico. Quest’ultimo si presenta come necessario, universale e incondizionato. È proprio partendo dalla pretesa di universalità della legge morale che Hegel, all’interno della sua opera Lineamenti di filosofia del diritto (1830), accusa l’etica kantiana di rigorismo e formalismo. Su questa base critica Hegel riconosce che, affinché si possa parlare di libertà, la volontà non si riflette solamente in sé (nella forma) ma anche per sé (nel contenuto), affinché il fine soggettivo si possa riscontrare nella realtà oggettiva.
Il contributo kantiano al tema della libertà e il dissenso hegeliano
STUTO, ALESSANDRA
2023/2024
Abstract
Con il presente lavoro di tesi si intende ricostruire un quadro storico-concettuale intorno al tema della libertà, focalizzando l’attenzione sul pensiero di Immanuel Kant e sull’analisi critica proposta a riguardo da Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Per contestualizzare la riflessione kantiana sul tema della libertà, bisogna sottolineare come il Settecento possa essere considerato uno dei secoli più significativi per l’attualizzazione di importanti cambiamenti, soprattutto politici-sociali, che influenzeranno il corso della storia. Anche ricordato come il “Secolo dei Lumi”, il XVIII secolo vide come protagonisti importanti scienziati, ricercatori e filosofi che, provenienti da diversi ambiti del sapere, influenzeranno vicendevolmente il proprio pensiero. Attingendo alla lettura delle opere di Kant, si può evincere una maturazione intellettuale suggerita proprio da questo flusso interculturale che andrà a sorreggere il grande criticismo kantiano. Partendo dalla Critica della ragion pura (1781), Kant si dedicherà all’ambito gnoseologico descrivendo il mondo della natura secondo una concezione meccanicistica e affidandosi così alla scienza newtoniana. Concezione del tutto diversa si evince, invece, nella Critica della ragion pratica (1788) dove si afferma la realtà della libertà, escludendo così che il mondo sia regolato solo dalle leggi della natura. In sintesi, se nella Critica della ragion pura Kant aveva rivoluzionato il rapporto soggetto-oggetto nell’ambito della conoscenza, nella Critica della ragion pratica l’essere umano viene descritto non solo come essere fenomenico, ma anche noumenico e autonomo. Questa particolarità antropologica consente all’essere umano di aspirare a una libertà positiva, cogliendo la legge morale mediante l’uso pratico della ragione, anche se sotto forma di un imperativo categorico. Quest’ultimo si presenta come necessario, universale e incondizionato. È proprio partendo dalla pretesa di universalità della legge morale che Hegel, all’interno della sua opera Lineamenti di filosofia del diritto (1830), accusa l’etica kantiana di rigorismo e formalismo. Su questa base critica Hegel riconosce che, affinché si possa parlare di libertà, la volontà non si riflette solamente in sé (nella forma) ma anche per sé (nel contenuto), affinché il fine soggettivo si possa riscontrare nella realtà oggettiva.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/79238